Non resta molto degli ideali di libertà e democrazia di cui gli Usa si sono sempre orgogliosamente proclamati portatori, ora che soggetti privati si arrogano il diritto di tappare la bocca al presidente degli Stati Uniti.
La libertà di pensiero e di parola lascia il posto alla censura, e la censura non viene operata dalle istituzioni questa volta, non da un regime repressivo e dittatoriale, bensì da società private che non agiscono per disposizione di legge ma in modo del tutto arbitrario.
Solo un paio di mesi fa abbiamo visto emittenti televisive interrompere la conferenza stampa del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, e abbiamo assistito a ripetuti interventi da parte dei social network nel correggere le dichiarazioni rilasciate dal presidente nei suoi post su Twitter o Facebook.
I social hanno iniziato, quantomeno negli Usa ed in particolare nei riguardi del presidente uscente, a giocare il ruolo di controllori. Sono loro, coi cosiddetti “fact checker indipendenti” a stabilire cosa è vero e cosa no, e di conseguenza cosa può essere detto e cosa no. Ma “quis custodes ipsos custodes?” domandavano i latini, e cioè: “chi controlla i controllori?”. Controllori che peraltro nessuno ha investito di tale carica.
Twitter chiude definitivamente l’account di Donald Trump
In seguito agli scontri davanti al Campidoglio, ed in particolare all’irruzione di alcuni sostenitori di Trump a Capitol Hill, il presidente uscente si è trovato ad affrontare accuse di incitamento alla violenza sempre più decise da parte dei suoi oppositori.
Tutto ciò nonostante nei post che aveva pubblicato dalle sue pagine social in quelle ore non vi fosse traccia alcuna di incitamento alla violenza. Al contrario, nei momenti di più alta tensione il presidente Trump ha esortato i suoi sostenitori a mantenere la calma e a tornare a casa in pace.
I social network hanno comunque ritenuto opportuno oscurare le pagine social di Donald Trump, decisione che è stata presa quasi simultaneamente da Twitter, Facebook, Snapchat ed Instagram. In alcuni casi si è trattato di una sospensione del tutto temporanea degli account del presidente Usa, con Facebook che ha già fatto sapere insieme a Instagram che la sospensione durerà fino alla fine del mandato di Trump.
Twitter però ha deciso di chiudere definitivamente l’account di Donald Trump per “il rischio che inciti alla violenza” anche il 17 gennaio. Una censura preventiva insomma, alla quale il presidente uscente risponde con un tweet dal suo profilo Potus (President Of The United States) ma il social cancella anche quei post.
La notizia della sospensione permanente dell’account Twitter del presidente Usa è arrivata in Italia alla mezzanotte del 9 gennaio. Di seguito la motivazione fornita dal social network.
“Dopo aver rivisto i recenti tweet da @realDonaldTrump, abbiamo deciso di sospendere permanentemente l’account per il rischio di ulteriore incitamento alla violenza”.
Miller: “Big Tech vuole cancellare tutti i 75 milioni di sostenitori di Trump”
Gli effetti della chiusura definitiva dell’accounti Twitter di Donald Trump si sono subito visti sull’andamento del titolo in Borsa, con un calo del 2,78% nelle contrattazioni after-hours. Ma soprattutto si sono viste le reazioni dello staff di Donald Trump che ha definito l’accaduto “disgustoso”. “Big Tech vuole cancellare tutti i 75 milioni di sostenitori di Donald Trump” ha twittato Jason Miller, consigliere della campagna di Trump.
Trump infatti, oltre ad essere ancora il presidente degli Stati Uniti, anche quando non sarà più in carica continua ad essere un esponente politico che rappresenta milioni di liberi cittadini, dei quali è portavoce.
Donald Trump Jr: “la libertà di parola non esiste più in America”
Non si è fatta attendere poi la reazione di Donald Trump Jr, figlio del presidente, che ha commentato la decisione di Twitter.
“Stiamo vivendo 1984 di Orwell. La libertà di parola non esiste più in America. È morta con Big Tech e quello che ne è rimasto è solo per pochi prescelti. È un’assoluta pazzia. L’ayatollah e altri regimi dittatoriali possono avere account Twitter senza problemi nonostante minaccino il genocidio di interi Paesi e uccidano gli omosessuali, ma il presidente degli Stati Uniti deve essere sospeso in via permanente. Mao sarebbe orgoglioso”.
Il presidente Trump pronto ad aprire una sua piattaforma social
E visto che Twitter ha deciso di cancellare definitivamente l’account di Donald Trump, il tycoon ha deciso di correre ai ripari. “Twitter non è libertà di parola, è per promuovere la sinistra radicale” ha spiegato Trump, che ha poi accennato all’idea di creare una sua piattaforma social.
“Non ci metteranno a tacere” ha infatti avvertito Trump tramite il suo account ufficiale Potus, criticando la decisioine di Twitter. “Stiamo in trattative con altri siti web. Stiamo valutando la possibilità di costruire una nostra piattaforma” ha annunciato Trump “come dico da tempo, Twitter si è spinta ben oltre il vietare la libertà di parola, e stasera i suoi dipendenti si sono coordinati con i Democratici e la sinistra radicale per rimuovere il mio account dalla loro piattaforma, per far tacere me, voi e i 75 milioni di Americani che mi hanno votato”.
La decisione di Twitter di oscurare i suoi account non è stata certo una sorpresa per Donald Trump, che a tal proposito ha aggiunto: “avevo previsto che sarebbe accaduto, stiamo trattando con vari altri siti web e avremo un grande annuncio a breve. Stiamo anche valutando la possibilità di una nostra piattaforma in un breve futuro. Non ci metteranno a tacere. Twitter non è libertà di parola”.
Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu: “mettere a tacere la gente è quel che accade in Cina non nel nostro Paese”
Twitter ha quindi cancellato anche i tweet effettuati dal presidente dal suo account Potus. Tra l’altro se il presidente dovesse tentare di aprire un nuovo account, Twitter provvederebbe a rimuoverlo non appena rintracciato.
La decisione di Twitter di cancellare definitivamente l’account del presidente Usa e di oscurare i suoi post è stata aspramente criticata da più parti, a cominciare naturalmente dagli esponenti del partito Repubblicano.
Il senatore repubblicano Rick Scott ha dichiarato infatti che gli attacchi di Twitter “ai conservatori sono vergognosi” e ha poi aggiunto: “Twitter ha sospeso il presidente Trump ma consente ai Cinesi di vantarsi del genocidio e all’ayatollah di parlare della possibilità di spazzare via Israele dalle cartine geografiche”.
Dure critiche sono state dirette a Twitter anche da parte di Nikki Haley, ex ambasciatrice all’Onu di Donald Trump, che ha affermato: “mettere a tacere la gente, per non parlare del presidente americano, è quello che succede in Cina, non nel nostro Paese”.
Una censura ad personam, quella operata da Twitter, il cui atteggiamento estremamente contraddittorio non è sfuggito al New York Post di Rupert Murdoch, dove si legge: “alcuni dei tweet di Donald Trump non erano la verità ed erano provocatori, ma lo stesso sono quelli dell’ayatollah Khamenei, il cui account è in rete. La differenza è che Twitter è guidata da liberal americani, che mettono sotto esame solo un tipo di persona e solo un’area politica”.
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