L’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sarà la nuova guida del Movimento 5 Stelle e in virtù di questo ruolo il nuovo leader della formazione nata dalle menti di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, ha già esposto i punti cardine del suo piano durante l’Assemblea online.
Conte ha parlato della necessità di stilare una nuova carta dei principi e dei valori fondanti del Movimento, che conduca questa forza politica, ora chiaramente allo sbando, verso una sorta di rinascita. L’ex premier ha parlato di uno statuto che definisca “un’identità chiara” e “che non rinneghi i punti di forza politica leggera” ma che sia al contempo in grado di rimodellare il M5s.
Il piano di Conte è quello di rendere il Movimento “accogliente” e “aperto alla società civile”, ma fin qui nulla di particolarmente nuovo, la vera novità sta nel fatto che il Movimento 5 Stelle di domani dovrebbe diventare anche “intransigente”, cosa che fu indubbiamente ai suoi albori, ma che di certo non è più da almeno due o tre anni.
Che fine ha fatto l’organo collegiale votato dalla base degli elettori?
Ma che fine ha fatto la decisione presa dalla base del M5s nei mesi scorsi attraverso la votazione su Rousseau che prevedeva che la guida del Movimento 5 Stelle passasse nelle mani di un collettivo e che la figura del leader politico venisse messa da parte? Su Il Fatto Quotidiano troviamo un cenno a quello che viene presentato come poco più che di un dettaglio insignificante.
“Se poi qualcuno si aspettava un intervento sull’organo collegiale, quello già votato dalla base nei mesi scorsi, ha dovuto mettersi il cuore in pace: l’avvocato ha in mente una riorganizzazione totale, forum permanenti sui territori e ‘piazze di idee’ aperte a tutti, ma non ci pensa neanche a farsi affiancare da una segreteria che ‘imbrogli’ la sua leadership”.
M5s e Pd saranno alleati? Conte ha preferito non parlarne
Quanto all’alleanza con il Pd, Conte ha preferito non toccare il tasto, probabilmente perché la verità è che il M5s non potrà mai più avvicinarsi neppure alla metà dei consensi che aveva conquistato quando vinse le elezioni politiche del 2018, il che significa che l’unico modo che ha per avere un qualche peso all’indomani dello scioglimento di queste Camere è attraverso un’alleanza stabile e duratura con il Pd.
Se il M5s a guida Giuseppe Conte dovrà essere davvero intransigente come lo stesso ex presidente del Consiglio ha dichiarato, probabilmente l’alleanza con il Pd non è esattamente la scelta più coerente. Magari è anche per questo che il nuovo leader 5 Stelle ha preferito evitare di toccare il tasto.
Sempre su Il Fatto Quotidiano leggiamo comunque che per quel che riguarda i rapporti con i dem, Conte “in un’ora di intervento non ne ha mai parlato” ma “l’asse con i democratici non è certo in discussione”.
Conte all’assemblea online del Movimento 5 Stelle “voglio ascoltare le vostre proposte”
L’ex primo ministro del governo italiano ha annunciato in diretta via Zoom quali saranno i pilastri del suo piano per rilanciare il Movimento 5 Stelle. Un Movimento che nasce con il proposito di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, e con l’intento di portare l’Italia fuori da questa Europa, ma che dopo aver ottenuto il consenso dei cittadini si trasforma nell’ennesimo movimento europeista convinto.
Di lì a poco il Movimento 5 Stelle ha stretto alleanze con l’intera classe politica per la quale aveva espresso il più profondo disprezzo, incanalando così il sentimento del 34% degli elettori. Una percentuale alla quale peraltro si può molto probabilmente aggiungere quella porzione di cittadini che hanno totalmente perso fiducia nella politica e che hanno rinunciato ad esercitare il proprio diritto di voto.
Una piccola trasformazione che dal Pd approvano calorosamente parlando di un Movimento 5 Stelle che è maturato, guardandosi bene dal definire questo trasformismo per quello che è, e di certo evitando di usare i termini che utilizzerebbero tutti gli Italiani che invece avevano dato la loro fiducia ad un programma che andava nella direazione opposta a quella poi effettivamente presa.
