Potrebbero essere decisamente più incoraggianti i numeri della tanto attesa ripresa economica in Italia, ma per ora si tratta solo delle previsioni contenute nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza preparata dall’esecutivo di Mario Draghi.
Si parla già di un altro risultato senza precedenti raggiunto dal “governo dei migliori”, ma anche nel caso in cui dovesse essere alla fine realmente conseguito, i cambiamenti che indurrebbe nell’economia reale sarebbero comunque circoscritti.
Sin da quando il debito pubblico è schizzato nel giro di pochi mesi dal 135% circa ad oltre il 155%, si era parlato del ‘rimbalzo’ che ci sarebbe stato nel dopo emergenza. Tuttavia dopo il lockdown di inizio 2020 ci sono state ancora chiusure, limitazioni e restrizioni che non hanno permesso una vera e propria ripartenza, e le previsioni non erano delle migliori.
Nella Nadef debito pubblico verso il 154%
Le previsioni contenute nella Nadef indicano un debito pubblico in discesa di quasi due punti percentuale, un fatto senza precedenti che viene già annoverato tra i ‘miracoli’ di Draghi.
Nel 2020 a causa del lockdown e delle restrizioni imposte nell’ambito dell’emergenza Coronavirus, il debito pubblico italiano aveva raggiunto quota 155,8%, facendo un balzo di circa 20 punti percentuale.
Il PIL era crollato per via del blocco delle varie attività commerciali, con l’intero settore del turismo completamente fermo e la ristorazione in ginocchio. La spesa pubblica era alle stelle per via dei vari aiuti che il governo ha dovuto erogare per evitare un disastro sociale persino peggiore di quello cui abbiamo assistito, e anche le entrate fiscali, inevitabilmente, erano calate drasticamente.
Circa un anno dopo, ad aprile 2021, con il protrarsi a oltranza dello stato di emergenza e conseguenti restrizioni che impediscono a migliaia di imprese di lavorare a pieno regime e la conseguente ripresa dell’occupazione, le previsioni sull’andamento del debito pubblico erano tutt’altro che rosee.
Nel Documento di Economia e Finanza di aprile 2021 infatti si prospettava una ulteriore crescita del debito pubblico fino al 159,8%. Questa previsione tuttavia viene completamente ribaltata dalla Nadef, dove si legge che il debito scenderà invece che salire, e toccherà il 154% circa.
Crescita economica del 6% invece che del 4,5%
A rendere possibile una riduzione del debito pubblico contribuisce anche la crescita dell’economia che potrebbe rivelarsi al di sopra delle previsioni fatte in precedenza. Il ministero del Tesoro ritiene infatti possibile che la crescita non si fermi al +4,5% ma arrivi invece al +6%.
Anche il deficit dovrebbe essere molto più basso del previsto, e invece di quell’11,8% calcolato nel mese di aprile, i vertici dell’esecutivo il 28 settembre alla cabina di regia hanno indicato un 9,5%.
A crescere sono state anche le entrate fiscali, che rispetto alle previsioni si sono rivelate più consistenti, e grazie ai fondi europei del Recovery Fund, che per la quota di sussidi non incidono sull’indebitamento, l’Italia sembra avere effettivamente la possibilità di abbassare di quasi due punti percentuali il debito pubblico.
Ci sono altri fattori che avrebbero influito, a cominciare dal fatto che con le riaperture, seppur condizionate, concesse dall’esecutivo a partire dalla primavera la spesa per gli interventi emergenziali, a cominciare dagli aiuti a fondo perduto, si è ridotta. Infatti non sono stati neppure raggiunti i numeri che erano stati calcolati per il finanziamento dei due decreti Sostegni.
Non solo, su Il Sole 24 Ore fanno notare che “c’è stata anche la decisione finale di non dedicare una quota importante degli spazi di finanza pubblica aperti dalla crescita al decreto fiscale”.
Nella nuova manovra economica diverse proroghe
Nel Cdm di oggi, 29 settembre, nel presentare la Nadef arriva l’annuncio anche di una serie di proroghe tra le quali un mese in più per le domande retroattive dell’assegno unico, più tempo per le imprese che devono pagare l’Irap sospesa nel 2020 dove che i limiti Ue sugli aiuti di Stato erano stati superati.
Tra le questioni da affrontare anche quella della certificazione da parte dei Comuni delle firme digitali raccolte per il referendum sulla cannabis. Invece per quanto riguarda le misure più importanti sul piano dei conti pubblici ci sarà da attendere ancora.
Il governo guidato da Mario Draghi prevede di spalmare nei prossimi tre anni una quota dell’effetto-crescita, questo per lo meno è quanto illustrato nel documento presentato al Cdm di oggi. Parallelamente l’esecutivo si aspetta che il debito pubblico continui a scendere con un ritmo ancor più alto negli anni a venire, questo nel dichiarato intento di ridare credibilità internazionale ai conti pubblici italiani.
Stando alle previsioni contenute nella Legge di Bilancio la crescita stimata per il 2022 è del 4,2% e questa volta non sarà necessario ricorrere ad alcuno scostamento di bilancio. Per le misure che verranno introdotte con la manovra economica si farà affidamento su una base di 18 miliardi di euro pari a 1 punto di PIL, cosa che dovrebbe ripetersi anche nei due anni successivi.
Il governo Draghi verso la riforma del fisco
Ci sarebbe quindi un margine più ampio per lavorare alla riforma del fisco rispetto a quello su cui sarebbe stato possibile contare coi 3 miliardi di euro previsti dai tendenziali non aggiornati.
La manovra economica 2022 quindi proietta l’esecutivo verso la riforma fiscale tanto attesa, ma la delega fiscale sarà approvata dal Consiglio dei Ministri solo dopo la fine delle elezioni amministrative e in tutti i casi non verrà attuata prima del 2023.
Nella riforma dovrebbe essere inserito prima di tutto un consistente taglio del cuneo fiscale, dopodiché si dovrebbe andare verso il superamento del’Irap attraverso l’abolizione dell’imposta per i lavoratori autonomi esclusi dall’Ires.
Il nodo pensioni in manovra economica
Importanza centrale in ambito di previdenza sociale per la fine di Quota 100 che giunge a scadenza al 31 dicembre 2021. Il governo di Mario Draghi dovrà infatti trovare la quadra per offrire una soluzione alternativa per il pensionamento anticipato, e ci sarà anche da affrontare la riforma degli ammortizzatori sociali.
Non dovrebbero invece essere necessari ulteriori stanziamenti di risorse per l’entrata a regime dell’assegno universale unico. Inoltre, per la proroga per il 2023 del Superbonus 110%, il governo non dovrebbe avere nessun problema a rispettare l’impegno preso con la chiusura del Pnrr, e ci si aspetta quindi di trovare conferma di ciò nella stessa Nadef.
Sempre nella Nota di aggiornamento al Def dovrebbe esserci l’aggiornamento dell’elenco dei provvedimenti legati alla manovra economica 2022, uno dei quali dovrebbe essere il disegno di legge sul salario minimo che proprio in queste ultime settimane è tornato al centro del dibattito politico.
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