Non se la sente di restare il segretario di un partito che da 20 giorni parla solo di poltrone, Nicola Zingaretti, che decide quindi di dimettersi, annunciando la sua scelta con un post pubblicato su Facebook.
Qualcuno potrebbe obiettare che il parlare di poltrone da 20 giorni è l’ultimo dei problemi del Partito Democratico, che in linea teorica dovrebbe incarnare gli ideali di quella sinistra moderata che si riconosce in valori quali la tutela del lavoro e delle classi meno agiate, del rispetto dei principi e delle libertà sanciti dalla Costituzione.
Zingaretti: “mi vergogno che nel Pd da 20 giorni si parli solo di poltrone”
Per Zingaretti però il problema principale è che si parla troppo di poltrone, e così lascia il posto di segretario del Partito. “Lo stillicidio non finisce. mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni“.
Queste la parole con le quali inizia il post pubblicato su Facebook dal segretario dem, che si ricorda delle nuove generazioni e del domani del Paese, entrambi sacrificati nel dichiarato obiettivo di contenere la diffusione di un virus con una letalità che ad oggi risulta essere molto vicina a quella della classica influenza stagionale.
Zingaretti: “dovremmo discutere di come sostenere il governo Draghi”
“Sono stato eletto proprio due anni fa” dice ancora il segretario del Pd “abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere”.
Non rileva però che la formazione dell’ennesimo governo tecnico, nonché un governo che va nella direzione opposta a quella indicata dagli elettori nel 2018, rappresenta l’ennesima sconfitta dell’intero mondo politico italiano, ritenuto incapace di amministrare la cosa pubblica, incapace di affrontare quelle sfide che dovrebbero permettere al Paese di crescere, migliorare, andare avanti.
A cosa dovrebbe servire un Partito Democratico o qualsivoglia altro partito se poi il loro ruolo è relegato a quello di comparse nel copione scritto da soggetti estranei al mondo politico e pertanto del tutto scollegati dall’espressione democratica del popolo? Non è di come sostenere il governo Draghi che si dovrebbe discutere, ma di come restituire la sovranità al popolo nel rispetto del primo articolo della Costituzione.
Zingaretti: “io ho fatto la mia parte, spero che il Pd torni a parlare dei problemi del Paese”
Le osservazioni di Zingaretti però sembrano a suo dire non aver sortito l’effetto desiderato. “Anzi, mi ha colpito invece il rilancio di attacchi anche di chi in questi due anni ha condiviso tutte le scelte fondamentali che abbiamo compiuto” ha detto il segretario dem “non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni”.
“Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione” ha proseguito ancora Zingaretti “ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò al presidente del partito per dimettermi formalmente”.
“Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli” ha poi concluso Zingaretti.
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