Una bella sorpresa per chi segue la politica un po’ più da lontano, e mentre la maggior parte dei sostenitori del M5s ha “abbandonato ogni speranza”, una parte di quei pochi che ancora darebbero il proprio voto al partito fondato dal comico genovese inizia a porsi qualche domanda. Insomma meglio tardi che mai, e così si inizia a delineare quella spaccatura ormai evidente ai più tra il M5s nelle istituzioni e il M5s dei cittadini.
Va da sè che il primo dei due è per buona parte a favore di Mario Draghi e del suo nascente esecutivo ‘di alto profilo’, mentre il secondo è nettamente contrario. Tra i favorevoli al governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea troviamo, com’era ormai prevedibile, lo stesso Beppe Grillo che per Draghi non aveva mai speso parole particolarmente buone.
Ha avuto impressioni positive Beppe Grillo durante il suo incontro con Mario Draghi, e ne è rimasto piacevolmente sorpreso lui stesso, stando a quanto ha riferito. “Mi aspettavo il banchiere di Dio e invece è un grillino” ha detto Beppe con il suo solito tono canzonatorio, il brutto è che l’idea di appoggiare il governo Draghi non era uno scherzo.
L’arrivo di Draghi divide il M5s ma soprattutto unisce tutti gli altri
Con l’arrivo di Draghi sono successe due cose di un certo rilievo per quel che riguarda le dinamiche tra e all’interno delle varie forze politiche. Prima di tutto quel che è sotto gli occhi di tutti, stando alle dichiarazioni degli esponenti dei vari partiti, è che ora esiste una linea comune che unisce l’intero Parlamento da destra a sinistra.
Possiamo dire che i partiti hanno finalmente scoperto che, in fondo in fondo, hanno tutti gli stessi piani per l’Italia, non ci sono divisioni o divergenze di vedute, le loro idee convergono tutte su un’unico grande progetto la cui sintesi è evidentemente Mario Draghi che, per inciso, non ha ancora detto molto di quel che intende fare una volta al timone.
Mario Draghi insomma ha unito tutte le anime del centrodestra, con la sola eccezione di Giorgia Meloni, è doveroso dirlo, ma anche quelle del centro sinistra, da LeU al Pd finanche a quell’elettrone impazzito che è Italia Viva.
E questo è il primo effetto di Draghi sulle dinamiche tra i partiti, al quale si aggiunge un altro interessante effetto sulle dinamiche all’interno di una specifica forza politica, il Movimento 5 Stelle, che dopo essere andato avanti un po’ alla cieca per un paio d’anni, smarrendo pressoché totalmente la propria identità e nel frattempo perdendo pezzi qua e là, ora giunge finalmente a un bivio.
Anche quelli che non avevano voluto guardare quello che il Movimento 5 Stelle era diventato, o meglio, quello che aveva palesemente cessato di essere, si sono ritrovati con una realtà scomoda sbattuta in faccia con tale violenza che una parte di loro si è risvegliata da quella specie di ipnosi di cui era caduta vittima.
Quale che sia la decisione della base del Movimento 5 Stelle, che dopo il rinvio della votazione su Rousseau prevista per ieri, potrà esprimersi oggi tra le 10 e le 18, una parte della creatura di Grillo andrà nella direzione opposta, provocando quella spaccatura che in realtà esiste da tempo ma che si è cercato di evitare pur di sopravvivere, costi quel che costi.
Governo Draghi, chi è a favore?
Non sappiamo ancora come voterà la base del M5s attraverso la piattaforma Rousseau, ma conosciamo il parere di molti dei grillini che siedono in Parlamento, a cominciare dal presidente della Camera, Roberto Fico.
“Il momento delicato che il Paese sta vivendo ci impone una riflessione serie e un’assunzione di responsabilità” dice Fico, aggiungendo: “come ha spiegato in modo estremamente chiaro il presidente della Repubblica, non è pensabile in questo momento storico far precipitare il Paese verso le urne“.
Dalla sua parte anche Luigi Di Maio, che dichiara il suo sì per la fiducia nel garante Beppe Grillo “che è sempre stato più lungimirante di tutti” e nell’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte “perché non era scontato che dicesse di votare sì su Rousseau per la formazione del nuovo governo. È stato un gesto di grande responsabilità”.
“Io mi fido di voi” ha scritto in un post su Facebook Luigi Di Maio “di quello che abbiamo fatto insieme negli ultimi otto anni” dopodiché si rivolge agli iscritti chiedendo di fare altrettanto “perché non esiste una maggioranza senza di noi. Io voto Sì, perché dobbiamo difendere cil che abbiamo costruito per l’Italia. Io voto Sì perché dobbiamo spendere al meglio i 209 miliardi del Recovery Plan conquistati in Europa grazie al Movimento 5 Stelle”.
Dalla parte di Mario Draghi troviamo anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che ha dichiarata favorevole “all’idea di provare ad essere ancora protagonisti nelle scelte e nella vita politica di questo Paese. La prima forza parlamentare non può non ambire ad avere una sua centralità, anche nell’azione del prossimo Governo”.
