Una crisi che il 99% degli Italiani non riesce a capire, quella in cui si è venuto a trovare il secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte, e tra oggi e domani avremo se non altro la possibilità di iniziare a capire in che direzione ci porterà.
Fu Matteo Salvini a staccare la spina al primo governo Conte, mentre questa volta è toccato all’altro Matteo. Motivazioni molto diverse alla base, ma di fatto si palesa ancora una volta la profonda crisi politica in cui il Paese versa da anni, senza contare l’enorme e ormai incolmabile distanza che si è andata a formare tra elettori ed eletti, con questi ultimi sempre meno espressione della volontà popolare.
Una sovranità che risulta sempre più difficile esercitare nelle forme e nei limiti della Costituzione, visto che il partito che ha vinto le elezioni ha voltato le spalle a metà del suo elettorato poco dopo la formazione del primo governo Conte, e all’altra metà dopo l’alleanza con il centrosinistra, e con quel Renzi che ora si chiama fuori dai giochi.
A tenere insieme i pezzi di una maggioranza sempre meno credibile in prima linea c’è proprio il presidente del Consiglio, che naturalmente propone la narrativa del Paese da salvare con un atto di responsabilità.
Per Conte si tratta di una crisi difficile da spiegare, e lo dice chiaramente nel corso del suo intervento di questa mattina alla Camera dei Deputati. “Una crisi in cui non solo i cittadini, ma io stesso, non trovo alcun plausibile fondamento” dice il primo ministro a Montecitorio nel corso del suo discorso iniziato alle 12.15 e durato circa un’oretta.
Alla fine del suo intervento il premier ha lanciato un appello: “chi ha a cuore l’Italia ci aiuti”. “Il Paese merita un governo coeso” dice Conte, per poi annunciare la rinuncia alla delega ai Servizi segreti, uno dei motivi che sarebbero alla base della rottura con Matteo Renzi.
Tra i “costruttori” il Maie e il Centro Democratico
Il discorso di Conte si guadagna gli applausi delle forze di maggioranza ma anche le critiche di quelle di opposizione. Quello che però il premier deve riuscire a capire è se può contare sui voti di quei pochi ‘responsabili’ o ‘costruttori’ che potrebbero permettergli di cadere in piedi.
Dopo il Movimento 5 Stelle e Forza Italia prende la parola per il gruppo Misto Alessandro Fusacchia vicino al Centro Democratico di Bruno Tabacci, che dà la sua disponibilità a sostenere Conte. “Conte usi la sua popolarità per dimostrare che il governo presieduto da lui sia il meglio. Offra un percorso, una prospettiva, non a chi vuole tornare in auge ma a tutti quelli che vogliono poter contribuire a risollevare le sorti di un Paese intero”.
Con le parole di Antonio Tasso invece arriva il sostegno del Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero): “dopo la sua esauriente relazione parliamo di una crisi che non ho francamente capito e che non capiscono i nostri partner europei” dice Tasso.
Dal Maie, che nei giorni scorsi si è costituito come gruppo autonomo al Senato arriva infatti la conferma di disponibilità a sostenere il premier. “Buon lavoro, presidente Conte: poco o tanto che sia il Maie gli offre il suo sostengo”.
Scontato l’apporto del Partito Democratico, per il quale ha parlato alla Camera il deputato Michele Bordo, che tra le altre cose ha sottolineato la chiusura definitiva con Italia Viva. “La crisi è stata causata dal narcisismo esasperato di qualcuno” ha dichiarato Bordo “a chi lancia messaggi rasserenanti rispondo che bisognava pensarci prima. La rottura è profonda: qualcuno ha pensato di far saltare il Pd senza riuscirci”.
Conte: “ho operato sempre per il bene del Paese”
Conte apre il suo intervento precisando prima di tutto quali sono i propositi coi quali il suo secondo esecutivo si è insediato. Un esecutivo che dovrebbe attingere i suoi valori fondanti soprattutto dal programma con cui il M5s si è presentato al suo elettorato e dal quale ha ricevuto l’incarico di rappresentanza.
Un programma che in estrema sintesi tutto doveva essere meno che quello di un partito europeista, da cui l’affinità, almeno in linea teorica, con la Lega di Salvini. Eppure Conte non esita a definire il suo governo come un governo fondato “sui valori della Carta e con vocazione europeista”. Non esattamente quello che chiedevano gli Italiani insomma, eppure la crisi di governo nasce da tutt’altra parte.
Conte giustifica il suo operato parlando di quanto sia stato difficile affrontare la pandemia, “una sfida di portata epocale”, ribadendo di aver “operato sempre per il bene del Paese”. “Posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta” ha poi detto Conte, che rivolgendosi ad Italia Viva ha poi affermato: “non si può cancellare quello che è accaduto”.
“Le energie dovrebbero essere tutte, sempre, concentrate sulla crisi del Paese” dice poi il premier “così, agli occhi dei cittadini, appaiono dissipate in contributi polemici, spesso sterili, del tutto incomprensibili”.
Il presidente del Consiglio si rivolge quindi alle “forze parlamentari volenterose” grazie alle quali dovrebbe essere possibile andare avanti con il progetto dell’esecutivo. Si andrà quindi verso un Recovery Plan “largamente condiviso” ed il governo “si impegnerà a promuovere una riforma elettorale proporzionale”.
Niente applausi per il premier dalle forze di opposizione, naturalmente, e nemmeno da Italia Viva, con una sola eccezione. Alcuni renziani infatti hanno applaudito quando il premier ha comunicato la decisione di rinunciare alla delega per i Servizi segreti.
Il passo indietro di Italia Viva
Non è sicuramente la coerenza la dote peculiare degli esponenti di Italia Viva, lo si evince anche dagli interventi alla Camera dei Deputati, dove Ivan Scalfarotto ha spiegato: “se c’è da creare un governo migliore, e non abbiamo nessuna pregiudiziale sui nomi, figuriamoci se mettiamo un veto su di lei che ha governato con la Lega poco prima di questo governo, Ma chiediamo di muoversi, di darci risposte, una visione e una strategia. Se questo c’è, noi ci siamo”.
Insomma a giudicare dall’intervento di Scalfarotto Iv è già pronta a tornare sui suoi passi, eppure sembra che quella strada non sia proprio più percorribile, non in via ufficiale se non altro, visto che Conte spera di raccogliere voti al Senato anche tra le fila renziane.
“Se ci sarà la possibilità di dare un governo a questo Paese, Iv non mancherà” ha quindi concluso Scalfarotto, dimentico forse del fatto che se questo Paese non ha un governo è proprio per la decisione di ritirare i propri ministri presa da Italia Viva.
Dalla Lega di Matteo Salvini sono arrivati invece attacchi decisi. Se ne è fatto portatore il deputato leghista Claudio Borghi, che rivolgendosi al presidente del Consiglio ha dichiarato: “lei se ne andrà quando si sarà reso conto che la montagna di guano accumulata sarà così enorme da non potersi nascondere e allora ve ne andrete come chi lascia la casa occupata dopo aver distrutto e aver defecato nel centro della stanza”.
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