Inizia con quasi un’ora di ritardo rispetto all’orario stabilito, la conferenza stampa di Matteo Renzi, che come da copione annuncia le dimissioni delle sue ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, nonché del sottosegretario Ivan Scalfarotto.
Si apre così la crisi formale di governo il cui esito è ancora tutto da vedere. Ad evitare questa deviazione dagli obiettivi dell’attuale esecutivo ci hanno provato in tutti i modi gli esponenti del Pd in particolare, che avevano tentato di intavolare un dialogo costruttivo con l’ala renziana.
Ci aveva provato, a quanto pare, anche il presidente del Consiglio stesso, che secondo quanto riportato da Repubblica, aveva lavorato ad un documento comune da far sottoscrivere agli alleati per ripartire da lì. Tutti tentativi che non hanno prodotto i risultati sperati, visto che alla fine Renzi ha staccato la spina proprio come aveva preannunciato.
Non sono valse a molto neppure le richieste del presidente della Repubblica, che si era rivolto sia al leader di Italia viva che allo stesso premier, spingendo per una soluzione diversa dalla drastica prospettiva di una netta spaccatura tra Iv ed il resto della maggioranza.
Conte: “una grave responsabilità di Iv”
Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ora si aprono diverse possibilità, ma ognuna di queste presenta insidie e non poche incertezze. “Una grave responsabilità di Iv, non mi sono mai sottratto al confronto” ha replicato il primo ministro alle dichiarazioni rilasciate da Renzi in conferenza stampa, chiarendo sin dall’inizio che la crisi è imputabile solo alle scelte di Renzi.
Eppure Matteo Renzi arriva a dichiarare l’esatto contrario: “crisi aperta da mesi e non da noi” dice il leader della Leopolda, aggiungendo che “Conte ha creato un vulnus alle regole del gioco. La democrazia ha delle forme e se le forme non vengono rispettate, allora qualcuno deve avere il coraggio anche per gli altri per dire che il Re è nudo”.
“Non abbiamo pregiudiziali au si lui, ma non esiste un solo nome per Palazzo Chigi” annuncia poi Renzi che esclude sia la possibilità di un ritorno alle urne che un ribaltone per un governo appoggiato dal centro destra.
Anche Nicola Zingaretti esprime una netta condanna per la scelta dell’ex collega di partito, parlando di un “errore gravissimo, un atto contro il Paese”. E intanto dal centrodestra, come era facile aspettarsi, arriva la richiesta che Conte rassegni le dimissioni per ridare la parola ai cittadini quindi con elezioni anticipate.
Mattarella è stato “anche troppo paziente fino ad ora”
Una considerazione che arriva direttamente dal quirinalista del Corriere della Sera, Marzio Breda, che a detta di tutti è un po’ la voce ufficiosa del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella sarebbe stato infatti “anche troppo paziente fino ad ora”, si legge nel pezzo di Breda, ma questo cosa comporta?
È già stato detto e ripetuto che la crisi in cui l’attuale esecutivo è stato precipitato dalle scelte di Matteo Renzi sarebbe stata di difficile comprensione per il 99% degli Italiani. Non perché ci fosse qualcosa di complicato da capire, è ovvio, ma perché forse solo quell’1% è in grado di condividere le scelte che hanno prodotto questo risultato.
Ma soprattutto, come sottolineato da Libero, questa crisi potrebbe risultare “incomprensibile a Sergio Mattarella” ed è questo il problema più grave. Il Capo dello Stato infatti aveva già parlato con il premier Conte, indicandogli i rischi che la cosiddetta caccia ai responsabili avrebbe celato, eppure sembra essere proprio quella la strade che il primo ministro ha deciso di seguire per rimpiazzare i voti di Italia Viva.
Ad ignorare i suggerimenti di Mattarella sarebbe stato però anche e soprattutto Matteo Renzi, che è chiaramente l’attore principale di questa crisi, essendo legata alla sua decisione di ritirare la delegazione di Italia Viva. E proprio a Renzi il presidente della Repubblica aveva chiesto di non ritirare i suoi dall’esecutivo.
Nel suo discorso di Capodanno, come ricorda Libero, Sergio Mattarella aveva detto che il 2021 sarebbe stato l’anno dei costruttori, ma evidentemente Renzi ha interpretato le parole del presidente della Repubblica a modo suo, facendo iniziare l’anno all’insegna, in un certo qual modo, della distruzione.
I tre scenari possibili per uscire dalla crisi di governo
Insomma il presidente della Repubblica si è ritrovato letteralmente escluso dalla crisi, almeno fino a questo momento, molto presto però a muovere dovrà essere proprio Mattarella, per forza di cose. Ma per quanto riguarda Conte, quali sono le scelte davanti a lui per uscire da questa crisi?
