Qualcuno direbbe meglio tardi che mai, ma evidentemente per Alessandro di Battista chiudere con il Movimento 5 Stelle è stato piuttosto difficile. L’addio ufficiale del leader romano al movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio arriva con la sua rinuncia all’iscrizione e la cancellazione del suo nome anche dalla piattaforma Rousseau.

Ora Di Battista è formalmente fuori dal Movimento 5 Stelle, insieme, anche se per ragioni diverse, agli altri 36 Parlamentari che si sono apertamente dichiarati contrari alla formazione del governo di Mario Draghi, espulsi per aver votato No alla fiducia in contrasto con la linea indicata dai vertici e successivamente, con il voto attraverso la piattaforma Rousseau, anche dalla base.

La conferma dell’addio da parte dell’ex deputato romano arriva a due giorni dall’espulsione dei dissidenti che, paradossalmente, sono coloro che almeno in questa occasione non hanno rinunciato a portare avanti le battaglie su cui il Movimento 5 Stelle ha fondato la sua linea politica.

Ma cosa farà ora Alessandro Di Battista? La sua fuoriuscita dal M5s lo porterà alla formazione di nuove realtà politiche? Sembra che questo non sia, almeno per il momento, tra i programmi del popolare leader pentastellato.

Diversa invece la posizione dei Deputati che hanno votato No alla fiducia a Mario Draghi, che si muovono per la creazione del gruppo L’Alternativa c’è, all’interno del quale non guasterebbe una figura carismatica come quella del Dibba che, tuttavia, non ha mostrato ancora alcun interesse in tal senso.

All’interno del MoVimento intanto si spera in un ritorno di Giuseppe Conte, e si ipotizza che non è da escludere un suo ruolo all’interno del comitato direttivo a 5 con il quale è stata rimpiazzata la figura del leader in seguito alla votazione su Rousseau per la modifica dello statuto.

Di Battista lascia il M5s, dal video su Fb alla cancellazione da Rousseau

L’annuncio di Alessandro Di Battista era arrivato subito dopo la votazione su Rousseau attraverso la quale la base degli iscritti avrebbe espresso il proprio parere circa la scelta di appoggiare o meno il governo di Mario Draghi. Scelta che avrebbe comportato la formazione di un esecutivo non solo con Matteo Renzi ma persino con Silvio Berlusconi.

Un esecutivo che come lo stesso Marco Travaglio aveva dichiarato appena un paio di mesi fa nel corso di un’intervista, il Movimento 5 Stelle non avrebbe mai appoggiato, in quanto palesemente in contrasto con tutto ciò che rappresenta.

Dopo un iniziale slittamento della votazione su Rousseau i vertici del Movimento 5 Stelle hanno chiarito le proprie posizioni favorevoli al governo con Mario Draghi, dopodiché è arrivato il via libera alla votazione e la base degli iscritti ha deciso di seguire la strada indicata da Luigi Di Maio, Vito Crimi e da molti altri esponenti.

Per Alessandro Di Battista questo ulteriore voltafaccia ha rappresentato un punto di rottura netto che lo ha portato a registrare un video nel quale afferma chiaramente che da quel momento si “sarebbe fatto da parte” e che non avrebbe più “parlato a nome del Movimento”.

Alcuni ritenevano che il leader romano sarebbe tornato sui suoi passi, ma evidentemente così non è stato. A distanza di qualche giorno le distanze tra il Dibba e il Movimento 5 Stelle sono persino aumentate, ed un paio di giorni fa, sabato 20 febbraio nel corso di una diretta sul suo profilo Instagram Di Battista è tornato a parlare dei motivi che lo hanno spinto a lasciare il MoVimento.

“Un mese fa sono stato contattato dal Movimento, quando si è aperta la crisi di governo” ha spiegato Di Battista nel video “il piano era Sì a Conte e No a un esecutivo con Renzi. Non sono stato io a cambiare idea” ha infatti sottolineato Di Battista.

