Si sono visti anche su Forza Italia gli effetti del recente avvicinamento, invero nell’aria da un po’, tra il partito di Silvio Berlusconi e le forze che compongono la maggioranza, in particolare quelle di centrosinistra.

Non tutti gli Azzurri infatti hanno gradito questo continuo ammiccare, sempre più esplicito, verso l’esecutivo giallo-rosso, così come non lo hanno gradito gli esponenti del Movimento 5 Stelle che si rifanno nonostante tutto ai principi fondanti della creatura di Beppe Grillo.

E così come i 5 Stelle rischiano di spaccarsi nell’eventualità di un’entrata di Forza Italia nella maggioranza di governo, anche lo stesso partito di Berlusconi potrebbe alla fine andare incontro alla stessa sorte.

E le analogie non finiscono qui, perché entrambi gli schieramenti, quello dei 5 Stelle e quello degli Azzurri, stanno vivendo un periodo di forte crisi soprattutto in termini di calo dei consensi. Se per il Movimento 5 Stelle si tratta di una vera e propria emorragia inarrestabile, per Forza Italia è comunque qualcosa di simile, con il partito che ha ormai toccato il minimo storico.

Con la nuova legge elettorale le cose andranno persino peggio

All’orizzonte poi non sembrano che addensarsi le nubi per il partito fondato da Silvio Berlusconi, visto che la nuova legge elettorale potrebbe finire col penalizzare proprio Forza Italia.

Se si dovesse arrivare ad approvare una legge elettorale basata sul proporzionale sul modello tedesco con soglia di sbarramento al 5%, uno dei partiti a soffrirne di più – incredibilmente, visto che i sistemi proporzionali si dice avvantaggino da sempre i partiti centristi – sarebbe proprio Forza Italia.

Stando agli ultimi sondaggi politici comunque gli Azzurri non dovrebbero avere grosse difficoltà, se si votasse domani, a superare la soglia di sbarramento, ma sarebbero comunque penalizzati in termini di rappresentanti in Parlamento.

Dare la colpa alla legge elettorale è molto riduttivo in ogni caso, perché Forza Italia risente di molti altri fattori, a cominciare dal fatto che essendo un ‘partito-azienda’ dovrebbe stare per definizione al Governo, cosa che invece non accade da diversi anni ormai.

Non si può trascurare poi il fatto che Forza Italia non solo è il partito fondato da Silvio Berlusconi, ma è da lui fortemente rappresentato, e l’invecchiamento del Cavaliere non ha certo contribuito a rafforzarlo.

Dopo essere sopravvissuto, uscendone forse persino rafforzato, all’opera di demonizzazione messa in atto dalle forze di centro-sinistra per tanti anni, sembra che Forza Italia non sia in grado, quantomeno nelle sue attuali condizioni, di sopravvivere a quella che potremmo definire ondata “nazionalista” o “sovranista” che Lega e Fratelli d’Italia stanno invece abilmente cavalcando.

È anche piuttosto evidente la difficoltà con cui Silvio Berlusconi si sta adattando a ricoprire un ruolo così marginale nella coalizione di centrodestra di cui ormai è fanalino di coda, con un ampio distacco di quasi 10 punti percentuale da Fratelli d’Italia, secondo partito in termini di consensi.

Il salvataggio di Mediaset con l’aiuto del governo

Per capire cosa sta accadendo a Forza Italia conviene non perdere d’occhio la questione del ‘partito azienda’ cui accennavamo. Non dimentichiamo che le reti Mediaset stanno attraversando un periodo tutt’altro che florido con la crisi che il settore dei media sta vivendo da alcuni anni a questa parte, tant’è che l’azienda di Berlusconi è persino uscita dal Ftse Mib 40, cioè il listino dei titoli a maggior capitalizzazione.

Un’azione Mediaset oggi vale all’incirca 2 euro, ma in realtà il suo valore è cresciuto proprio in quest’ultimo mese, mentre fino ad ottobre il titolo era sceso intorno a 1,50 euro, toccando uno dei minimi storici, un valore che l’ultima volta era stato raggiunto nel 2012. Nel giro di un mese i titoli Mediaset sono saliti, ma siamo ancora intorno alla metà del valore che avevano appena cinque anni fa.

