Da settimane ormai si parla dell’arrivo della cosiddetta terza ondata, e da giorni si parla di un preoccupante aumento dei casi di contagio, e proprio in virtù di questo aumento il governo Draghi ritiene sia necessario andare ad imporre misure ancora più restrittive nei prossimi giorni.

Le ipotesi sul tavolo sono molte, e non è dato sapere, non ancora se non altro, quale sarà la strada che l’esecutivo guidato dall’ex presidente della Bce deciderà di imboccare. Di certo c’è che la linea sarà quella di nuove limitazioni, nuove chiusure, più distanziamento, insomma la ricetta non cambia nonostante si sia dimostrata inefficace.

Inefficace sempre che l’obiettivo sia quello di tutelare la salute pubblica, campo nel quale ha miseramente fallito dal momento che siamo il Paese con il più alto numero di decessi al mondo registrati come decessi Covid per 100 mila abitanti. Insomma che la strada delle restrizioni non funziona lo dicono i numeri, eppure è quella che anche il governo Draghi intende seguire.

Gli esperti cui il governo ha deciso di rivolgersi per indicazioni in merito a come affrontare la questione Covid-19 dicono che il rischio rappresentato dalla cosiddetta terza ondata è serio e concreto, ed è per questo che servono nuovi provvedimenti.

Pazienza se uno studio pubblicato in questi giorni su Science, una delle riviste scientifiche più rinomate al mondo, dice l’esatto contrario, spiegando con dovizia di particolari per quale ragione bisognerebbe invece aprire tutto e favorire la circolazione del virus.

Il governo Draghi verso un nuovo lockdown nazionale?

Il terrorismo mediatico non accenna a sfumare nonostante i numeri relativi all’andamento del contagio siano tutt’altro che allarmanti. Basti pensare che attualmente abbiamo una percentuale di tamponi positivi sul totale dei tamponi che si aggira intorno al 7% mentre per tutto il periodo che va dal 20 ottobre a metà gennaio non è quasi mai scesa al di sotto del 10%, attestandosi spesso oltre il 15%.

Lo si evince chiaramente dal grafico riportato qui sotto realizzato da Lab24 per Il Sole 24 Ore.

Non solo, si deve necessariamente tenere conto anche del fatto che ora per attestare la positività al Coronavirus si utilizzano anche i test antigenici, che hanno una percentuale più alta di falsi positivi rispetto a quella dei test molecolari che invece sono più affidabili nonostante gli innegabili limiti che anch’essi presentano.

Insomma vediamo una lievissima crescita del numero dei positivi sul totale dei tamponi effettuati, e tanto potrebbe bastare evidentemente a giustificare un lockdown come quello di marzo 2020.

Ma è questo che effettivamente deciderà il governo Draghi? Sembra che l’unica certezza sia l’inasprimento delle misure restrittive, ma non si sa esattamente in che modo ciò avverrà. Si è parlato, tra le altre cose, della possibilità di estendere il coprifuoco facendolo iniziare già dalle ore 20 invece che dalle 22.

Il Cts ha anche proposto di adottare il criterio cui si fa riferimento per la chiusura delle scuole, vale a dire del raggiungimento dei 250 casi per 100 mila abitanti in sette giorni. Al raggiungimento di questa soglia, secondo il Comitato Tecnico Scientifico, sarebbe il caso di far scattare le misure restrittive da zona rossa.

Poi c’è anche l’ipotesi di chiusure nei soli fine settimana, che dovrebbero avere la funzione di evitare la diffusione del virus attraverso i tanto temuti assembramenti dovuti alla movida.

E cosa sarebbe invece la super zona rossa? Pare che con questo termine si faccia riferimento all’ipotesi di un lockdown esteso a tutto il territorio nazionale durante il quale si andrebbe ad imprimere una decisa accelerazione al piano vaccinazioni. Sono infatti attese tra la metà di marzo e la metà di aprile 26 milioni di dosi di vaccino che dovrebbero essere somministrate più rapidamente possibile.

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