Lo stato di emergenza verrà prorogato con ogni probabilità almeno fino al 30 ottobre; l’altra possibilità è quella di una proroga fino al 31 dicembre, vale a dire fino al termine massimo consentito dalla legge che prevede 12 mesi più altri 12 mesi.

Dopo le voci iniziali circa la possibilità che con la scadenza del 31 luglio sarebbe finalmente terminato lo stato di emergenza, e che quindi il governo guidato dall’ex presidente della Bce non avrebbe prorogato ulteriormente il termine, ora sembra pressoché sicuro che lo stato di emergenza sarà prorogato almeno fino al 30 ottobre.

Proroga dello stato di emergenza, il parere del giudice emerito della Corte costituzionale

Il governo di Mario Draghi sembra ormai pronto all’ennesima proroga dello stato di emergenza, che consentirebbe al generale Francesco Figliuolo di conservare il ruolo di commissario straordinario all’emergenza che era di Domenico Arcuri prima di lui.

Uno stato di emergenza che però alla realtà dei fatti non trova alcuna solida motivazione per essere ulteriormente prorogato. E non si tratta del parere di un esponente politico qualsiasi o di una qualche altra figura di second’ordine, ma di quello del giudice emerito della Corte costituzionale, Sabino Cassese.

Il giudice Cassese ha criticato la decisione di Giuseppe Conte prima, e di Mario Draghi poi per le proroghe ad libitum dello stato di emergenza. La giustificazione che i due premier adducono è sostanzialmente la stessa: lo stato di emergenza permette di rendere più rapide le iniziative del governo che può quindi svincolarsi da uno status giuridico inadeguato a fornire risposte immediate.

Se lo stato di emergenza cessasse il 31 luglio, con esso verrebbe meno anche la natura stessa della struttura commissariale, e sarebbe questa una delle ragioni per cui anche il presidente Draghi è intenzionato ad optare per una ulteriore proroga.

Nel corso di una trasmissione televisiva, Omnibus in onda su La7, Cassese ha però demolito la tesi secondo cui è necessario prorogare lo stato di emergenza, smontando la teoria del “senza emergenza non c’è operatività”.

Cassese: “non si può continuare a ricorrere a situazioni di deroga delle norme ordinarie”

“Dichiaro subito la mia ammirazione per il commissario Figliuolo” ha iniziato il giudice emerito della Corte costituzionale “però l’argomento è molto debole. I commissari governativi in Italia sono regolati da una legge del 1988, la numero 400, che ci fa stare tranquilli: Figliuolo potrà lavorare fino a quando sarà necessario”.

“L’emergenza oggi è regolata dal codice della Protezione civile” ha poi spiegato Cassese specificando che con quel codice vengono fissati dei limiti molto chiari per quel che riguarda ambiti e situazioni in cui si può applicare questa norma.

“Non si può continuare a ricorrere a situazioni di deroga delle norme ordinarie” ha spiegato ancora il giudice “dobbiamo cercare di avere norme ordinarie” che siano efficaci e funzionino. “Le eccezioni” sono “scorciatoie” ha aggiunto poi il giurista.

Cassese: “il fatto è che siamo usciti dall’emergenza”

“Il fatto è che siamo usciti dall’emergenza” ha poi ricordato “sappiamo quali sono le malattie da curare e lo stiamo facendo. Non ci sono le condizioni materiali per la dichiarazione di uno stato d’emergenza”.

E casomai ci fosse qualcuno in agguato pronto ad additare una fazione politica scagionando dalle accuse l’altra, Cassese chiarisce subito che non è questo il punto precisando che non c’è un’emergenza “cattiva che è quella di Conte, e una buona che è quella di Draghi. In una condizione in cui non si realizzano le premesse dell’emergenza questa è sbagliata”.

Per il giudice emerito della Corte costituzionale evidentemente non ci sono molti dubbi, la proroga si presenta a tutti gli effetti come una forzatura.

“Non siamo nel picco dell’emergenza” ha quindi spiegato il giurista “possiamo ricorrere alle procedure normali, se ci sono colli di bottiglia basta modificarli. Si fanno tanti decreti legge, ne facciamo uno per i colli di bottiglia che eventualmente potrebbero rallentare” l’azione del governo nell’ambito della gestione del Covid-19.

Insomma “lo stato di emergenza serve per la gente sotto le macerie” sintetizza il giudice, eppure la sensazione è che si andrà comunque in questa direzione.

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