Quarantasei anni appena compiuti, per l’ex presidente del Consiglio che doveva aver lasciato la politica intorno ai quarantadue, e che ora sembra in procinto di far cadere quello stesso esecutivo per il quale era stato una sorta di padrino.
Le sue intenzioni sono chiare, almeno nelle parole: “prima di tutto viene l’interesse del Paese” spiega il leader della Leopolda, che dopo aver proposto in vano la sua versione del Recovery Plan, si dice pronto a ritirare la delegazione di Italia Viva, cosa che però avverrà solo dopo l’approvazione del piano in Consiglio dei Ministri.
Una crisi di governo che ormai appare inevitabile, nonostante il recente intervento del presidente della Repubblica, infatti a chi gli domanda quando Italia Viva ritirerà la sua delegazione al governo, Matteo Renzi risponde secco: “martedì sera”.
Naturalmente non sappiamo se si tratti dell’ennesimo bluff, ma se questa volta Renzi dovesse decidere alla fine di fare davvero quel che dice che farà, la maggioranza si troverà senza l’appoggio dei renziani, ed ecco servita la crisi di governo.
L’appello di Sergio Mattarella sarebbe stato dunque inutile, visto che il suo obiettivo era quello di evitare un ulteriore ritardo nell’approvazione del Recovery Plan, che comporterebbe inevitabilmente un ritardo nell’erogazione dei fondi europei. Renzi però ha già deciso che dopo che il Consiglio dei Ministri avrà approvato il Recovery Plan staccherà la spina.
Non prima, perché non vuole passare per quello che rallenta la corsa dell’Italia verso i generosi aiuti che arrivano dall’Ue, ma una volta approvato il piano in Cdm non ci sarà nulla a farlo tornare sui suoi passi. Tuttavia è chiaro che il piano dovrà passare anche l’esame del Parlamento, e con una crisi di governo un ritardo in tal senso sarebbe assicurato.
“Io non voglio bloccare niente” ha però spiegato Renzi ai suoi “capisco che qualcuno vorrebbe farmi fare la figura dell’irresponsabile, ma si sbaglia di grosso. Quando arriverà il testo lo valuteremo e decideremo se astenerci o votare a favore in Consiglio dei ministri, perché prima di tutto viene l’interesse del Paese, ma subito dopo faremo quello che dobbiamo fare”.
Renzi innescherà la crisi di governo oggi stesso?
Non è detto che Renzi decida alla fine di ritirare davvero oggi la sua delegazione, ma stando a quel che lui stesso dichiara sembrerebbe di sì. Tuttavia sono gli stessi esponenti del suo partito a non essere convinti delle tempistiche, per quanto l’intenzione di far mancare il suo appoggio alla maggioranza appare più che chiara.
Da Italia Viva ipotizzano, secondo quanto riportato da Il Corriere, che Renzi “se la giocherà al momento opportuno”. Insomma dovrà essere prima Giuseppe Conte a mostrare le carte, e solo dopo sarà il turno del senatore di Rignano sull’Arno.
Il rapporto con il presidente del Consiglio nel frattempo non fa che peggiorare, e non è stato certo migliorato dalla recente dichiarazione di Conte, che a proposito del piano da approvare in Cdm ha ricordato che “tanto Renzi il Recovery deve votarlo per forza”.
Ed ecco che troviamo un Renzi scalpitante che annuncia ai suoi che “comunque questa settimana si chiude la partita”. A nulla sono valse le controproposte che gli sarebbero state fatte per farlo desistere dalle sue intenzioni. “Mi hanno offerto di fare il ministro degli Esteri” ha fatto sapere Renzi “ma ovviamente gli ho detto di no, perché non mi interessano le poltrone, anche se non lo hanno capito. Di me, per la verità, non hanno compreso niente, pensano che poi mi tirerò indietro, però non è così”.
Renzi: “non indietreggio di un passo”
Pare che di tentativi volti a convincere Renzi a rivedere le sue posizioni rispetto all’appoggio all’esecutivo guidato da Giuseppe Conte, ne siano stati fatti diversi. Si è tentato, secondo quanto riferito da Il Corriere, di suggerire all’ex premier di tardare almeno una ventina di giorni prima di staccare la spina, il tempo necessario insomma per l’approvazione del Recovery Plan non solo dal Cdm ma anche dal Parlamento.
Renzi però sembra mostrarsi determinato ad andare avanti sulla sua strada anche ignorando l’appello dello stesso Presidente della Repubblica, che indicava una via diversa, quella di una crisi di governo pilotata da gestire in paio di giorni al massimo, da far scattare solo dopo l’approvazione del piano.
I gruppi parlamentari di Italia Viva sembrano compatti intorno al loro leader e pronti ad appoggiare le sue scelte, o almeno questa sembra la situazione, soprattutto una volta accertato che una soluzione della crisi attraverso elezioni anticipate è da escludere. Rassicurazioni in tal senso sarebbero giunte dagli esponenti dello stesso Pd, che hanno garantito di non essere favorevoli ad un ritorno alle urne.
Lo scenario più brutto per Italia Viva si può quindi escludere, quello di un voto anticipato che farebbe letteralmente scomparire il partito di Matteo Renzi. “Io non indietreggio di un passo” ha quindi confermato ai suoi il leader della Leopolda.
Per Italia Viva niente elezioni e niente Conti ter
Queste due soluzioni della crisi sono quelle che Italia Viva cercherà di evitare in tutti i modi. Sul primo scenario sono già arrivate le conferme rassicuranti da deputati e senatori del Partito Democratico, ma per il secondo la soluzione non è esattamente dietro l’angolo.
Il rischio è che Renzi si trovi costretto alla fine ad accettare il Conte ter, ma di certo l’idea non lo entusiasma. È vero che potrebbe considerare in qualche modo un successo un eventuale Conte ter, visto che imporrebbe al presidente del Consiglio di recarsi al Colle per rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato, ma non è questo l’obiettivo.
Renzi infatti ha fatto sapere ai suoi che per il momento non intende chiudere nessun accordo su questa ipotesi, e che intende andare verso una crisi formale. Lo ha detto un paio di giorni fa al capo delegazione del Pd, Dario Franceschini, il quale ha provato a fargli cambiare idea.
“Matteo, siamo in piena pandemia, i contagi stanno avendo un’impennata, non si può andare a una crisi al buio” gli ha detto Franceschini, ma Renzi ha risposto picche. “Per me non esiste nessuna crisi pilotata, nessun Conte ter, io posso anche votare il Recovery, ma poi apro una crisi vera” ha detto chiaro e tondo il leader di Iv.
L’obiettivo insomma è quello di liberarsi di Conte, come conferma uno dei parlamentari renziani più vicini all’ex premier “fino all’ultimo minuto utile Matteo farà di tutto per cambiare il premier, perché Conte non è all’altezza della fase drammatica e difficile che stiamo vivendo“.
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