Si sperava in un cambio di passo, in una gestione dell’emergenza diversa da quella che abbiamo visto in epoca Conte, e invece alla fine le differenze sono impercettibili sfumature, se non altro per quel che riguarda la linea delle chiusure.

Qualche differenza invece sembra che si noterà nell’ambito di quelli che durante il Conte bis venivano chiamati ristori, ed ora invece potrebbero arrivare con il nome di sostegni, ma a quanto pare l’ex presidente della Banca Centrale Europea non sarà di manica altrettanto larga.

Per quel che riguarda le misure di contenimento da adottare per fare l’ennesimo tentativo di evitare una più rapida diffusione del Coronavirus sul territorio nazionale, sembra che il governo Draghi continuerà a seguire la strada imboccata dal governo Conte. D’altra parte la strada è quella indicata dal Comitato Tecnico Scientifico, e dei 26 membri che lo compongono non ne è stato cambiato nemmeno uno.

Abbiamo anche visto che nel Cts, salvo un paio di eccezioni, non troviamo esattamente i migliori esperti di cui il Paese potrebbe disporre, senza toccare il tasto delle numerose assenze anche di quelli con l’h index più alto, o quello della totale assenza di virologi tra essi. Difficile sperare che la politica di restrizioni possa cambiare se gli ‘esperti’ sui cui il nuovo governo fa affidamento sono gli stessi del governo Conte.

Le nuove regole per contenere il contagio

Davanti al totale fallimento delle misure adottate fino ad oggi da ormai oltre un anno, il cosiddetto ‘governo dei migliori’ decide di seguire esattamente la stessa strada. Eppure leggiamo aspre critiche sulla stampa italiana rivolte a leader di Paesi stranieri come il britannico Johnson o il brasiliano Bolsonaro, ma nessuno sembra aver da ridire con in Italia abbiamo il più alto numero al mondo di decessi Covid per milione di abitanti, e nonostante questo continuamo a seguire le indicazioni dello stesso Cts.

In Italia se le cose non funzionano non è colpa del premier di turno, lo stesso governo Conte non è finito zampe all’aria per la gestione dell’emergenza sanitaria, tant’è che il ministro della Salute è uno dei pochi che sono stati confermati, ma per ben altre ragioni legate ad aspetti economici più che sanitari.

La colpa per i picchi dei contagi non sarà quindi imputata alla classe dirigente per la cattiva gestione bensì agli Italiani irresponsabili. Se aumentano i decessi o aumentano i contagi non sarà colpa dell’inadeguata rete di trasporti pubblici, o delle insufficienze del sistema sanitario, dovute ad anni e anni di politiche di austerity, ma sarà dei cittadini, dei giovani che escono per socializzare, o dei bambini che non stanno chiusi in casa a fare didattica a distanza.

Ad essere rincorsi per le strade e sui tetti delle case non saranno spacciatori e rapinatori, bensì universitari colpevoli di aver trovato la voglia di festeggiare nonostante da festeggiare sia rimasto ben poco, o ragazzine minorenni colpevoli di aver tagliato i nastri che sigillavano i giochi per bambini nei parchi.

Dietro a tutto questo, se prima trovavamo la firma di Giuseppe Conte, ora troviamo quella di Mario Draghi, ma la sapiente regia è sempre la stessa, quella di un Cts composto per un terzo da scienziati con un h index a una sola cifra, al cui interno c’è ogni genere di esperto meno che virologi.

Un giro di vite anche nelle Regioni in zona gialla

E mentre uno studio pubblicato su Science rivela quanto sia importante, al fine di sconfiggere il virus, evitare misure volte a contenere il contagio, quali chiusure, mascherine e distanziamento sociale, lasciarlo circolare affinché diventi endemico e meno aggressivo, in Italia si continua a seguire la stessa fallimentare ricetta.

Una ricetta che incredibilmente prevede maggiori restrizioni proprio per quelle zone in cui di contagi se ne contano di meno, come le Regioni che sono in fascia gialla. A tal proposito su Il Corriere si legge che si tratterebbe di “un modo per evitare che i ragazzi impegnati nella didattica a distanza possano ugualmente vedersi fuori dalle aule e dunque senza rispettare l’obbligo di indossare la mascherina e di rimanere distanziati come invece avviene quando sono in classe”.

Ecco con cosa abbiamo a che fare: si continuano a penalizzare le nuove generazioni causando tutta una serie di danni sul loro processo di crescita, tali da determinare un preoccupante incremento dell’uso di psicofarmaci e antidepressivi, nel tentativo evidentemente fallimentare, di contenere la diffusione di un virus con una letalità vicina a quella della classica influenza stagionale.

L’idea di interrompere questo stillicidio fatto di restrizioni che danneggiano le nuove generazioni, e devastano l’economia, senza neppure tutelare gli anziani e i soggetti più a rischio visto che abbiamo il record mondiale di decessi Covid per milione di abitanti, non sembra sfiorare il nuovo esecutivo quanto non sfiorava quello precedente.

Per Pasqua festivi e pre-festivi in zona rossa

La decisione circa le nuove chiusure però non è stata ancora presa, e dal momento che il Consiglio dei Ministri è stato rinviato a venerdì, alcune Regioni hanno iniziato a correre ai ripari in autonomia.

Hanno deciso di operare un giro di vite fatto in casa ad esempio la Puglia e la Campania. Michele Emiliano ha chiuso tutte le scuole delle province di Bari e Taranto, mentre il governatore Vincenzo De Luca ha deciso di chiudere in tutta la Regione giardini pubblici, lungomare, piazze, parchi e ville comunali, come se questi spazi aperti fossero i principali luoghi in cui avvengono i contagi.

Il piano del governo invece sembra essere quello di imporre delle restrizioni più severe su tutto il territorio nazionale indipendentemente dalla fascia di rischio, e in particolare nei giorni festivi e pre-festivi, per i quali potrebbero essere imposte misure da zona rossa, in tutto simili a quelle viste nel periodo natalizio.

Nel corso della riunione della cabina di regia cui hanno partecipato sette ministri, il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, il direttore del CSS Franco Locatelli, e lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi, sono state prese in considerazione le proposte avanzate dal Cts quali la chiusura dei ristoranti anche a pranzo, e l’anticipo del coprifuoco di due o tre ore anche per le Regioni in zona gialla.

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