Un Paese libero e democratico dovrebbe distinguersi anche per la pluralità dell’informazione, e in alcuni Paesi tra cui naturalmente l’Italia, è così per lo più solo nella forma. Viene infatti concesso adeguato spazio a tutte le forze politiche, che tuttavia sono uniformate sostanzialmente su posizioni estremamente simili almeno sulla questione Covid.
Nella sostanza però non vi è alcuna pluralità nell’informazione, in quanto determinate opinioni, condivise da una sempre più larga parte dei cittadini, ma soprattutto sostenute da una importante porzione del mondo scientifico, trovano poco o nessuno spazio su giornali, tv e radio, nazionali e locali.
Chi grida alla dittatura sanitaria viene deriso da chi crede che in Italia vi sia un’informazione sana e imparziale, scevra da conflitti di interessi, indipendente e neutrale, che svolge diligentemente il compito di cane da guardia delle istituzioni. Ma come stanno realmente le cose? Si tratta di un discorso ampio del quale però osserveremo ora più da vicino solo un aspetto in particolare.
Nasce il fondo emergenze emittenti locali
Il fondo emergenze emittenti locali è stato istituito non dall’attuale governo bensì dall’esecutivo precedente, quelo guidato da Giuseppe Conte. Con questo fondo nel quale sono stati stanziati 50 milioni di euro, si andavano ad offrire laute ricompense a quelle emittenti tv e radio disposte a trasmettere determinati messaggi confezionati dal Ministero dello Sviliuppo Economico.
Di cosa si tratta esattamente? Il concetto è molto semplice in realtà: lo Stato paga le emittenti affinché trasmettano determinati messaggi riguardanti l’emergenza Covid. Per capire meglio di cosa si tratta basta leggere quanto troviamo scritto sul decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel novembre 2020.
“Alle emittenti radiofoniche e televisive locali che si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionali relativi all’emergenza sanitaria all’interno dei propri spazi informativi è riconosciuto, per l’anno 2020, un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da Covid-19”.
Le risorse che il governo Conte aveva stanziato a questo scopo ammontavano a 50 milioni di euro. Questi soldi sono andati direttamente a quelle emittenti televisive e radiofoniche che avrebbero accettato di trasmettere i messaggi dettati dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Infatti è sempre nello stesso decreto che viene specificato in che modo le emittenti che avrebbero ricevuto i soldi del fondo emergenze emittenti locali avrebbero dovuto trasmettere i messaggi preconfezionati dal governo al proprio pubblico.
“Le emittenti radiotelevisive locali beneficiarie si impegnano a trasmettere all’interno dei propri spazi informativi i messaggi di comunicazione istituzionale relativi all’emergenza sanitaria che saranno resi disponibili tramite la piattaforma messa a disposizione del Ministero dello Sviluppo Economico”.
Alcuni dei messaggi che il governo chiedeva di trasmettere erano inviti a restare a casa, inviti ad indossare le mascherine (nonostante le scarse evidenze scientifiche circa l’efficacia di questa pratica ormai così diffusa), inviti a mantenere il distanziamento sociale e così via.
Quanti soldi hanno ricevuto le emittenti locali attraverso il fondo?
Con l’istituzione del fondo emergenze emittenti locali il governo aveva anche stabilito delle strettissime linee guida per la messa in onda di questi spot. Era prevista una durata complessiva minima della rotazione di messa in onda di 60 giorni, ed ogni giorno potevano essere mandati in onda da un minimo di 11 ad un massimo di 20 messaggi da parte del Ministero.
Per poter intascare i soldi le emittenti dovevano ogni giorno garantire un certo numero di messaggi trasmessi al proprio pubblico nelle varie fasce orarie, e naturalmente più alto il numero di spot trasmessi più ricchi i compensi per l’emittente.
A ricevere dal fondo le somme più ingenti è stata Telenorba, che in questo modo ha incassato qualcosa come 1 milione e 718 mila euro. Segue Videolina che ha ricevuto 1 milione 284 mila euro, poi TeleLombardia che ha preso 1 milione e 280 mila euro.
Le risorse sono destinate non solo alle emittenti televisive ma anche alle radio, e tra quelle che hanno ricevuto più contributi troviamo Errepi, intorno a quasi 200 mila euro, Rete Blu che he ha incassati circa 171 mila, e poi Radio Subasio a quota 140 mila.
Il governo Draghi stanzia altri 20 milioni di euro per il fondo emergenza emittenti locali
Il fondo destinato alle emittenti locali servono quindi per sponsorizzare le mascherine, il distanziamento sociale e l’isolamento domiciliare. Tali provvedimenti però non poggiano su solide basi scientifiche come invece suggerisce la macchina della propaganda messa in moto da ormai un anno e mezzo.
Il governo Draghi sta proseguendo sulla stessa strada imboccata dal precedente esecutivo per fronteggiare la diffusione del virus, infatti attraverso il fondo emergenza si continuano a trasmettere sostanzialmente gli stessi messaggi. Proprio per questo anche l’attuale governo ha deciso di stanziare ingenti risorse per assicurarsi la collaborazione incondizionata delle emittenti locali.
L’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce ha infatti stanziato ulteriori 20 milioni di euro per il fondo emergenza emittenti locali, soldi che verranno distribuiti alle emittenti televisive e radiofoniche già presenti nelle graduatorie.
Un fondo questo destinato a restare in piedi ancora a lungo e a ricevere probabilmente altri finanziamenti nei mesi a venire. D’altra parte lo stato di emergenza è stato ulteriormente prorogato con l’ultimo decreto Covid fino alla fine del 2021, durata massima prevista dalla normativa sulle stato di emergenza che prevede un massimo di 12 mesi più ulteriori 12 mesi.
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