Per il Sì a Draghi anche il ministro per lo Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, che ha annunciato il suo voto favorevole al nuovo esecutivo con Lega, Forza Italia, Pd, LeU e Italia Viva. “Ho appena votato e ho votato sì” ha dichiarato il ministro “il Movimento 5 Stelle all’opposizione o in campagna elettorale permanente non è un modo giusto di pensare alle prossime generazioni”.
Anche Carlo Sibilia si è dichiarato favorevole a dare sostegno al governo Draghi insieme a Berlusconi, Salvini, Renzi e le altre forze di centro sinistra. “Per il Movimento 5 Stelle non è ancora arrivato il momento di arrendersi, ma dobbiamo restare uniti ed essere forti più che mai”.
“Il 33% alle elezioni è un messaggio che ci ha investito di una grande responsabilità, la stessa responsabilità che chiede oggi il Presidente della Repubblica a tutti noi alla luce della situazione drammatica in campo economico, politico e sanitario che stiamo vivendo. Il messaggio è fare, non stare fermi a guardare. Reagire” conclude poi Patuanelli.
Tra gli altri esponenti del M5s che si sono dichiarati a favore del governo Draghi troviamo pure Stefano Buffagni, che ha colto l’occasione per ringraziare Grillo per il suo lavoro, e la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo che ricorda i traguardi raggiunti in questi anni dal Movimento 5 Stelle.
Governo Draghi, chi è contrario?
Piuttosto folto anche il fronte del No all’interno del Movimento 5 Stelle, capeggiato, se così si può dire, da Alessandro Di Battista, che da tempo si colloca tra i meno entusiasti di alcune delle scelte operate negli ultimi mesi.
Tra i No a Mario Draghi troviamo quello di Elio Lannuti, ex presidente dell’Adusbef, ma anche Granato, Angrisani, Abate, Cabras, Forciniti, Vallascas, Costanzo, Raduzzi, Volpi, Giuiodori, Maniero, Colletti, Lezzio.
Contraria ad un governo con Berlusconi, Renzi, Salvini e Mario Draghi presidente del Consiglio, anche l’ex ministra per il Sud, Barbara Lezzi, che su Facebook si è rivolta all’ex premier Giuseppe Conte.
“Il tuo appello di ieri a votare Sì al quesito su Rousseau ha, ancora una volta, dimostrato che sei un vero signore. Dato il tuo ruolo, dato il tuo garbo istituzionale non avresti potuto fare altro. Per me è diverso. Tra poche ore, quando mi ritroverò davanti alla scelta, voterò un No convinto e vorrei motivartelo”.
“Non voterò sulla piattaforma a favore della nascita di questo governo perché, come saprai, avremo forse tre ministeri su 15 o 16, quindi saremo ininfluenti. Voterò No al quesito perché il Movimento ha scelto di nascondersi dietro ad un quesito ipocrita e vile in cui non scrive chi sono ‘le altre forze politiche’ Italia Viva, Forza Italia, Lega, Pd, LeU, Azione, Cambiamo“.
E ancora nel post di Barbara Lezzi leggiamo: “ci sono anche tutti quelli che hanno ordito alle tue spalle. Eppure eravamo dentro e non siamo riusciti a fermarli perché tutti insieme sono più di noi. Berlusconi non va ai processi ma è piombato qui a mettere la firma sulla tua cacciata. Ed io dovrei agevolare la nascita di questo governo con il voto su Rousseau? No”.
“Farò di tutto per non essere annoverata tra i traditori del Paese de più amato presidente del Consiglio” conclude poi la senatrice salentina, ma in un post successivo si rivolge anche agli iscritti dicendo: “ora siete voi, iscritti al M5s, che potete decidere se accomodarvi accanto a Berlusconi, Salvini, Renzi, Calenda e gli altri oppure pretendere che tutto passi dal M5s che avrebbe forza e mani libere per negoziare e trattare ogni voto”.
Un altro ex ministro pentastellato, Danilo Toninelli, che era titolare del dicastero dei Trasporti durante il primo governo Conte, si dichiara contrario al governo di Mario Draghi.
Nel suo post su Facebook Toninelli spiega: “per porre un limite agli attacchi vergognosi contro esponenti del M5s ci sono solo due strade: ci si piega o si continua a lottare. Ma solo nel secondo caso si potrà dare all’Italia un’informazione libera da partiti e lobby. Per questo oggi su Rousseau ho votato No”.
“Per evitare di sedersi al tavolo con certi personaggi che sono tra i motivi per cui è nato il Movimento 5 Stelle” dice ancora Toninelli “ricordo che il quotidiano ‘Il Giornale’ che mi dedica la prima pagina di oggi 11 febbraio, è di proprietà della famiglia Berlusconi. Di cui fa parte quel Silvio Berlusconi che potrebbe diventare nostro futuro alleato di governo se prevalesse il Sì nel voto su Rousseau”.
E se su Rousseau dovesse vincere il no, come dovrebbero votare i parlamentari del M5s in occasione del voto di fiducia? Casaleggio ha spiegato che non è stato ancora stabilito se in quel caso si andrà per il no o per l’astensione.
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