Nella giornata di oggi il premier incaricato Mario Draghi ha già incontrato alcune delle principali forze politiche, tra cui il Partito Democratico, Italia Viva, LeU e Fratelli d’Italia. L’ultimo appuntamento di oggi è con la Lega di Matteo Salvini, dal quale nelle ultime ore era giunto l’out out circa la partecipazione al governo del Movimento 5 Stelle.

Sarà un governo sia tecnico che politico

Quello presieduto da Mario Draghi sarà un governo sia tecnico che politico, ma in particolare sarà un governo delle banche e per le banche, che agirà in chiave profondamente europeista, esattamente nella direzione opposta a quella indicata dagli elettori nel 2018, con la vittoria del Movimento 5 Stelle, partito che si presentava profondamente euroscettico e che veniva accusato di sovranismo e populismo.

Si eviterà il ritorno alle urne per via dell’emergenza, si continua a ripetere, e tuttavia la vera emergenza democratica non è rappresentata tanto dal mancato coinvolgimento dei cittadini nell’esercizio del voto, quanto dalla chiara direzione europeista in cui il governo Draghi agirà, nel più totale disprezzo del concetto di sovranità popolare sancito dall’articolo 1 della Costituzione

Se nelle prime fasi c’erano ancora delle voci fuori dal coro che facevano pensare – invero solo ai più ingenui – che Draghi avrebbe anche potuto non ottenere la fiducia delle Camere, adesso quelle voci si sono drasticamente affievolite, e l’unica presa di posizione netta contro il governo di Mario Draghi arriva da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

Ed ora che è piuttosto chiaro che il governo Draghi ha la strada spianata dal reverenziale inchino della quasi totalità dei partiti politici che siedono in Parlamento, si cerca di capire che tipo di governo sarà.

Si tratterà a quanto pare di un governo strutturato sulla falsa riga di quello di Ciampi, che presentava sia ministri ‘tecnici’ che ministri politici. I ministeri con le cosiddette figure di “alto profilo” saranno quello di Economia e Finanza, il ministero dei Trasporti ed il ministero dello Sviluppo Economico.

Poi a seconda della composizione della maggioranza verranno assegnate poltrone qua e là in modo più equo possibile, così ognuno dei partiti che volterà le spalle al proprio elettorato potrà comunque dimostrare di aver conseguito una qualche conquista, una sorta di premio di consolazione da sbandierare come un successo.

I temi più caldi che il nuovo esecutivo si troverà ad affrontare vanno dal Recovery Plan alla questione del Mes, dalla proroga degli ammortizzatori sociali e delle altre misure a favore di lavoratori e imprese, tra cui l’estensione del blocco dei licenziamenti.

Ma torniamo alla squadra di governo, che secondo le ipotesi formulate dall’Ansa potrebbe vedere un interim del nuovo premier all’Economia, o in alternativa quello di un tecnico di sua fiducia come Daniele Franco, Luigi Ferderico Signorini di Bankitalia e Daniele Scannapieco della Bei. Sicuramente basse invece le probabilità di una conferma per il ministro del Tesoro uscente Roberto Gualtieri.

Quanto al ministero della Giustizia, si parla di un possibile arrivo di Marta Cartabia o Paola Severino. Per il ministero della Salute sull’Ansa leggiamo l’ipotesi di Ilaria Capua, ma potrebbe persino essere confermato il ministro Roberto Speranza.

Non si può escludere anche la conferma di Luciana Lamorgese agli Interni, ma quel ministero potrebbe anche servire come merce di scambio per ottenere qualcosa dalla Lega. Tra gli altri nuovi arrivi nella squadra di governo guidata da Mario Draghi si ipotizzano anche i nomi di Carlo Cottarelli e della rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni.

Non farà parte della squadra di governo invece Giuseppe Conte, il cui ingresso potrebbe influenzare la posizione del Movimento 5 Stelle. Sembra tuttavia non si possa escludere la conferma di Luigi Di Maio, anche se non necessariamente agli Esteri.

