Dopo tre settimane in zona gialla, ora la Lombardia rischia di tornare in zona arancione, ma qualcosa nelle regole in base alle quali si stabiliscono i colori delle Regioni potrebbe cambiare, e in quel caso il rischio di tornare ad un regime di restrizioni più severe sarebbe scampato.

La Lombardia, stando ai dati dell’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, avrebbe raggiunto un indice Rt pari a 0,92, cioè pericolosamente vicino a 1, che è la soglia oltre la quale si viene inseriti automaticamente in zona arancione. Per accedere alla zona arancione però, lo ricordiamo, occorreva un indice Rt pari o superiore a 1,25 fino a metà gennaio.

I parametri che vengono presi in considerazione per stabilire quale livello di restrizioni imporre in una determinata Regione insomma sono soggetti a cambiamenti che possono produrre delle differenze enormi.

Doveroso a tal proposito ricordare che la decisione di valutare il livello delle misure restrittive da imporre in base all’indice Rt – o quella con cui si sono stabilite, e poi modificate, le soglie dell’indice Rt ritenute valide per determinare il passaggio ad una diversa fascia di rischio – non deriva dall’applicazione di una scienza esatta, si tratta né più né meno che di scelte politiche.

Cosa sta succedendo il Lombardia?

L’indice Rt, che viene preso come parametro di riferimento per stabilire la rapidità con cui il virus si diffonde, viene utilizzato in realtà in modo improprio nel momento in cui vi si fa riferimento per stabilire la fascia di rischio di una Regione e conseguentemente le misure di contenimento da adottare.

In ogni caso, per quel che riguarda l’andamento dei contagi in Lombardia, l’incremento dell’indice Rt fino a quota 0,92 è emerso dall’ultimo monitoraggio dell’ISS che, come sappiamo, si riferisce a 15 giorni addietro. Si tratta quindi di un aumento che si è rilevato ad una settimana dall’entrata in zona gialla.

Un aumento, quello dell’Rt della Lombardia, che nulla ha quindi a che fare con i 30 o 40 mila tifosi dell’Inter che sono scesi in piazza il 3 maggio per festeggiare lo scudetto.

L’indice Rt verrà messo da parte? Ecco come cambiano i parametri

Premesso che vi è tutta una serie di considerazioni che andrebbero svolte nel merito di come viene calcolato l’indice Rt, della sua conseguente scarsa affidabilità e dell’uso assolutamente improprio che ne è stato fatto fino ad ora, pare che finalmente l’esecutivo stia voltando pagina.

Stando a quanto riportato dai maggiori media nazionali nei giorni scorsi infatti, il ministro degli Affari Regionali Mariastella Gelmini, ed il ministro della Salute, Roberto Speranza, stanno valutando insieme ai governatori come modificare ancora una volta i parametri in base ai quali si stabilisce la fascia di rischio delle singole Regioni.

Il punto di partenza di questa ‘trattativa’ è che con l’avanzare della campagna vaccinale, ed in considerazione del fatto che ci si aspetta un evidente calo del numero dei ricoveri dal momento che le fasce di popolazione più a rischio hanno già ottenuto la protezione offerta dalla somministrazione del vaccino, anche con un aumento del numero dei casi non si avrà il proporzionale aumento dei ricoveri.

A fare la differenza quindi non sarebbe più l’Rt del contagio ma una sorta di Rt ospedaliero. “È la prima cosa da superare, è poco affidabile” ha spiegato il presdente della Conferenza Stato Regioni, Massimo Fedriga “l’indice da tenere in considerazione è l’Rt ospedaliero, che fa capire se aumentano o diminuiscono le richieste di ospedalizzazione”.

Il parere di Fedriga è condiviso anche dal governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini che ha parlato della necessità di fare una “revisione”. “Noi abbiamo un Rt che si sta avvicinando a 1 però abbiamo il crollo dei ricoveri nei reparti covid e nelle terapie intensive” ha detto Bonaccini.

Sulla stessa linea anche Luca Zaia, governatore del Veneto, che ha definito “logico” rivedere i parametri in base ai quali si stabiliscono i colori delle Regioni, tenendo d’occhio quindi “Rt con sintomi ed Rt ospedaliero”.

Anche Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, ha espresso il proprio parere in merito, ricordando che “in sei settimane in Italia i contagi da Covid si sono dimezzati, ed è sensibilmente scesa l’età dei contagiati. Questo significa che la vaccinazione delle categorie più fragili sta funzionando, come dimostra il calo dei ricoveri nei reparti ospedalieri e nelle terapie intensive”.

“Ma significa anche che l’indice di trasmissibilità Rt in aumento non può essere più considerato il parametro di riferimento per decidere il colore delle Regioni” ha aggiunto la Bernini “il dato vero è la pressione sugli ospedali, che fortunatamente è ovunque in calo”.

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