Ad ogni modo in queste ultime settimane Berlusconi ha corso il rischio di ritrovarsi ‘scippato’ della sua creatura. Il gruppo media francese Vivendi, di proprietà del miliardario Vincent Bolloré, era infatti riuscito ad accaparrarsi il 28,8% del capitale ed era fermamente intenzionato a diventare l’azionista di maggioranza attraverso un’Opa sulla Società dal momento che oltre il 23% della società viene scambiato sul mercato.

Il Cavaliere ha ovviamente tentato di opporsi in tutti i modi, ma vista la crisi, e la debolezza di due Paesi come Italia e Spagna (Mediaset ha infatti una forte presenza in Spagna con Mediaset Espana) le cose si stavano mettendo piuttosto male.

A tendere la mano a Berlusconi però è stato proprio il governo giallo-rosso, che pur non potendo cambiare a piacimento le leggi del mercato, a differenza di quanto invece pare possano fare Germania e Francia, è riuscito a trovare un efficace escamotage.

Nel decreto Covid è stato infatti inserito un emendamento ad hoc che stabilisce che l’Agcom, cioè l’Agenzia nazionale per le garanzie nelle comunicazioni, è tenuta ad intervenire nel caso in cui un’azienda operi contemporaneamente sia nel mercato delle telecomunicazioni che in quello dei media, vale a dire su Tv, radio e giornali.

Ma quindi come funziona questa norma soprannominata “salva Mediaset”? In pratica fa leva sul fatto che Vivendi è anche il maggior azionista della nostra Telecom Italia, detenendo il 24% del capitale, e di fatto impedisce che la scalata vada a buon fine. Come dicevamo appunto, un emendamento ad hoc che peraltro non ha molto a che fare con il decreto Covid.

Berlusconi quindi continuerà ad avere il controllo della sua azienda, ed i risultati si vedono anche sulle azioni Mediaset, che nel mese di novembre sono passate da 1,45 a 1,98 euro, guadagnando il 36%.

Forza Italia rischia di spaccarsi, arrivano le prime defezioni

Da diverse settimane ormai si respira un clima politico più collaborativo tra Forza Italia e le forze che compongono la maggioranza di governo, e visto quanto sopra esposto non si fatica a capire come mai.

Un clima che evidentemente non dispiace nemmeno al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che di recente è intervenuto in videoconferenza alla sessione di apertura dell’assemblea annuale dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni d’Italia) e in quella occasione ha invitato le varie forze politiche ad una maggiore cooperazione, per l’esattezza “ad operare nella stessa direzione senza polemiche scomposte”.

Ma la ‘benedizione’ di Mattarella non ha fatto altro che gettare sale sulla ferita, perché se da una parte avrà indubbiamente rappresentato una conferma importante per quegli esponenti di Forza Italia che vedono di buon occhio l’avvicinamento alle forze di centrosinistra, probabilmente ha reso dall’altra più evidente il malessere di altri esponenti.

Si registrano infatti tre defezioni di parlamentari di Forza Italia che hanno deciso di passare alla Lega di Matteo Salvini. A lasciare il partito di Silvio Berlusconi in questi giorni sono stati Federica Zanella, Maurizio Carrara e Laura Ravetto, quest’ultima indubbiamente un esponente di rilievo di Forza Italia.

In un comunicato congiunto i parlamentari fuoriusciti da Forza Italia hanno fatto sapere: “viviamo con disagio le sempre più ampie aperture al governo e gli ammiccamenti con il Partito Democratico”.

Il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha poi provato a metterci subito una pezza, scrivendo un Post su Twitter in cui si legge: “Forza Italia è e rimarrà all’opposizione”. Eppure non sembra sia quella la meta verso cui il partito si sta muovendo, quel che è certo però è che ne sono evidentemente convinti quei Parlamentari che hanno preferito passare dalla parte di Matteo Salvini.

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