Non era in grado di gestire la delicata situazione senza precedenti in cui l’Italia è venuta a trovarsi all’indomani della comparsa del Coronavirus, Giuseppe Conte, così Matteo Renzi, spinto da spirito di responsabilità e amor patrio, ha deciso di risolvere il problema alla radice innescando la crisi di governo che ha prodotto il risultato che lui sperava: la nascita del governo di Mario Draghi.

Un bel colpo di fortuna per l’Italia che si ritrova con un nuovo governo tecnico guidato nientepopodimeno che dall’ex governatore di Bankitalia Spa, ed ex presidente della Banca Centrale Europea. Il nome “di alto profilo” di Mario Draghi non può che rappresentare la migliore opportunità per il nostro Paese di uscire finalmente da questa drammatica crisi economica e sanitaria.

Ora possiamo contare sul cosiddetto “governo dei migliori”, cosa che continuano a ripeterci fino alla noia, senza peraltro convincerci del tutto. Restano infatti ancora delle perplessità di tutt’altro che trascurabile importanza, a cominciare dalla composizione del Comitato Tecnico Scientifico. Ma forse occorre fare prima un passo indietro.

Il Cts e la gestione dell’emergenza sanitaria

Il Comitato Tecnico Scientifico ha giocato un ruolo di primaria importanza dal momento in cui il Coronavirus ha raggiunto il nostro Paese, perché sono stati proprio gli esperti che ne fanno parte ad indicare al governo Conte la strada da seguire per tutelare la salute pubblica messa in pericolo da questo nuovo virus.

Era legittimo avere dubbi in merito alle scelte operate, ed è ancor più legittimo averne ora che quegli stessi esperti sono stati confermati dal nuovo esecutivo. Già, perché fin dal principio la domanda da porsi non poteva che essere: ci stiamo rivolgendo ai migliori esperti di cui il Paese dispone? E qui è sicuramente il caso di produrre una rapida riflessione.

La scelta degli esperti che avrebbero composto il Comitato Tecnico Scientifico, vale a dire di quelle persone che, in quanto scienziati, sarebbero state in grado di indicare in che modo gestire un’emergenza sanitaria, ricadeva inevitabilmente sul governo. Il vulnus sta nel fatto che a scegliere a quali esperti fare affidamento sarebbero state persone che poco e nulla hanno a che fare con la scienza. Insomma parliamo di esperti scelti da inesperti.

Da lì in poi è stato un delirio di misure restrittive draconiane, abbiamo subito uno dei lockdown più stringenti su scala mondiale, e ne paghiamo tutte le conseguenze economiche e sociali. Non solo, se quelle misure dovevano servire a proteggere la popolazione dal virus, non hanno funzionato granché visto che siamo il Paese con il più alto numero di morti registrate come decessi Covid per 100 mila abitanti di tutto il mondo.

Il vago sospetto che quei tecnici non fossero esattamente il meglio del meglio poteva venire a chiunque, ma evidentemente non ha sfiorato la brillante mente di Mario Draghi.

Gli esperti del Cts del “governo dei migliori” non sono i migliori

Ed eccoci qui, a domandarci ancora una volta come mai tra tanti nomi illustri, a stabilire in che modo dovrebbe essere gestita la diffusione del Coronavirus, siano stati scelti proprio gli attuali membri del Cts.

Scelti dal governo di Conte ma anche confermati dal governo di Draghi. Insomma in ambito sanitario evidentemente, stando alle scelte del nuovo esecutivo, ha funzionato tutto alla perfezione. La conferma del ministro della Salute, Roberto Speranza, e di tutti gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico sulle opinioni dei quali sono stati strutturati i vari DPCM, indica la piena fiducia da parte del governo in tutto l’apparato su cui ha fatto affidamento Giuseppe Conte.

Eppure resta il sospetto che non si tratti esattamente dei migliori esperti su cui l’Italia potrebbe contare. E se facciamo una rapida ricerca scopriamo che effettivamente i membri del Cts non sono esattamente il meglio del meglio che il nostro Paese sia in grado di esprimere in fatto di scienziati.