Pare che anche Matteo Renzi abbia escluso l’idea di entrare nella squadra di governo, mentre invece potrebbero farne parte Ettore Rosato e persino Maria Elena Boschi. Tra le fila di Forza Italia invece spunta il nome di Antonio Tajani, mentre per la Lega ci sarebbe Giancarlo Giorgetti o un tecnico d’area.

Il Movimento 5 Stelle pronto ad appoggiare Mario Draghi?

Il Movimento 5 Stelle ha fatto finta per un po’ di storcere il naso, ma ora sembra che abbia accettato tutto sommato di buon grado l’idea di proseguire sulla strada opposta a quella indicata dal suo elettorato. Salvo alcune eccezioni tra le sue fila, il movimento fondato da Beppe Grillo darà la fiducia a Mario Draghi.

Poco più di due anni fa un’affermazione del genere avrebbe sconvolto qualsiasi attivista del Movimento 5 Stelle, e avrebbe attirato le repliche sdegnate di tutti gli esponenti dal primo all’ultimo, che si sarebbero sbracciati nel sostenere che una cosa del genere sarebbe stata del tutto impossibile.

Invece eccoci qua, Beppe Grillo a braccetto con Mario Draghi, chi l’avrebbe mai detto? Nessuno a parte quelli che vengono puntualmente additati come complottisti, i quali però, a quanto pare, ogni tanto ci azzeccano.

Con il Movimento 5 Stelle a sostenere il governo del banchiere Draghi insieme al ‘condannato Berlusconi’ come amavano enfatizzare loro stessi, e al ‘non credibile’ Matteo Renzi, il gioco è fatto, la maggioranza potrà essere quella che era con il Conte bis, con l’aggiunta dell’utile appoggio di Forza Italia.

Sul tema governo con Mario Draghi sono arrivati i sempre meno credibili commenti di Alessandro Di Battista, che dopo aver dichiarato che il giorno in cui il M5s avesse deciso di governare con il Pd, lui avrebbe lasciato il M5s, e dopo aver detto che “con Renzi nemmeno un caffè”, adesso timidamente prova a far notare: “pensate che sarà possibile portare avanti battaglie sulla legalità e sulla giustizia stando al governo con Berlusconi?”.

Ad ogni modo le certezze si avranno con l’incontro tra la delegazione del Movimento 5 Stelle e Mario Draghi, che è fissato per la mattinata di sabato. Probabilmente vi prenderà parte anche lo stesso Beppe Grillo.

Centrosinistra e centrodestra con Draghi

Non c’erano dubbi che il Partito Democratico e Liberi e Uguali avrebbero appoggiato senza problemi un governo presieduto da Mario Draghi, per non parlare di Italia Viva, visto che pare fosse proprio questo il compitino che Matteo Renzi doveva svolgere per conto delle élite finanziarie.

E tuttavia Renzi si giustifica dicendo “a chi mi domanda perché la crisi rispondo semplice: se dobbiamo spendere 200 miliardi di euro preferisco li spenda Draghi che Conte. Poi il governo Draghi lo fa nascere il Parlamento su indicazione di Mattarella, non il sottoscritto”.

Quanto al centrodestra, come accennato in apertura l’unico No chiaro e tondo lo ha pronunciato Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia. “Sarò chiara” ha detto la leader romana “non c’è alcuna possibilità di una partecipazione o anche di un sostegno da parte di Fratelli d’Italia al governo Draghi. Gli Italiani hanno il diritto di votare. Continuiamo a lavorare per tenere il centrodestra unito e portare gli Italiane alle elezioni. Fatevene una ragione”.

La posizione della Lega è invece molto meno chiara, con Matteo Salvini che aveva dichiarato “o noi o Grillo” ma poi qualcuno (Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia) tra le fila leghista ha iniziato a fare pressioni per fargli cambiare idea e pare ci sia riuscito.

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