Toccherà a Conte, colui che si auto-proclamò “avvocato del popolo” prestare al M5s una nuova faccia che gli permetta di non scomparire del tutto dal panorama politico. Ed ecco quali sono gli ingredienti nella ricetta di Giuseppe Conte, che collegato via Zoom con l’assemblea dei portavoce dei 5 Stelle tra cui parlamentari ma anche eurodeputati e consiglieri ha annunciato: “voglio ascoltare le vostre proposte”.
In collegamento per l’Assemblea del M5s anche Beppe Grillo
Probabilmente è l’ultima delle preoccupazioni del comico genovese, anche considerato il fatto che difficilmente i teatri riapriranno in tempi brevi, ma è piuttosto improbabile che si trovi a fare ancora uno dei suoi show davanti a migliaia di cittadini che ridevano e credevano alle sue battute.
C’era anche lui, Beppe Grillo, in collegamento con l’ex premier ad ascoltare il suo piano per rilanciare il Movimento 5 Stelle, la stampella di cui avrà bisogno il Pd per poter fare almeno il tentativo di strappare al centro destra l’inevitabile vittoria alle prossime elezioni politiche, ammesso naturalmente che l’emergenza non imponga di nuovo di rinunciare a questo “esercizio democratico”.
A Beppe Grillo sono andati, inevitabilmente, i ringraziamenti di Giuseppe Conte, che dopo aver annunciato di voler dar vita nelle prossime settimane ad “una serie di incontri per raccogliere suggerimenti” si è rivolto al comico genovese per ringraziarlo “per questa sfida complessa e affascinante”.
Il nuovo M5s tra etica pubblica e onestà
Potrà sembrare difficile da credere, ma Giuseppe Conte ha realmente usato questi termini per descrivere ciò che il Movimento 5 Stelle è e dovrebbe a suo dire continuare ad essere. Conte ha parlato infatti di etica pubblica e onestà anzitutto, cioè di quei valori che il M5s avrebbe “riportato in auge nella politica italiana”.
Qualcuno potrebbe obiettare che c’è poco di onesto e ben poco di etico nel voltare le spalle a quell’elettorato al quale erano state fatte determinate promesse, nel fare carta straccia del programma che aveva dichiarato di seguire, stringendo alleanze con tutte le forze politiche alle quali dichiarava di contrapporsi, da Matteo Salvini a Matteo Renzi, dall’intero Pd al condannato Silvio Berlusconi.
Su questa strada di onestà ed etica pubblica il Movimento 5 Stelle dovrà fondare le sue basi anche domani a quanto pare, ed ovviamente c’è anche spazio, nelle parole dell’ex premier per altri temi, giustizia, lotta alla mafia, ed inevitabilmente transizione ecologica.
Del limite dei due mandati si continua a non parlare
Al Movimento 5 Stelle degli albori quella dei due mandati era sembrata una buona idea per evitare che qualcuno si affezionasse troppo alle poltrone, ma a questa versione più ‘matura’ del Movimento la regola del tetto dei due mandati inizia a stare un po’ stretta.
Una vera spina del fianco visto che i Parlamentari del M5s difficilmente verranno acclamati come eroi una volta che dopo l’inevitabile fine della legislatura torneranno ad essere comuni cittadini. Si consoleranno indubbiamente con un lauto vitalizio faticosamente conquistato, ma per la maggior parte di loro i tempi degli onori saranno definitivamente terminati.
L’ideale sarebbe – anche se per molti di loro non sarebbe comunque abbastanza visto che tra riduzione del numero dei Parlamentari, e percentuali di consenso ridotte a un terzo di quelle del 2018, la stragrande maggioranza di loro non siederà mai più in Parlamento – che si potesse mettere da parte anche questo retaggio del Movimento 5 Stelle che fu.
La cosa però rischierebbe di far perdere una parte di quei pochi consensi che ancora il M5s riesce a conservare, e dal momento che il dilemma appare ben lungi dall’essere risolto, la scelta più saggia è forse quella di non parlarne almeno per ora. Sulla regola dei due mandati Conte non ha detto nemmeno una parola durante l’assemblea.
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