Non sono riusciti nel loro intento, se davvero quello era il loro obiettivo, i manifestanti che hanno preso letteralmente d’assalto Capitol Hill, sede del Governo degli Stati Uniti d’America, nel giorno in cui sarebbe stata certificata la vittoria di Joe Biden nelle elezioni presidenziali 2020.
Il Congresso infatti ha certificato la vittoria del candidato democratico nonostante le ripetute accuse da parte del presidente uscente di presunti brogli elettorali. Sono tuttora in corso le varie cause legali intentate da Donald Trump, ma che al momento non hanno ancora prodotto alcun risultato concreto, non essendo stata ancora dimostrata la veridicità delle gravi accuse.
I sostenitori di Trump irrompono nel Campidoglio
Il presidente uscente aveva già annunciato che ci sarebbe stata una manifestazione, pacifica e non violenta, davanti al Campidoglio, e tuttavia le misure di sicurezza adottate per evitare l’irruzione dei sostenitori di Donald Trump evidentemente non sono state adeguate.
I sostenitori di Trump sono infatti riusciti ad irrompere nel Campidoglio interrompendo il processo di certificazione, che è ripreso solo più tardi. Il presidente del Senato, Mike Pence, vicepresidente di Donald Trump, ha infatti confermato la vittoria di Joe Biden intervenendo al termine di una sessione congiunta del Congresso. Il mandato di Joe Biden inizierà il 20 gennaio, stando a quanto lo stesso Pence ha dichiarato.
Secondo quanto riportato dai maggiori media internazionali, un gruppo di legislatori del partito Repubblicano (GOP), ha compiuto un ultimo tentativo che aveva lo scopo di bloccare il processo di certificazione della vittoria di Joe Biden, impugnando i risultati delle elezioni in Arizona e nello Stato della Pennsylvania. Tentativi che però sono entrambi falliti.
La sessione del Congresso è stata interrotta nel pomeriggio di mercoledì, quando con l’irruzione dei sostenitori di Trump all’interno del Campidoglio ha reso necessario far evacuare i rappresentanti politici che sono stati accompagnati nel vicino Fort McNair.
Il tardivo intervento della Guardia Nazionale non ha quindi impedito ai manifestanti di fare irruzione nel palazzo del Campidoglio. I militari hanno quindi usato gas lacrimogeni per disperdere i lealisti di Donald Trump.
Durante gli scontri 4 decessi e 52 arresti tra i manifestanti
Gli scontri hanno portato ad oltre una dozzina di feriti tra gli agenti di polizia, ma anche alla morte di quattro manifestanti, tra i quali una donna anziana colpita da un proiettile esploso da un agente armato di pistola. La donna, colpita a morte all’interno del Campidoglio, è morta successivamente dopo la corsa verso il pronto soccorso.
Gli altri tre manifestanti deceduti hanno perso la vita per “emergenze mediche” stando a quanto a quanto riferito dalla polizia di Washington. Il resoconto degli scontri comprende anche 14 agenti feriti e 52 persone arrestate, principalmente con l’accusa di violazione del coprifuoco che a Washington scatta dale 18 alle 6.
Biden: “un assalto senza precedenti”
Quelle dei sostenitori di Trump sui gradini del Campidoglio sono immagini che difficilmente dimenticheremo, ad indicare il momento difficile che gli Stati Uniti stanno attraversando. La drammatica crisi economica che sta mettendo in ginocchio lavoratori, imprese e famiglie americane, insieme alla profonda frattura politica che vede contrapposti due schieramenti in stato di crescente tensione, ha gettato le basi per una protesta che rischia di non finire con gli episodi di ieri.
Il neo eletto presidente Joe Biden ha commentato le immagini dell’irruzione della folla nel Campidoglio, condannando la violenza come “un assalto senza precedenti” alla democrazia che “rasenta la sedizione”.“Non è una protesta, è un’insurrezione” ha aggiunto il leader democratico.
Trump: “dobbiamo avere la pace, dobbiamo avere la legge e l’ordine”
Il presidente uscente ha provato a placare gli animi, invitando i suoi sostenitori a mantenere la calma, infatti in seguito all’irruzione nel Campidoglio da parte dei manifestanti repubblicani, Trump ha pubblicato un post su Twitter nel quale rivolgeva un appello esortando tutti quanti a “rimanere pacifici”, chiedendo poi ai suoi di “tornare a casa ora”.
Nel suo tweet Trump ha scritto ancora: “dobbiamo avere la pace, dobbiamo avere la legge e l’ordine” ma ai suoi sostenitori ha anche mostrato comprensione. “Conosco il vostro dolore, so che siete feriti. Abbiamo avuto un’elezione che ci è stata rubata” ha scritto Trump.
Twitter e Facebook bloccano i profili social del presidente USA
A ‘difendere’ i processi democratici e a ‘proteggere’ il popolo americano troviamo invece del presidente Donald Trump, democraticamente eletto e tuttora regolarmente in carica come stabiliscono le leggi vigenti, alcuni dei più popolari social network.
Sono stati infatti prima Twitter e poi Facebook a bloccare i rispettivi profili social del presidente degli Stati Uniti. Twitter, una società privata, ha tappato la bocca al presidente che, fino allo scadere del suo mandato, rappresenta l’intero popolo americano.
Ad annunciare la decisione di bloccare l’account di Donald Trump è stato Twitter stesso, con un tweet in cui leggiamo: “Come risultato della situazione di violenza senza precedenti a Washington DC, abbiamo provveduto alla rimozione di tre tweets di Donald Trump che erano stati pubblicati nella giornata di oggi per gravi e ripetute violazioni della nostra politica di Integrità Civica”.
As a result of the unprecedented and ongoing violent situation in Washington, D.C., we have required the removal of three @realDonaldTrump Tweets that were posted earlier today for repeated and severe violations of our Civic Integrity policy. https://t.co/k6OkjNG3bM
— Twitter Safety (@TwitterSafety) January 7, 2021
E ancora, si legge nel post: “Ciò vuol dire che l’account di Donald Trump resterà bloccato per 12 ore dopo la rimozione di questi tweets. Se i Tweets non verranno rimossi, l’account resterà bloccato”.
Non solo, Twitter avverte il presidente degli Stati Uniti in merito ai futuri contenuti che deciderà di pubblicare. “Ulteriori violazioni delle Regole di Twitter, compresa le nostre norme sull’integrità civica o sui contenuti violenti, determinerà la sospensione permanente dell’account di Donald Trump”.
Il ban ai profili social del presidente Usa arriva da parte di Twitter e Facebook nonostante non vi si trovasse alcun contenuto che incitasse alla violenza. Al contrario anzi, il presidente ha esortato i suoi sostenitori a rispettare la legge e a tornare a casa, pur ribadendo che il risultato delle elezioni presidenziali sarebbe stato truccato.
L’ultimo post che Trump aveva pubblicato su Twitter, prima etichettato dal social come “rischio di violenza” e poi cancellato del tutto, esortava i suoi sostenitori a “tornare a casa con amore e in pace” e nello stesso tweet si leggeva ancora: “ricordate questo giorno per sempre!”.
Trump nel suo tweet ha però ricordato che “queste sono le cose e gli eventi che si verificano quando una sacra vittoria elettorale schiacciante viene portata via, così senza cerimonie e brutalmente, ai grandi patrioti che sono stati maltrattati ingiustamente per così tanto tempo”.
Questo ha evidentemente violato le norme di tutte le piattaforme di social media che stabiliscono che i risultati delle elezioni presidenziali Usa 2020 non devono essere messi in discussione.
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