Tra l’altro è piuttosto evidente che è il Movimento 5 Stelle a cambiare idea, e non solo sulla questione del fare o non fare un governo con Silvio Berlusconi come alleato, o con Matteo Renzi, o con il Pd di “mai con il partito di Bibbiano”, ma soprattutto sulla questione di appoggiare un governo presieduto da Mario Draghi, simbolo di quel sistema economico che il M5s si prometteva di combattere.

Quanto ai progetti per il futuro, Alessandro Di Battista ha fatto sapere di non essere intenzionato a fare “né scissioni né correnti” e ha aggiunto poi: “un mese fa ho ristretto i rapporti con tutti e sono uscito senza sbattere la porta. Non è vero che ho pronto, come dice qualcuno, il simbolo dell’Italia dei Valori”.

Le posizioni di Di Battista comunque sono fortemente critiche nei confronti dell’attuale Movimento 5 Stelle, ad esempio sulla questione delle recenti espulsioni dei Parlamentari che hanno votato No alla fiducia a Mario Draghi. “Penso che siano più scelte da burocrati che da politici, ma sono affari loro” ha commentato.

Gli espulsi del Movimento 5 Stelle verso la formazione di una nuova forza politica

Tra i parlamentari del Movimento 5 Stelle, a votare No alla fiducia a Mario Draghi sono stati in tutto 21 deputati e 15 senatori che ora stanno iniziando ad organizzarsi per dar vita ad un nuovo gruppo parlamentare.

A Montecitorio si va verso la formazione di una componente del gruppo Misto formata appunto dai vari espulsi, come confermato all’Adnkronos da Andrea Colletti che a tal proposito ha detto: “proveremo a farla nascere nei prossimi giorni, domani o dopodomani. Per partire dobbiamo essere almeno 10, domani ci riuniamo e vedremo”.

Quanto al nome, pare che sarà: “L’alternativa c’è” e dovrebbe essere composta dai 21 espulsi alla Camera e cioè: Massimo Baroni, Pino Cabras, Andrea Colletti, Manuela Corda, Jessica Costanzo, Francesco Forciniti, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero, Rosa Menga, Maria Laura Paxia, Raphael Raduzzi, Giovanni Russo, Francesco Sapia, Doriana Sarli, Michele Sodano, Arianna Spessotto, Guia Termini, Rosa Alba Testamento, Andrea Vallascas, Alessio Villarosa, Leda Volpi.

Al Senato intanto 5 dei 15 senatori del Movimento 5 Stelle che sono stati espulsi si sono attivati per dare i via ad una raccola di deleghe per avviare un ricorso collettivo in Tribunale con il quale chiedere una sospensiva dei provvedimenti di espulsione dal Movimento.

A presentare l’istanza sarà, secondo quanto riportato dall’Ansa, l’avvocato genovese Daniele Granieri che oltre alle deleghe dei senatori raccoglierà quelle di alcuni deputati, mentre altri senatori espulsi presenteranno anch’essi ricorso ma con un altro avvocato.

Tra i senatori che non sembrano affatto intenzionati ad accettare supinamente l’espulsione troviamo Nicola Morra e Barbara Lezzi, i quali peraltro intendono presentare la propria candidatura per il nuovo Comitato direttivo.

Naturalmente da regolamento interno questo non è possibile ora come ora, in quanto vengono automaticamente esclusi da questa possibilità coloro che hanno dei procedimenti disciplinari in corso. La situazione però non è così semplice, e a complicarla contribuisce anche il fatto che la stessa probivira Raffaella Andreola ha espresso la propria intenzione di non firmare l’espulsione.

“Non firmerò l’atto di apertura del procedimento di espulsione” ha fatto sapere la Andreola, a dimostrazione del fatto che la questione della fiducia al governo Draghi ha spaccato il Movimento 5 Stelle ben più in profondità di quanto non si evinca dal numero di coloro che hanno votato No al nuovo esecutivo.

Ad ogni modo, stando al regolamento del M5s, le sanzioni vengono aperte e inviate ai soggetti destinatari “che hanno 90 giorni per far avere le loro deduzioni. Dopodiché il collegio emette il provvedimento disciplinare” spiega la Andreaola, che poi sottolinea: “in questo caso tutto questo non è avvenuto, è stata deliberata l’apertura dei procedimenti con il mio voto contrario“.

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