Il governo e le parti sociali sembrano vicini ad un accordo per un’accelerazione sulla campagna vaccinale contro il Covid-19 che prevede la somministrazione dei seri autorizzati dall’Aifa all’interno dei luoghi di lavoro.

Un’idea che era stata già resa nota nei giorni scorsi, quando si parlava della disponibilità da parte delle grandi aziende di offrire i propri locali e parte del proprio personale per la realizzazione di veri e propri hub per vaccinazioni su larga scala. Alcuni tra i più grandi marchi presenti in Italia avevano dato la propria disponibilità, come Coop, Conad, Whirlpool, Benetton, Fastweb, Barilla, Wind-Tre, Vodafone e molti altri.

Il piano per rendere possibile la vaccinazione contro il Covid-19 nei luoghi di lavoro si basa su un modello che, come spiega Il Sole 24 Ore di oggi, “poggia su tre differenti modalità organizzative”.

Dovrebbe essere possibile assicurare in questo modo un agevole svolgimento delle vaccinazioni in ambiente lavorativo anche all’interno delle Piccole e Medie imprese. L’accordo raggiunto stanotte nel corso dell’incontro tra il governo e le parti sociali prevede “dalla vaccinazione diretta in azienda al ricorso a strutture sanitarie private attraverso lo strumento delle convenzioni, o a strutture territoriali dell’Inail“.

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e le parti sociali hanno raggiunto un’intesa sia per quel che riguarda l’aggiornamento del protocollo di sicurezza Covid, sia per la realizzazione di punti straordinari di vaccinazione nei luoghi di lavoro.

Per i lavoratori la vaccinazione sarà su base volontaria

Non si tratterà assolutamente di un obbligo, né vi potranno essere ripercussioni per quei lavoratori che non intendano vaccinarsi. Il documento con il quale sono state fissate le linee guida e i requisiti minimi per effettuare la campagna vaccinale in azienda, tra le altre cose, afferma a chiare lettere che l’adesione al vaccino è su base volontaria.

Nel documento redatto nottetempo sono stati fissati diversi punti, dai costi alle modalità con cui si svolgeranno le vaccinazioni nei luoghi di lavoro. A fornire tutte le informazioni circa i rischi connessi alla vaccinazione sarà il medico competente nel caso delle aziende che ne sono provviste. I lavoratori infatti prima di sottoporsi al vaccino dovranno leggere e firmare il consenso informato.

A tal proposito è bene che prima di sottoporsi al vaccino i lavoratori acquisiscano tutte le informazioni necessarie al fine di poter valutare rischi e benefici della somministrazione del siero, tenendo sempre conto del fatto che tanto le case produttrici, quanto il governo e infine gli stessi operatori che somministrano il vaccino, sono sollevati da ogni responsabilità in merito a possibili effetti collaterali ad esso correlati.

Il medico competente, dopo aver fornito tutte le informazioni relative ai vantaggi e ai rischi legati alla vaccinazione dovrà acquisire il consenso informato e si occuperà di eseguire un triage preventivo, e della registrazione. Il vaccino invece sarà materialmente somministrato da personale sanitario con adeguata formazione.

Orlando: “sarebbe un bel segnale se le parti sociali sottoscriveranno le linee guida”

Prima di sedere al tavolo il ministro del Lavoro, Andrea Orlando (Pd). ha annunciato: “non mi alzerò dal tavolo fino alla chiusura” e in seguito, con l’avvio del tavolo di lavoro nel primo pomeriggio ha commentato i lavori “sarebbe un bel segnale” ha dichiarato “se le parti sociali sottoscriveranno le linee guida sulle vaccinazioni nei luoghi di lavoro e l’aggiornamento del protocollo con le misure di contrasto all’epidemia”.

Sull’importanza di accelerare i tempi il più possibile ha messo l’accento il ministro della Salute, Roberto Speranza (LeU), che ha spiegato che “occorrerà organizzare una campagna di comunicazione ed organizzarsi per essere pronti a partire non appena vi sarà una disponibilità più ampia di vaccini”.

Smart working, turni e mascherine nel protocollo di sicurezza

La campagna vaccinale dovrà essere affiancata, nei piani dell’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce, Mario Draghi, dal rispetto delle misure di contenimento del contagio indicate dal Cts, sulla cui validità ed efficacia il governo non ha ancora mostrato alcun dubbio nonostante un rapido calcolo costi benefici dovrebbe indurre ad ampie riconsiderazioni.

E per quel che riguarda gli ambienti di lavoro, nel corso dell’incontro tra il governo e le parti sociali, è stato affrontato il tema dell’aggiornamento del protocollo di sicurezza.

In base a questo protocollo si dovrà puntare ancora molto sul lavoro agile o da remoto, ritenuto un “utile e modulabile strumento di prevenzione” dal contagio all’interno degli ambienti di lavoro. Si è parlato poi anche della questione degli ammortizzatori sociali, e delle ferie come alternativa al lavoro in presenza.

Anche quando il Paese si troverà nella fase di progressiva ripresa delle attività si dovrà continuare a ricorrere al lavoro agile e da remoto, sempre con l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio contagio da Covid-19. Al datore di lavoro il compito di offrire al lavoratore tutto il supporto necessario nell’ambito dello smart working attraverso assistenza nell’uso delle apparecchiature e modulazione dei tempi di lavoro e delle pause.

Nella bozza dei protocolli di sicurezza viene anche previsto l’utilizzo di mascherine protettive “al chiuso e all’aperto, nonché in caso di condivisione di spazi comuni, qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative” come viene illustrato da Il Sole 24 Ore.

Le mascherine da usare saranno quelle chirurgiche o dispositivi di protezione individuale di livello superiore. Si propone un ambiente di lavoro diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere, in quanto nella bozza del protocollo di sicurezza viene chiesto di “assicurare un piano di turnazione dei lavoratori dipendenti dedicati alla produzione con l’obiettivo di diminuire al massimo i contatti“.

Limitare trasferte, viaggi e riunioni in presenza

Altro punto affrontato nella bozza consegnata alle parti sociali è quello delle trasferte e dei viaggi di lavoro nazionali ed internazionali. Nel documento viene affermato che si ritiene “opportuno che il datore di lavoro, in collaborazione con il medico competente, valuti il rischio anche considerando l’andamento epidemiologico delle sedi di destinazione, facendo riferimento anche a siti istituzionali”.

In ambito lavorativo si provvede inoltre a sospendere “tutti gli eventi interni e ogni attività di formazione in modalità in aula, anche obbligatoria, con alcune deroghe” come nel caso degli esami di qualifica dei percorsi di Iefp e della formazione in azienda per i dipendenti.

Niente riunioni in presenza a meno che non vi siano motivi di necessità e urgenza. Inoltre laddove non sia possibile optare per il collegamento da remoto la partecipazione alle riunioni dovrà essere ridotta al minimo. In tutti i casi dovranno essere garantiti il distanziamento interpersonale e l’utilizzo della mascherina chirurgica o di dispositivi di protezione individuale di livello superiore per l’intera durata della riunione in presenza.

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