Nella giornata di oggi il governo Draghi ha approvato il Documento di Economia e Finanza (Def) con il quale viene stimata per il 2021 una crescita tendenziale del +4,1%, e un rapporto deficit/Pil che cresce per quest’anno fino all’11,8% contro il 9,5% del 2020.
In base al documento redatto dal ministero dell’Economia ed approvato dopo un Consiglio dei Ministri durato appena 45 minuti, a partire dal 2022 il rapporto deficit Pil dovrebbe iniziare a subire una contrazione, ma fino ad allora, visto il ritardo nelle riaperture, non può che continuare a crescere.
Con il Def il governo guidato da Mario Draghi ha ufficialmente richiesto un extra indebitamento che nelle prossime ore dovrebbe ottenere l’approvazione del Parlamento e il conseguente via libera. Attraverso lo scostamento di bilancio di ulteriori 40 miliardi di euro, il governo ritiene di poter trovare i fondi necessari a finanziare ulteriori misure a sostegno dell’economia.
Inoltre il Documento approvato oggi in Cdm prevede una linea di finanziamento complementare di circa 30 miliardi di euro che andrà a finanziare alcune misure inserite nel Recovery Plan per le quali i fondi che arrivano da Bruxelles non sarebbero stati sufficienti.
Il governo Draghi intende in questo modo dare un’ulteriore spinta all’economia e questo naturalmente rappresenta un costo considerevole per le casse dello Stato che potrà iniziare a portare il rapporto deficit/Pil al di sotto della soglia del 3% solo a partire dal 2025, almeno stando alle previsioni riportate nel Def.
Per il Pnrr uno stanziamento complessivo di 237 miliardi di euro
Il Def approvato dal Consiglio dei Ministri prevede nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) un finanziamento complessivo che raggiungerà i 222 miliardi di euro.
Alle somme che arriveranno dal Recovery Fund e a quelle provenienti da fondi nazionali, si andranno ad aggiungere anche 15 miliardi di euro provenienti dalle altre componenti del Next Generation Eu, tra cui il React Eu.
In questo modo lo stanziamento raggiungerà addirittura i 237 miliardi di euro. A tal proposito il ministro dell’Economia Daniele Franco ha dichiarato: “si tratta di un piano di rilancio, di uno shock positivo agli investimenti pubblici e incentivi agli investimenti privati, a ricerca e sviluppo, a digitalizzazione e innovazione, senza precedenti nella storia recente”.
Il Def conferma il rapporto deficit/Pil all’11,8% per il 2021
Sale ancora l’indebitamento pubblico, che dal rapporto deficit/Pil al 9,5% del 2020 arriva fino all’attuale 11,8%. Secondo il ministro dell’Economia si tratta di “un livello molto elevato dovuto alle misure di sostegno all’economia e alla caduta del Pil” in quanto su questo dato vanno ad incidere da una parte il rallentamento della crescita e dall’altra il doppio scostamento di bilancio.
Per finanziare tutte le misure a sostegno di imprese, lavoratori e famiglie, il governo si è trovato infatti nelle condizioni di dover chiedere dapprima uno scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro, ed ora un nuovo scostamento di bilancio, questa volta di 40 miliardi.
Il debito pubblico raggiunge il 160%
Per il 2021 da Palazzo Chigi stimano un rapporto debito Pil a un soffio dal 160%, 159,8% ad essere precisi. In seguito la situazione, almeno stando alle stime degli esperti del ministero, dovrebbe migliorare gradualmente con un debito pubblico al 156,3% nel 2022, fino al 155% nel 2023, per poi approdare al 152,7% nel 2024.
Si tratta in ogni caso di cifre molto lontane dal debito pubblico intorno al 135% che avevamo prima dell’emergenza Coronavirus, eppure allora si continuava a parlare di una situazione allarmante per un debito pubblico fuori controllo. La situazione adesso invece non viene presentata con gli stessi toni allarmisti.
Si respira invece un tutt’altro che cauto ottimismo, infatti ci si aspetta che il Pil in Italia cresca del 2,6% nel 2023 e dell’1,8% nel 2024. Insomma il famoso rimbalzo tanto atteso non sarebbe nemmeno così lontano, ma quelli che abbiamo appena citato, secondo fondi di Palazzo Chigi, sono effettivamente dei “tassi di incremento mai sperimentati nell’ultimo decennio”.
Le previsioni tengono conto dell’andamento della campagna vaccinale
La ripresa ci viene presentata, se non a portata di mano, quantomeno ormai vicina, ma ad una condizione. Perché le rosee previsioni del governo possano avverarsi è necessario che tutto proceda come da programma per quel che riguarda il piano di vaccinazioni, diversamente gli scenari futuri potrebbero presentarsi con tinte ben più fosche.
Nel Def approvato dal Cdm viene spiegato infatti che il quadro tendenziale “si basa sull’aspettativa che dopo la prossima estate le misure di contrasto all’epidemia da Covid-19 avranno un impatto moderato e decrescente nel tempo sulle attività economiche”.
Sempre nella bozza del suddetto documento viene infatti elaborata l’ipotesi del raggiungimento dell’80% della popolazione vaccinata, al più tardi, entro il mese di ottobre 2021, e del conseguimento di “sviluppi positivi” a seguito dell’adozione di terapie da anticorpi monoclonali.
Insomma le certezze sulla possibilità di riaprire restano meno di quelle che vorremmo, e mentre in Italia si centellinano le aperture aspettando di raggiungere una quota di vaccinazioni dell’80%, in Russia si è già tornati alla normalità con un misero 6% di vaccinati, come illustrato con dovizia di particolari dal servizio di Report di un paio di giorni fa.
Nel Def un nuovo provvedimento per lavoratori autonomi e imprese
Il ministro dell’Economia nella premessa al Documento di Economia e Finanza ha scritto che “il nuovo provvedimento avrà come destinatario principale i lavoratori autonomi e le imprese e concentrerà le risorse sul rafforzamento della resilienza delle aziende più impattate dalle chiusure, la disponibilità di credito e la patrimonializzazione. Si darà la priorità alla celerità degli interventi, pur di salvaguardare l’equità e l’efficacia”.
Per questo decreto si dovrà attendere la fine di aprile, stando a quanto ha affermato il titolare del Tesoro, e per il suo finanziamento si attingerà ai 40 miliardi previsti nell’ambito del nuovo scostamento di bilancio.
Tra i progetti messi sul tavolo c’è poi quello della riforma del fisco che è prevista già entro la fine del 2021. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha infatti spiegato che il fisco sarà “oggetto di una articolata revisione. La riforma fiscale, da definire nella seconda metà del 2021, affronterà il complesso del prelievo, a partire dall’imposizione personale”.
“Sarà collegata anche agli sviluppi a livello europeo e globale su temi quali le imposte ambientali e la tassazione delle multinazionali. Saranno inoltre riformati i meccanismi di riscossione” ha spiegato ancora il ministro del Tesoro.
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