Secondo Marzio Breda ci sono tre possibili scenari. “Conte prende atto della sortita di Renzi, va al Quirinale e si dimette, sperando che le dimissioni siano respinte e di avere un reincarico per prendere tempo e negoziare a tutto campo”, si legge nell’editoriale di Repubblica.
La seconda possibilità vede il primo ministro che “va subito a riferire alle Camere, parlamentarizzando una crisi nata al buio” ed in questo modo Conte avrebbe modo di capire se la sfiducia di Italia Viva sia condivisa anche dal resto della maggioranza.
Poi c’è la terza ed ultima possibilità, quella in cui “Conte sfida il rivale in Aula chiedendo la fiducia e avendo magari intanto contrattato il sostegno dei fatidici responsabili” ma si tratta per l’appunto della strada che Mattarella gli ha sconsigliato fin dal principio.
Conte in ogni caso potrebbe decidere di rinviare il ‘momento della verità’ al 20 gennaio, per permettere al Parlamento di ratificare intanto il nuovo decreto Ristori e lo scostamento di bilancio. Una scelta che dovrebbe trasmettere un messaggio di responsabilità da parte del premier, ma che il Colle potrebbe interpretare come un tentativo di prendere tempo per andare avanti con la caccia ai responsabili.
Il problema dei numeri al Senato
A Palazzo Madama siedono 315 senatori, senza contare i 6 senatori a vita, e per avere la maggioranza occorrono quindi 158 voti. Attualmente, vale a dire fino a che Renzi non aveva ancora innescato la crisi di governo, l’esecutivo a guida giallo-rossa poteva contare in tutto su 166 senatori, sempre senza contare i senatori a vita, ma contando invece i 9 senatori del gruppo misto che hanno sempre appoggiato Conte.
Da oggi a Conte mancano però i 18 senatori di Italia Viva, che insieme ai 14 di LeU, Maie e altri del gruppo misto, ai 7 del Movimento per le Autonomie, ai 35 del Pd ed ai 95 del M5s permettevano di avere una maggioranza sufficientemente solida.
Per avere la maggioranza, almeno in teoria, Conte dovrebbe trovare almeno altri 11 senatori disposti ad appoggiarlo al posto dei renziani, ma in questo modo la situazione a Palazzo Madama si presenterebbe comunque estremamente fragile, e non garantirebbe la governabilità. Serve quindi qualche senatore in più.
Il premier Conte, dopo aver tentato la strada del dialogo ha sancito: “non tratto più con Renzi, andremo in Aula”, ma in Parlamento serviranno i numeri, ed ecco appunto il problema dei responsabili. Non basterà trovarli però, bisognerà che questi costituiscano un apposito gruppo secondo quanto indicato dallo stesso presidente della Repubblica, in modo da trasmettere un messaggio chiaro di maggiore stabilità.
Renata Polverini di Forza Italia, fa sapere intanto che al Senato di responsabili ce ne sarebbero già almeno 15. Bisognerà vedere come si evolve la situazione nelle prossime ore, perché così Conte ce la potrebbe anche fare ma qualche senatore in più non guasterebbe. Potrebbe accadere infatti che siano proprio alcuni senatori di Iv a passare dall’altra parte, e questo cambierebbe le cose.
Il centrodestra invoca le dimissioni di Conte
La dimissionaria Elena Bonetti, come riportato dall’Ansa, nella sua prima dichiarazione dopo l’annuncio di Matteo Renzi sembra indicare la possibilità di una soluzione politica. “Le mie dimissioni sono lo spazio perché si apra finalmente questo tavolo” di legislatura, ha dichiarato l’ex ministra di Iv, ma di tempo per trattare ne resta poco, ed è lo stesso Mattarella a chiedere che si faccia alla svelta.
Il momento che il Paese sta attraversando non è certo dei migliori, che la colpa sia della pandemia o della gestione della pandemia, quindi se il tempismo di Salvini non fu dei migliori, Renzi ha ampiamente dimostrato di non essere da meno.
Il centrodestra, dopo il vertiche che si è svolto oggi alle 14, chiede le dimissioni del premier, ma Giuseppe Conte non sembra affatto orientato verso questa scelta. Si presenterà invece in Parlamento e nel frattempo è stato contattato dal presidente della Camera, Roberto Fico, che gli comunica di aver accolto la richesta delle oposizioni spostata dalla maggioranza.
È poi lo stesso Fico a precisare: “quest’Aula non è e non può essere indifferente a quanto sta succedendo”. E mentre l’opposizione chiede il ritorno alle urne, il Movimento 5 Stelle indica tutt’altra strada escludendo la possibilità di elezioni anticipate.
Non la escludono invece i rappresentanti del Partito Democratico, che ritengono probabile che la crisi si chiuda con il voto anticipato a giugno. Nicola Zingaretti infatti sembra escludere piuttosto la possibilità di trovare i cosiddetti responsabili, che secondo lui non ci sono.
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