Non migliora la situazione in tutta l’Ue per quel che riguarda il prezzo delle materie prime ed in particolare a preoccupare è il prezzo del gas che ha ripreso a salire da questo lunedì dopo il lieve accenno a una discesa di qualche giorno prima.
Bruxelles deve correre ai ripari, questo è chiaro. Il rischio quanto mai imminente infatti è quello di compromettere la ripresa per la quale tanto si è spinto anche attraverso incentivi e bonus ove più ove meno in tutti i Paesi membri.
C’è molta apprensione non solo perché il prezzo del gas non accenna a ridursi, e per la prospettiva di ulteriori aumenti nei prossimi mesi, non solo per il fatto che il rincaro, quello più grosso, arriva proprio ora con l’inverno alle porte, ma anche perché le ‘vie di fuga’ escogitate fin qui si stanno rivelando dei vicoli ciechi.
Le trattative tra Mosca e Bruxelles
All’Unione Europea non restano molte alternative per risolvere il problema dell’impennata del prezzo del gas, e quella di trattare con la Russia per strappare condizioni migliori di quelle attuali è una di queste.
Bruxelles dovrà riuscire ad ottenere risultati per accaparrarsi forniture di gas dalla Russia con contratti auspicabilmente di lunga durata, ma in che modo verranno regolati gli approvvigionamenti nei prossimi mesi è ancora un’incognita.
Nel frattempo i rifornimenti di gas sono al di sotto delle aspettative, cosa che incide sul prezzo che rimane alto, e stando alle dichiarazioni che arrivano dal Cremlino ciò non dipende da una qualche presunta strategia di Mosca.
Dall’Unione Europea però ricordano che la Norvegia ha fatto sapere di essere disponibile ad aumentare le forniture, iniziativa che invece la Russia non ha preso. E questo non fa che incrementare i timori di una trattativa tutt’altro che in discesa, ma d’altra parte Bruxelles non ha esitato ad introdurre sanzioni contro il potenziale fornitore di gas, e ora pretendere di essere trattati coi guanti di velluto è quanto meno fuori luogo.
Il calo del prezzo del gas che avevamo visto la settimana scorsa dipendeva, almeno in parte, dalle voci su un possibile accordo per maggiori forniture di gas dalla Russia, ma poi già da lunedì i prezzi sono tornati a salire man mano che si rendeva evidente quanto la strada da percorrere in tal senso sia ancora lunga.
Prezzo del gas ancora in crescita, quali opzioni per attutire l’impatto
Il prezzo del gas di novembre dell’hub olandese TTF ha subito un incremento di 7.70 euro, fino a 91.50 euro per MWh, mentre il contratto con consegna a dicembre ha subito un incremento di 8,20 euro fino a 92 euro/MWh.
Non aiuta certo il fatto che l’autunno si stia preannunciando più fresco della media e che le previsioni per l’inverno siano coerenti con questa prospettiva di temperature poco clementi.
Gli analisti di Engie EnergyScan hanno spiegato che i prezzi del carbone in Asia sono saliti e che questo potrebbe portare ad un maggior acquisto di carbone e gas da parte dei produttori di energia elettrica, cosa che a sua volta potrebbe spingere verso l’alto il prezzo del gas europeo in un circolo vizioso dagli sviluppi ben poco entusiasmanti.
La situazione impone di correre ai ripari, ed è l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell a sottolineare l’importanza per i Paesi membri di accedere ai rifornimenti di gas della Russia. La sua visita di febbraio a Mosca però non fu esattamente un successo per la diplomazia e le parole di Borrell vengono in questi giorni rilanciate dalla Tass, agenzia di stampa russa.
Aver snobbato l’amicizia con la Russia spinti dal servilismo nei confronti dell’alleato americano è una scelta che sta presentando il conto. Il problema del caro gas dovrà essere risolto in un modo o nell’altro, e la strada del dialogo con la Russia deve necessariamente essere percorsa, ma potrebbe essere lunga e non è detto che conduca dove si spera.
Nel frattempo urgono rimedi almeno temporanei per non rischiare di compromettere la ripresa economica che già fatica ad arrivare. Il commissario Ue al mercato interno, Thierry Breton, ha assicurato che l’Ue “incoraggerà gli Stati membri ad abbassare le tasse sull’energia”.
Nel corso di una intervista rilasciata ad una radio francese Breton ha anche anticipato qualcosa circa i progetti per ridurre l’impatto dei rincari sull’energia. “Ad ogni Stato sarà data la possibilità di abbassare le tasse sull’energia come l’Iva, per redistribuire a favore dei più svantaggiati” ha spiegato il commissario.
