Si è chiuso ieri il Consiglio dei Ministri nel corso del quale è stata definita la linea da seguire nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che traccerà la tabella di marcia per l’utilizzo delle risorse destinate all’Italia con il Recovery Fund.

Un incontro, quello che ha avuto il via ieri 7 dicembre 2020 alle ore 11, che ha prodotto la bozza del Pnrr, ma non senza ostacoli e difficoltà, nonché qualche imprevisto, come la notizia del tampone positivo della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, che ha dovuto abbandonare la seduta.

Il tavolo del Cdm è stato quindi sospeso per una mezz’ora ma poi i lavori sono ripresi per definire tutti i dettagli del piano attraverso il quale l’Italia avrà modo di investire i 209 miliardi di euro in arrivo da Bruxelles, tra riforme ed investimenti che dovrebbero rilanciare il Paese all’indomani della crisi Coronavirus.

Quella che il secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte si trova ad affrontare in questo frangente può probabilmente essere considerata una delle sfide più difficili ed importanti per il futuro del Paese.

È la stessa emergenza Coronavirus in realtà a rappresentare una delle sfide più cruciali che il Paese si trova ad affrontare, ed è sotto gli occhi di tutti quanto incerto sia ora il futuro degli Italiani proprio per via delle scelte operate da mesi a questa parte dall’attuale esecutivo.

Ora esiste forse la possibilità di dare il via ad un processo di ricostruzione grazie ai fondi messi sul tavolo con il Recovery Fund? Sembrano esserne convinti gli esponenti della maggioranza, che nelle scorse ore hanno definito la struttura generale del piano con il quale si stabiliscono programmi, obiettivi, progetti e impatto di spesa.

Il Recovery Plan suddiviso in quattro capitoli

La riunione del Consiglio dei Ministri che si è tenuta ieri verteva su un unico punto, vale a dire la definizione della struttura del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il risultato è stato l’approvazione di una bozza che verrà presentata alle Camere e che dovrà essere approvata anche da Bruxelles.

Vi è un ambpio programma fatto di progetti, riforme, investimenti, che dovrebbero rilanciare il Paese sfruttando le risorse messe sul tavolo con il Recovery Fund, con tutte le specifiche riguardanti i saldi di spesa e l’impatto sul PIL nazionale.

Più specificamente i temi che il Consiglio dei Ministri di ieri ha trattato dividono il Recovery Plan in quattro capitoli:

  • Visione generale e obiettivi
  • Aree di investimento, suddivise a loro volta in 6 tematiche per circa 60 progetti e 17 cluster
  • Governance dei fondi
  • Valutazione dell’impatto

Il Governo ha anche estrapolato sei grandi ambiti sui quali è necessario intervenire usando le risorse del Recovery Fund e sono:

  • Digitalizzazione
  • Infrastrutture per la mobilità
  • Rivoluzione verde
  • Inclusione di genere sociale e territoriale
  • Salute
  • Istruzione e ricerca

Recovery Fund, la questione della governance

Su questo tema la tensione al’interno della maggioranza è palpabile, ed in particolare è con Italia Viva che il premier si sta scontrando in queste ultime ore, infatti Matteo Renzi sta contestando la proposta di Giuseppe Conte di istituire una sorta di task force che in parole povere abbia il compito di gestire le risorse del Recovery Fund.

Quella proposta dal presidente del Consiglio è la creazione di una struttura tecnica di esperti, il cui compito sarebbe quello di occuparsi in maniera esclusiva della gestione dei fondi del Recovery Fund. L’ennesima cabina di regia, questa volta però guidata da 6 manager e supportata da circa 90 consulenti e tecnici.

Il Pnrr nella sua bozza prevede la “creazione di un Comitato esecutivo” composto dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli.

Mentre il ministro degli Affari europei, Vincenzo Amendola, d’intesa con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, avrà il ruolo di “referente unico con la Commissione europea per tutte le attività legate all’attuazione del piano”.

Ci saranno poi dei Responsabili di missione, che avranno il compito, nell’ambito del proprio settore di competenza, di “assicurare la celere ed efficace attuazione del piano stesso, la costante verifica circa il rispetto del cronoprogramma”.

La struttura di missione nell’ambito della quale i Responsabili si troveranno ad operare sarà costituita con apposito Dpcm, e sarà una struttura formata da “un contingente di personale, anche di livello dirigenziale, individuato tra il personale delle Pubbliche Amministrazioni, personale di società pubbliche in house o partecipate, collaboratori nonché consulenti o esperti, anche estranei alla Pubblica Amministrazione”.

Come verranno usate le risorse del Recovey Fund?

I fondi messi in campo con il Recovery Fund daranno la possibilità all’Italia di disporre di 209 miliardi di euro da destinare ad investimenti e riforme, come lo stesso ministro dell’Economia ha tenuto a sottolineare.

I fondi che l’Italia riceverà dall’Ue potrebbero essere ripartiti nel modo seguente:

  • 83 miliardi di euro per la transizione verde
  • 15 miliardi di euro per l’efficienza energetica e sicurezza edile di scuole ed ospedali
  • 42 miliardi di euro per la digitalizzazione
  • 2 miliardi di euro per gli asili nido

Al momento non sono state rese disponibili ulteriori informazioni circa le voci di spesa cui le risorse del Recovery Fund saranno destinate.

Tensioni nella maggioranza sul Recovery Fund

Le occasioni di tensione non sono mancate nel corso della riunione del Cdm di ieri, ed in particolare riguardavano la posizione contrastante di Italia Viva, con Matteo Renzi che continua a criticare a viso aperto la proposta di istituire una task force del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Sarà infatti la task force, la cabina di regia dietro l’utilizzo delle risorse messe in campo con il Recovery Fund, ed Italia Viva non intende dare la sua approvazione, soprattutto dopo aver appreso che la sua struttura sarà inserita come emendamento proprio all’interno della Legge di Bilancio.

Tra l’altro proprio in questi giorni Renzi aveva confermato che Italia Viva si impegna a sostenere l’attuale maggioranza fino all’approvazione proprio della manovra economica 2021. Gli screzi si erano visti già nella nottata di domenica 6 dicembre, quando durante la riunione dei capi delegazione i ministri di Italia Viva avevano abbandonato la videoconferenza in segno di protesta.

Da Italia Viva insomma non ci stanno. “No a inserire la struttura di governance nella manovra con un emendamento. Spero che il premier si fermi prima di mettere ai voti una scelta non condivisa” dicono infatti dal partito di Matteo Renzi.

Sull’argomento è intervenuta anche la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova (Iv), che ha dichiarato ieri: “209 miliardi non sono un fatto privato. Ho ricevuto alle 2 di stanotte un testo, senza avere il tempo di un approfondimento puntuale. Una pratica inaccettabile e discutibilissima, soprattutto se è in gioco il futuro del Paese. Equivale a chiedere di votare al buio. Italia Viva non lo ritiene possibile”.

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