Nella mattinata di oggi sono ripresi i voli da Kabul per l’evacuazione di diplomatici e civili dall’Afghanistan. Le operazioni erano state interrotte per via dell’occupazione da parte di centinaia di cittadini afghani delle piste di atterraggio nel disperato tentativo di riuscire a lasciare il Paese ormai in mano alle milizie islamiste.
Almeno 5 morti tra i civili all’aeroporto di Kabul
Secondo quanto riferito all’agenzia Reuters da un funzionario della sicurezza occidentale presso la struttura, ora all’aeroporto della capitale sono rimasti meno civili e le scene di caos sarebbero terminate. Nella giornata di ieri infatti i soldati Usa si sarebbero ritrovati costretti a sparare dei colpi di avvertimento per disperdere la folla che aveva occupato le piste dell’aeroporto.
Alcuni civili erano persino riusciti ad arrampicarsi sui carrelli degli aerei in fase di decollo per poi precipitare nel vuoto. Due persone infatti sarebbero morte proprio cadendo dalla parte inferiore di un aereo militare statunitense dopo il decollo, precipitando sui tetti delle case situate nei pressi dell’aeroporto.
In tutto sarebbero rimaste uccise almeno cinque persone nella giornata di ieri, ma non è chiaro se alcune di esse siano state colpite dagli spari e quante siano invece rimaste schiacciate dalla folla. Secondo quanto riferito da un funzionario Usa all’agenzia Reuters alcuni soldati Usa avrebbero sparato a uomini armati che hanno aperto il fuoco sulla folla.
Per gran parte della giornata di ieri quindi i voli sono stati sospesi ma la situazione sembra essere ora notevolmente migliorata. “Molte delle persone che erano qui ieri sono tornate a casa” ha infatti confermato il funzionario, ma secondo alcuni testimoni tuttora si possono udire colpi di arma da fuoco occasionali provenire dalla zona dell’aeroporto di Kabul.
La criticata decisione di Biden del ritiro delle truppe dall’Afghanistan
Le scene di panico e disperazione che sono state trasmesse in mondovisione non hanno mostrato esattamente il miglior volto dell’America. L’esportazione della democrazia a suon di bombe non solo ha prodotto in 20 anni oltre 250 mila morti in Afghanistan, ma ora che le truppe di occupazione se ne vanno lasciano il Paese nel caos più totale e nelle mani degli stessi talebani che erano al governo nel 2001.
E quanto accaduto all’aeroporto di Kabul con altre 5 vittime tra i civili non fa che consolidare la pessima impressione riguardo una gestione assolutamente da bocciare.
Il presidente Usa Joe Biden tuttavia ha difeso la decisione di ritirare le truppe Usa dopo 20 anni dall’inizio della guerra seguita all’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001. Si è trattato della guerra più lunga in cui gli Usa si siano cimentati, ed è costata, secondo quanto ha affermato lo stesso inquilino della Casa Bianca, circa 1.000 miliardi di dollari.
Per gli Usa l’Afghanistan come il Vietnam
Le immagini del caos scatenatosi all’aeroporto di Kabul hanno fatto il giro del mondo, e tra quelle che hanno maggiormente hanno richiamato l’attenzione ricordando il fallimento del Vietnam, quella dell’elicottero che abbandona il tetto dell’edificio portando in salvo il corpo dipolomatico proprio come avvenne a Saigon nel 1975.
Biden ha giustificato la decisione di abbandonare l’Afghanistan affermando di essersi trovato a dover scegliere tra chiedere alle forze Usa di combattere quella che ha definito una guerra civile a oltranza, oppure portare avanti l’accordo per il ritiro che era stato preparato dall’ex presidente Usa Donald Trump.
“Sono assolutamente convinto della mia decisione” ha quindi dichiarato Joe Biden “dopo 20 anni ho imparato a mie spese che non c’è mai stato un buon momento per ritirare le forze statunitensi. Ecco perché siamo ancora lì”.
Per il presidente Biden critiche dai suoi stessi diplomatici
La decisione di Biden di ritirare le truppe dall’Afghanistan lasciando che il Paese precipiti nel caos è stata criticata da più parti, e persino dai suoi stessi diplomatici. Il presidente ha però incolpato di tutto questo il governo del presidente Ashraf Ghani, coi leader politici che sono fuggiti mentre l’esercito regolare non ha opposto alcuna resistenza.
L’intelligence Usa aveva previsto che i talebani avrebbero riconquistato il potere ma avevano calcolato che ci sarebbero voluti alcuni mesi, invece sono bastati pochi giorni. A nulla sono valsi gli anni di addestramento che le forze governative avevano ricevuto, né l’equipaggiamento fornito dagli Usa e da altri Paesi occidentali.
Ora resta aperta solo la strada della diplomazia, con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha già chiesto dei colloqui per creare un nuovo progetto in Afghanistan. Dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres intanto arriva l’avvertimento di “agghiaccianti” violazioni dei diritti umani e del pericolo di abusi contro donne e bambine.
Il timore di molti cittadini afghani è che con l’imposizione della sharia si torni alle pratiche del passato viste durante il governo del 1996-2001 quando alle donne era vietato lavorare, ed erano comuni punizioni come frustate e lapidazioni.
Le dichiarazioni rilasciate in questi giorni però sembrano indicare una strada diversa, infatti il portavoce dei talebani Suhail Shaheen ha dichiarato a Dunya News che sarà migliorato il livello di sicurezza a Kabul e saranno rispettati “i diritti delle donne e delle minoranze secondo le norme afgane e i valori islamici”.
La Cina critica Biden: “dove vanno le forze Usa famiglie distrutte e caos”
Aspre critiche circa l’operato Usa in Afghanistan sono arrivate anche dal governo cinese. Infatti la portavoce del ministro degli Esteri di Pechino ha accusato gli Stati Uniti di aver portato solo distruzione nel Paese dopo 20 anni di occupazione militare.
“Che sia in Iraq, Siria o Afghanistan, ovunque vadano le Forze Armate statunitensi, ciò che rimane sono turbolenze e divisioni, famiglie distrutte e caos” ha affermato Hua Chuniyng commentando il discorso del presidente Usa Joe Biden con il quale giustificava la decisione di ritirare le truppe lasciando il Paese nel caos.
“La forza e il ruolo degli Stati Uniti è la distruzione, non la costruzione” ha detto ancora la portavoce del ministro degli Esteri cinese.
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