Non va in porto infatti, almeno per ora, nemmeno il piano per la realizzazione di centri di stoccaggio condivisi a livello comunitario. Un progetto che alcuni Stati membri, ben pochi in realtà, speravano fortemente di poter realizzare, mentre altri, i cosiddetti Paesi “frugali” principalmente, non credono nella necessità di andare in questa direzione.
I governi di questi Paesi infatti ritengono infatti che le cause alla base del rialzo dei prezzi del gas siano del tutto transitorie, e per questa ragione non occorre mettere in campo contromisure di questo tipo, ma conviene invece attendere per un naturale assestamento del mercato.
La Commissione europea comunque è pronta a garantire tutto il suo impegno per seguire la strada degli stock comuni, con adesioni da parte dei Paesi membri su base volontaria. Tra quelli che si sono già detti favorevoli troviamo ad esempio la Repubblica Ceca, la Francia e la Spagna.
Di soluzioni per il breve periodo però sembrano essercene ben poche, e non dimentichiamo che in realtà anche nella stessa Commissione Ue c’è chi ritiene che il mercato tutto sommato funzioni bene e che non occorra intervenire con correttivi sostanziali.
Borrell, come molti altri d’altronde, è però di tutt’altro avviso e spiega che “sarebbe ragionevole ripensare il modello attuale del sistema dei prezzi dell’elettricità” e che tuttavia “una modifica di questo tipo ha bisogno di tempo mentre la situazione attuale richiede decisioni più rapide”.
Il problema dei contratti per la fornitura di gas dalla Russia
Ed ecco che si torna inevitabilmente al problema dei rapporti con la Russia di Putin, e al motivo per cui il prezzo del servilismo nei confronti degli Stati Uniti rischia di costare molto caro ai cittadini dell’Unione Europea.
Inutile dire che ‘ce la siamo cercata’, ed è chiaro che la situazione attuale mette Mosca nelle condizioni di fare il bello e il cattivo tempo. Sull’Huffington Post leggiamo che “la disputa è tutta sulla durata dei contratti” ed è proprio così, perché come lo stesso Putin ha affermato qualche giorno fa “coloro che hanno accettato di concludere contratti a lungo termine con noi in Europa ora possono esserne contenti”.
Il prezzo del gas sul mercato russo infatti, nei contratti a lungo termine, è legato al prezzo del petrolio, che è lievemente più basso.
E a quanto pare noi eravamo troppo impegnati ad imporre sanzioni per sottoscrivere contratti di questo tipo con la Russia, motivo per cui non saremo affatto avvantaggiati nel ricevere, ammesso che accada, maggiori forniture di gas dal nostro vicino sul versante est.
Sul mercato europeo comunque il meccanismo è diverso da quello sopra esposto che riguarda appunto il mercato russo. In Europa si è deciso di slegare il prezzo del gas dal prezzo del petrolio, facendolo invece determinare dall’incontro della domanda e dell’offerta (prezzi hub).
Gazprom, la compagnia del gasdotto tanto osteggiato da Bruxelles, non ha mai modificato l’impianto del suo sistema di pricing ma ha introdotto degli ‘sconti’ per renderlo competitivo e meno esposto alle fluttuazioni del mercato del greggio. In questo modo gli sconti sono risultati spesso comunque convenienti, anche se meno rispetto ai prezzi hub.
Al fine di rendere il prezzo più flessibile, oltre ad intavolare dei negoziati con Gazprom e altre società che praticano prezzi legati al mercato del greggio sempre più corti, l’Ue ha deciso di svincolare il prezzo del gas dall’indicizzazione al petrolio.
E sarebbe stato proprio questo uno degli sbagli che Bruxelles ha compiuto negli ultimi anni, se non altro secondo il presidente Vladimir Putin, che ha ricordato come la carenza di gas che l’Europa sta sperimentando “è la somma di diversi fattori, comprese azioni affrettate” le quali hanno “portato ad uno squilibrio dei mercati energetici europei“.
“La Russia è un fornitore di gas affidabile per l’Asia e l’Europa e rispetta gli impegni in pieno” ha detto ancora il presidente russo “Gazprom non ha mai rifiutato di aumentare le forniture di gas all’Europa, se richiesto”. Ad essersi rivelata “errata” è invece “la politica dei contratti a breve termine” ha sottolineato Putin.
Visto l’attuale contesto di grave carenza di tutte le materie prime, la Russia ha tutto l’interesse attraverso la sua società statale Gazprom, di stipulare contratti di fornitura a lungo termine coi propri clienti.
In particolare con quei Paesi che hanno deciso di muoversi verso energie alternative accelerando la svolta green, cosa che dovrebbe portare ad una graduale riduzione delle risorse di energia fossile come il carbone e il petrolio soprattutto, ma anche del gas che viene considerato una commodity ‘ponte’ in quanto meno inquinante che dovrebbe pertanto condurre verso le rinnovabili agevolando questa transizione.
