Era il 31 gennaio 2020 quando il governo Conte proclamò lo stato di emergenza per via della diffusione del Sars CoV-2. La durata dell’emergenza è stata di volta in volta prorogata, anche di pochi mesi per volta, fino ad arrivare oggi a ridosso dei due anni, e quindi a ridosso dell’ultima scadenza.
La proclamazione dello stato di emergenza permette all’esecutivo di ottenere in un certo qual modo dei ‘poteri speciali’, infatti consente di stabilire, dall’oggi al domani e senza passare dal Parlamento, in che modo affrontare l’epidemia.
Le scelte in tal senso, sia da parte del governo Conte che da parte dell’attuale governo di Mario Draghi, hanno previsto e prevedono limitazioni delle libertà individuali, controllo degli spostamenti, chiusura delle attività commerciali, tutta una serie di provvedimenti insomma che fuori da una parentesi di emergenza sarebbero del tutto ingiustificabili.
D’altra parte fin dal primo lockdown le autorità hanno tenuto a rassicurare tutti i cittadini che tutte le restrizioni sarebbero state imposte solo per un periodo di tempo limitato, il tempo necessario a conoscere un virus completamente nuovo e capire in che modo affrontarlo in particolare dal punto di vista della terapia.
Ricordiamo tutti durante il primo lockdown che il premier esortava i cittadini ad avere “ancora un paio di settimane di pazienza”, ma alla fine dalle settimane si è passati ai mesi, e ora siamo a ridosso dei due anni e la domanda, come si suol dire, sorge spontanea: lo stato di emergenza potrebbe essere prorogato ancora? In teoria no, ma solo in teoria.
Stato di emergenza: cosa dice il codice della protezione civile
L’unica legge che prevede la proclamazione di stato di emergenza è un decreto legislativo del 2008, il numero 1 approvato nei primissimi giorni di gennaio. Si tratta del Codice della Protezione Civile, dove all’articolo 24, comma 3 leggiamo che “la durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale non può superare i 12 mesi, ed è prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi”.
Ciò vuol dire che se lo stato di emergenza può durare in tutto 24 mesi (12 mesi più altri 12 di proroga), e in Italia è stato proclamato il 31 gennaio 2020, la durata massima si raggiunge al 31 gennaio 2022.
Lo stato di emergenza, previsto dal codice della protezione civile appunto, è stato in passato decretato in casi come alluvioni, terremoti o disastri gravi di diversa natura, e generalmente aveva una connotazione locale, non nazionale.
Sono previste infattri tre categorie di stato di emergenza, e sono le seguenti:
- categoria A: gli interventi sono gestiti a livello comunale
- categoria B: gli interventi sono gestiti da Province o Regioni
- categoria C: gli interventi vengono diretti su base nazionale dal governo centrale
Chiaramente l’emergenza Coronavirus rientra nella terza categoria, infatti accomuna l’intero territorio nazionale e viene gestita dal governo e dagli organi speciali cui ha deciso di affidarsi come il Comitato Tecnico Scientifico (Cts) e il Commissario straordinario all’emergenza.
Draghi può prorogare ancora lo stato di emergenza dopo i due anni?
Il codice della protezione civile parla chiaro: lo stato di emergenza può durare fino a un massimo di 12 mesi più altri 12. Vista in questo modo la questione sembra aver trovato una facile risposta, e sembrerebbe che lo stato di emergenza per il Covid-19 sia ormai vicino alla sua ultima scadenza. In realtà però, come spesso accade, la legge lascia delle scappatoie.
Per ora lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2021, ma potrebbe essere prorogato ancora fino al 31 gennaio 2022, così da arrivare al limite dei 24 mesi previsto dalla legge.
Se lo stato di emergenza dovesse terminare effettivamente il 31 gennaio 2020 il governo Draghi potrebbe ancora utilizzare i Dpcm, anche se come abbiamo visto ne fa un uso più moderato rispetto al suo predecessore, prediligendo i decreti legge che hanno efficacia immediata ma poi devono passare dal Parlamento.
Finché sussiste lo stato di emergenza restano vive le competenze del commissario straordinario, attualmente il generale Francesco Paolo Figliuolo, e del Comitato tecnico scientifico. Si continuano ad applicare disposizioni come la didattica a distanza, lo smart working, il divieto di licenziare, la quarantena per chi risulta positivo al tampone, il Green Pass e via dicendo.
Ma se lo stato di emergenza termina cosa succede? Nel codice della protezione civile al comma 6 dell’articolo 24 leggiamo che “alla scadenza dello stato di emergenza, le amministrazioni e gli enti ordinariamente competenti, subentrano in tutti i rapporti attivi e passivi, nei procedimenti giurisdizionali pendenti”.
In pratica le Regioni e i Comuni recuperano appieno i propri poteri che erano stati “commissariati” dal Governo centrale. Questo significherebbe che si avrebbe un sostanziale ritorno alla normalità, ma si tratta di una prospettiva realistica? Probabilmente no.
Cosa potrebbe fare quindi il governo una volta raggiunto il limite di 24 mesi previsto per lo stato di emergenza? Sarebbe sufficiente, come fa notare anche l’adnkronos, “dire che oggi non c’è più una minaccia nazionale del coronavirus così come l’abbiamo conosciuto agli inizi del 2020 ma c’è il serio rischio epidemiologico nazionale della variante Delta, Lambda o Ypsilon del Covid in grado di creare una nuova pandemia“.
In questo modo lo stato di emergenza diverrebbe a tutti gli effetti la nuova forma di governo, e tutte le libertà individuali sancite dalla Costituzione, dal diritto al lavoro alla libertà di movimento, sarebbero condizionate (ad esempio da un attestato di presunta non contagiosità come il Green Pass) e concesse solo temporaneamente per un periodo di tempo potenzialmente illimitato.
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