L’andazzo si era capito già da un pezzo, e adesso eventuali dubbi residui sono stati definitivamente fugati. Che la Lega fosse un partito euroscettico solo a parole lo sapevamo già, e tuttavia che Matteo Salvini avrebbe perfino smesso di chiedere il ritorno alle urne era più difficile da immaginare.

Sarà questa una delle miracolose ‘skill’ di una personalità di ‘alto profilo’ come quella di Mario Draghi, che non solo ha fatto passare al leader leghista la fissazione del ritorno alle urne che si porta dietro da oltre un anno, ma ha anche fatto sparire dal Movimento 5 Stelle anche l’ultimo rimasuglio di velleità sovraniste, se mai ce ne siano state per davvero.

La Lega di Salvini “a disposizione” di Mario Draghi

Stando alle dichiarazioni rilasciate nelle ultime ore sembra piuttosto evidente che l’intero mondo politico, praticamente con la sola eccezione di Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, è pronto a sostenere Draghi.

Se il Parlamento è davvero lo strumento attraverso il quale il popolo esercita la propria sovranità, si direbbe che il popolo sia pressoché totalmente dalla parte dell’Europa delle banche e dell’austerity. Il che francamente appare poco credibile, ma il punto è che non ha alcuna importanza, perché il popolo è tagliato fuori dai giochi per la gestione della cosa pubblica da molto prima che la cosa si palesasse con tale inconfutabile chiarezza.

Quanto all’incontro tra il premier incaricato Mario Draghi e la delegazione della Lega, il risultato è che anche Matteo Salvini, nonostante le sue recenti dichiarazioni che indicavano quantomeno un certo scetticismo per quel che riguarda il nascente esecutivo, ha gettato la maschera e ha dichiarato il suo appoggio al nuovo presidente del Consiglio.

Movimento 5 Stelle, Crimi: “noi ci saremo con lealtà”

Parla di lealtà il reggente del Movimento 5 Stelle, Vito Crimi, quando conferma l’appoggio a Mario Draghi. “Noi ci saremo con lealtà” dice Crimi dopo l’incontro al quale ha preso parte persino Beppe Grillo.

Non è dato sapere quanto il reggente del M5s sia consapevole del fatto che la forza politica che rappresenta incarna quanto di più distante ci sia dal concetto di “lealtà”, e tuttavia è con estrema naturalezza che comunica l’ennesimo, probabilmente ultimo e sicuramente più eclatante, voltafaccia del Movimento 5 Stelle.

Gli esponenti grillini che hanno deciso di inchinarsi all’ex presidente della BCE sembrano convinti di poter giustificare la scelta agli occhi dell’opinione pubblica, sottolineando che si tratterà di un governo politico e non tecnico. Sembra che il fatto che le finalità dell’esecutivo guidato da Mario Draghi restino le stesse, che si tratti di governo tecnico o no, debba, a loro parere, essere visto come un dettaglio irrilevante.

Crimi ha fatto sapere che la delegazione del M5s ha chiesto che si parta dalla maggioranza precedente, come se questo potesse in qualche modo e per qualche incomprensibile ragione, inviare un segnale rassicurante al comune cittadino.

Abbiamo chiesto di non indebolire il reddito di cittadinanza per un nuovo esecutivo più solidale, ambientalista ed europeista” ha poi aggiunto Crimi. Pare infatti che tra gli interventi in programma ve ne sia qualcuno che andrà a ritoccare il RdC, e di certo non per estenderlo ad un maggior numero di cittadini, o per aumentarne l’importo.

Crimi ha anche toccato il tema del Recovery Plan, riaccreditando ai cinque stelle il ruolo di “sentinelle” in grado di vigilare che le risorse messe in campo per la ripresa vengano spese nell’interesse del Paese.

“Con le nostre caratteristiche valoriali verificheremo che l’attuazione di quei fondi sia fatta con onestà, trasparenza e nell’interesse dei cittadini” ha detto Crimi, dimostrando al di là di ogni ragionevole dubbio di non aver capito che oggi una dichiarazione di questo tipo nella migliore delle ipotesi può essere interpretata come una battuta di cattivo gusto.

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