Mosca apre a Bruxelles, ma la transizione verde dovrà aspettare
A contribuire seppur in maniera marginale all’attuale situazione, i bassi livelli di stoccaggio dovuti anche ad un inverno più freddo del solito, e ad un’estate più calda e soprattutto meno ventosa con conseguenze negative per gli impianti eolici del Nord Europa. L’esplosione della domanda globale insomma si è verificata in un contesto di sostanziale fragilità, nel momento in cui insomma eravamo già esposti.
L’inverno alle porte tra l’altro non si prennuncia certamente mite, come confermano le stesse previsioni della Gazprom secondo le quali sarà “freddo e nevoso”.
E dalla compagnia russa fanno sapere che sarà venduto altro gas all’Europa sulla piattaforma di trading elettronico (ETP) di Gazprom Export nel corso di questa settimana con consegne previste per il terzo trimestre 2022. La società ha anche precisato che le vendite saranno realizzate sulla base di contratti a medio e lungo termine.
Vladimir Chizhov, rappresentante permanente della Russia all’Ue, in un’intervista rilasciata al Financial Times ha spiegato che probabilmente la Gazprom, che fornisce all’Europa il 35% del suo fabbisogno di gas, risponderà rapidamente alle istruzioni del presidente russo di adeguare la produzione.
Vladimir Putin “ha dato qualche consiglio a Gazprom, per essere più flessibile” ha spiegato Chizhov “e qualcosa mi fa pensare che Gazprom ascolterà”. Inoltre, stando a quanto afferma il rappresentante russo in Ue, il tutto dovrebbe avvenire in tempi brevi.
Ed è stato lo stesso Chizhov a sottolineare che i sospetti di un ruolo giocato dalla Russia nella crisi del gas in Europa, avanzati da alcuni eurodeputati, sono del tutto infondati, e che invece ad aver inciso è stata più che altro la decisione di Bruxelles di trattare Mosca come un “avversario”.
I sospetti che Mosca abbia giocato in qualche modo le sue carte e abbia intenzionalmente contribuito all’attuale situazione non sono stati tuttavia del tutto fugati. “La gente inizierà a guardarsi intorno, guardando di nuovo al gas e al carbone” ha detto ancora Chizhov “cosa che alcuni stanno già facendo”.
Queste parole, secondo alcuni, potrebbero significare che Mosca si aspetta un ritorno da parte dell’Ue proprio a quei combustibili dei quali in ottica Green dovrebbe fare a meno nel più breve tempo possibile. Mosca quindi potrebbe effettivamente auspicare un incremento delle esportazioni verso l’Europa anche negli anni a venire.
E d’altra parte i Paesi dell’Ue hanno bisogno di gas più che mai, anche perché lo stock viaggia su livelli inferiori alla media degli ultimi anni. A fine settembre 2021 negli impianti di stoccaggio Ue si contano circa 20,5 miliardi di metri cubi in meno rispetto a un anno fa, ed è la stessa Gazprom a riportare questo dato.
Russia e Ue dovranno sciogliere il nodo Nord Steam 2
Se l’Unione Europea avesse gestito in modo più saggio i rapporti diplomatici con la Russia di Putin la situazione attuale sarebbe sicuramente meno ingarbugliata. Chiedere ora a Mosca di aumentare la fornitura di gas dopo minacce e sanzioni da parte di Bruxelles non è che la dimostrazione tangibile che l’Europa non sa quello che fa.
Un aspetto che il presidente della Commissione del Consiglio della Federazione (camera alta del Parlamento) Aleksej Pushkov non ha potuto fare a meno di sottolineare. Pushkov ha infatti definito “cinica” la richiesta di aumentare le forniture di gas.
Pushkov ha quindi ricordato che l’Europa si trova in questa situazione anche per via di una politica energetica sbagliata, avendo scommesso troppo sulle energie rinnovabili.
Borrell intanto è sempre più convinto che la Russia vuole ottenere “l’apertura del Nord Steam 2” cioè quel gasdotto fortemente osteggiato dal governo degli Stati Uniti, e di riflesso anche dall’Ue, che dovrebbe portare il gas in Europa passando dalla Germania e soprattutto evitando di passare dall’Ucraina vista la situazione politica di aperto conflitto con il governo di Kiev dopo le ingerenze americane.
Gazprom nel frattempo ha iniziato a pompare gas nei tubi ma per l’entrata in funzione bisognerà aspettare il superamento di alcune questioni legali in Germania. Una volta superato questo step Mosca avrà la possibilità di diversificare le forniture e ricoprire un ruolo ancor più di primo piano nella fornitura di gas al Vecchio Continente.
Borrell a tal proposito ha evidenziato che è chiaro che la Russia “aprofitti di questa congiuntura per portare acqua al proprio mulino, è un atteggiamnto che fa parte del gioco della pressione politica”.
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