La prima notizia è che il coprifuoco dovrebbe slittare alle 23 a partire dal 24 maggio, ma le novità che potrebbero essere introdotte con il nuovo decreto cui l’esecutivo guidato da Mario Draghi sta già lavorando sono anche altre.

Con il nuovo decreto di fatto dovrebbero essere notevolmente modificate le regole alla base del sistema della divisione delle Regioni per colori che corrispondono alle tre (in seguito quattro) fasce di rischio.

Il concetto della divisione del Paese in zone con misure più restrittive e altre con misure meno restrittive sembra proprio che continuerà ad essere all’ordine del giorno, ma la suddivisione prevede anzitutto dei parametri diversi rispetto a quelli usati fino ad ora per stabilire il colore delle Regioni, e in secondo luogo non si parlerebbe più di ‘colori’.

Il coprifuoco slitta alle 23 dal 24 maggio

Quello del coprifuoco è forse il tema più caldo per quel che riguarda le misure di contenimento attualmente in vigore e che in un modo o nell’altro accomuna tutte le Regioni in quanto la norma viene imposta tanto in zona rossa quanto in zona gialla.

Di rimuovere il coprifuoco del tutto, in considerazione del fatto che è una misura che non si fonda su alcuna base scientifica, sembra non vi sia ancora intenzione almeno per il momento. Ad essere esenti dal coprifuoco potrebbero essere invece le Regioni che hanno raggiunto la tanto agognata zona bianca, ma al momento, con gli attuali parametri, nessuna ha conquistato questo traguardo.

Il governo guidato dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi, sembra non volerne sapere di rimuovere del tutto la misura del coprifuoco, al massimo concederà uno slittamento dalle ore 22 alle ore 23 e solo a partire dal 24 maggio, non prima.

Dal centrodestra invece continuano ad arrivare pressioni, seppur timide, per l’abolizione di una misura, soprattutto ora, completamente inutile ed estremamente dannosa per le sue conseguenze sulla ripresa economica delle attività che operano nella ristorazione, ed in particolare per l’intero settore italiano del turismo. 

Cosa cambia nel nuovo decreto: il tasso di ospedalizzazione

Della prospettiva di un cambiamento radicale per quel che riguarda i parametri che vengono presi in considerazione per stabilire il colore delle Regioni avevamo parlato proprio ieri a proposito del rischio della Lombardia in zona arancione a partire dalla prossima settimana. Un rischio che sarebbe scongiurato appunto se il parametro dell’indice Rt sarà effettivamente messo da parte.

Il punto è che una volta offerta la copertura vaccinale alle fasce di popolazione più esposte al Covid-19, vale a dire soggetti fragili e gli anziani, si dovrebbe avere un drastico calo dei ricoveri e quindi una diminuzione notevole della pressione sull’intero sistema sanitario.

A parità di persone positive quindi non avremo più i numeri che abbiamo visto fino ad ora per quel che riguarda ospedalizzazioni e decessi, ed è per questo che non si può più stabilire il livello di rischio di una Regione sulla base dell’andamento del contagio, quindi dell’indice Rt.

Si prenderà invece in considerazione il livello di pressione sul sistema sanitario, ed è per questo che con il nuovo decreto si stabiliranno con esattezza i nuovi parametri, uno dei quali sarà appunto il tasso di occupazione degli ospedali e delle terapie intensive, che attualmente viene chiamato Rt ospedaliero.

In parole povere il risultato dovrebbe essere che se la campagna vaccinale procederà come da programma e non ci saranno (altre) sorprese per quel che riguarda i vaccini anti-Covid, non avremo più la pressione sul sistema sanitario che abbiamo visto in questi mesi e non avremo più quindi alcuna emergenza sanitaria.

Tuttavia della fine dell’emergenza sanitaria non parla nessuno, e questo probabilmente perché non è previsto alcun ritorno ad una vita normale. Il massimo traguardo raggiungibile, quantomeno stando a quanto abbiamo modo di vedere, sembra essere la fantomatica zona bianca che tuttavia presenta comunque obblighi e restrizioni.

Per il colore delle Regioni niente indice Rt ma indice di contagio

Mentre il governo lavora al nuovo decreto, e si cerca di stabilire i parametri in base ai quali definire il livello di rischio di ciascuna Regione, tra le certezze sembra esserci quella che l’indice Rt verrà messo in soffitta, e si prenderà in considerazione invece solo l’indice di contagio.

Ne ha parlato in questi giorni l’Ansa, che ha sottolineato come il sistema dei colori resterà comunque in vigore almeno per il momento, ma si terrà conto solo dell’indice di contagio. Inoltre si pensa di fissare un numero minimo di tamponi da effettuare, con una soglia diversa da raggiungere in base al colore della Regione.

Del superamento dell’indice Rt abbiamo già parlato a proposito della situazione in cui si trova la Regione Lombardia, che con un Rt a 0,92 emerso dall’ultimo monitoraggio settimanale dell’Iss, rischierebbe di finire in zona arancione dopo tre settimane in zona gialla. Se si tiene conto invece dell’indice di contagio o, all’indomani dell’entrata in vigore del nuovo decreto, dell’Rt ospedaliero, la Lombardia ha tutte le carte in regola per restare in zona gialla.

Per quanto riguarda l’indice di contagio, con 250 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti scatterebbe la zona rossa, ma servirebbe un minimo di 500 tamponi per 100 mila abitanti. La zona arancione scatterebbe con un numero di nuovi casi settimanali compreso tra 150 e 249, e in questo caso servirebbe un minimo di 250 tamponi.

Per la zona gialla tra i 50 e i 149 nuovi casi settimanali con almeno 150 test, e la zona bianca con fino a 49 nuovi casi settimanali ed almeno 100 test.

In zona rossa con il 30 o il 40% delle ospedalizzazioni Covid

Per finire in zona rossa però potrebbe bastare superare la soglia critica per quel che riguarda il livello di pressione sul servizio sanitario nazionale. In particolare se il livello di occupazione di area medica ospedaliera e area intensiva, arrivasse rispettivamente al 40% e al 30%, potrebbe scattare automaticamente la zona di rischio più alto.

Non si sa però quali saranno effettivamente le soglie ritenute critiche e quindi in grado di determinare la zona rossa, visto che tra le ipotesi vi è anche quella di fissare il limite rispettivamente al 30% e al 20%.

Ma di certezze ancora ce ne sono ben poche. Basti pensare che la Conferenza delle Regioni ha proposto al Governo di entrare in “un’ottica di superamento definitivo del sistema delle zone e di garantire ai territori la necessaria tutela da repentini declassamenti”. Stando a quanto riportato anche dall’Ansa però i colori, almeno per il momento, restano.

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