Il Cts è composto da 26 membri, ma solo un paio di loro, come ricostruito anche in un articolo del Il Giornale, sono scienziati con un H index di tutto rispetto.

“A parte Elisabetta Dejana, esperta del sistema vascolare, professore ordinario di Patologia generale presso l’Università di Milano e coordinatrice di un gruppo di 20 persone all’Istituto FIRC di Oncologia molecolare (IFOM), gli altri membri del Cts non sarebbero un granché” scrive infatti il noto quotidiano nazionale.

L’h index è l’indice che indica il ‘peso’ di uno scienziato all’interno della comunità scientifica ed è determinato dal numero di pubblicazioni e citazioni scientifiche. Non si tratta quindi di un parere soggettivo, ma è a tutti gli effetti un punteggio raggiunto nel corso degli anni.

La Dejana ha un h index pari a 109, che è indubbiamente elevato, peccato che la virologia non sia il suo campo. Non solo, la Dejana ha preso parte a ben poche riunioni del Cts, infatti su Il Tempo leggiamo che “nelle 35 riunioni del Cts, come certificano seppur in ritardo i verbali interni, che si sono tenute tra il 20 luglio e il 20 novembre scorso, la professoressa Dejana è risultata assente in 28“.

Ma andiamo avanti con gli altri “esperti”. Franco Locatelli, direttore del dipartimento di oncoematologia e terapia cellulare e genica all’ospedale pediatrico del Bambin Gesù, nonché presidente del Consiglio Superiore di Sanità del ministero della Salute, ha un H index di 101, ed è l’unico nel Cts, oltre alla Dejana, a superare il punteggio di 100. Anche lui tuttavia, non è un virologo.

E anche lui ha collezionato non poche assenze, infatti sempre su Il Tempo leggiamo che il professor Locatelli è risultato assente in 14 delle 35 riunioni tra il 20 luglio e il 20 novembre. Tra l’altro né lui né la Dejana erano presinti nelle fasi preliminari del varo dei Dpcm.

Va detto comunque che Locatelli ha collezionato meno assenze della Dejana, per non parlare del record di assenze saldamente in mano a Giuseppe Ruocco, segretario generale del ministero della Salute, che con il suo h Index 8 (otto), ha collezionato 35 assenze su 35 nello stesso periodo di riferimento.

Se prendiamo gli H Index di tutti i membri del Cts arriviamo in tutto a 821 “il che vorrebbe dire una media di 31,5 a testa: una miseria” leggiamo su Il Tempo “e se dalla somma si toglie la Dejana e Franco Locatelli, si scende a 611, con una media pro capite di poco sopra 25: in pratica una vergogna definirli ‘scienziati‘”.

Uno degli aspetti più gravi comunque è il fatto che questi esperti sono stati chiamati ad indicare la strada da seguire nella gestione di una pandemia virale, eppure nessuno di loro è un virologo. “Nessuno risulta competente nella materia che servirebbe: non c’è nemmeno un virologo e nove di loro addirittura hanno un H-index inferiore a 10“.

Insomma sarà anche il governo dei migliori, quello di Mario Draghi, ma questi migliori non sono stati in grado di capire che gli esperti del Cts non sono esattamente i migliori di cui il Paese dispone. Questo peraltro dimostrerebbe che lo stesso esecutivo guidato dall’ex presidente della BCE non è evidentemente formato dai migliori.

I migliori avrebbero probabilmente scelto degli esperti di più alto calibro, non avrebbero confermato gli artefici del disastro cui continuiamo ad assistere settimana dopo settimana, Dpcm dopo Dpcm.

Qualche alternativa agli attuali membri del Cts la troviamo nell’elenco degli scienziati italiani con i più alti h-index, come il professor Alberto Mantovani (h-index 171) il professor Giuseppe Remuzzi (164), il professor Carlo La Vecchia (138), la professoressa Silvia Franceschi (136) e la professoressa Eva Negri (116), che in cinque raggiungono l’h-index dei 26 membri del Cts messi insieme.

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