L’esito delle elezioni presidenziali Usa 2020 non è affatto scontato, nonostante i sondaggi abbiano continuato a dare lo sfidante democratico, Joe Biden, ampiamente favorito fino ad oggi. Un quadro complessivo però tutt’altro che chiaro, quello che possiamo osservare oggi, alla vigilia dell’election day più sentito degli ultimi 50 anni.

Una vigilia del voto che in realtà ha alle sue spalle circa 93 milioni di voti già espressi dai cittadini americani che hanno votato in anticipo, nei vari ‘drive in’ o per corrispondenza. Modalità di voto che sono state naturalmente introdotte per ridurre la pressione sui seggi elettorali che avrebbero rischiato il sovraccarico se le operazioni di voto si fossero concentrate in un solo giorno.

Le elezioni anticipate si sono concluse nella giornata di domenica con il voto postale segnando un record di affluenza. Il database che monitora l’affluenza, l’Us Election Project gestito dal professor Micheal McDonald dell’Università della Florida, ha calcolato che l’affluenza dei giorni scorsi ha raggiunto livelli piuttosto alti, essendosi già espresso il 68% dei 135 milioni di elettori che hanno votato in occasione delle presidenziali 2016.

Si tratta di “una buona notizia” secondo McDonald, che ha spiegato: “eravamo molto preoccupati di come sarebbe stato possibile condurre un’elezione durante una pandemia”. Tra i vari timori, quello di una riconsegna in massa dei voti espressi per corrispondenza al termine del cosiddetto early voting.

“Invece quello che è accaduto è che le persone hanno votato prima e distribuito il carico di lavoro per i funzionari elettorali” ha spiegato ancora l’esperto dell’Università della Florida. Ora, tra voto anticipato e per corrispondenza, più i voti che verranno espressi ai seggi nella giornata di domani ci si aspetta un’affluenza record.

Il numero totale dei votanti infatti potrebbe arrivare, con le presidenziali 2020, fino a 160 milioni, a decretare che si tratta della sfida elettorale più sentita degli ultimi anni. Un Paese che sempre più sembra diviso in due, con gran parte degli elettori democratici che stando a quanto affermano gli esperti, hanno già espresso la propria preferenza.

Gli elettori repubblicani invece voteranno soprattutto nella giornata del 3 novembre recandosi di persona presso i seggi.

Tensioni negli Usa alla vigilia dell’election day

Una tornata elettorale molto calda che ha portato alcuni cittadini ad intraprendere anche delle iniziative che hanno comportato disagi non indifferenti per la collettività. Nella giornata di domenica alcuni sostenitori del presidente Donald Trump hanno bloccato due autostrade nel New Jersey e nello Stato di New York, in questo modo congestionando il traffico in due roccaforti democratiche.

Nei video che sono stati pubblicati da alcuni conducenti che si trovavano intrappolati nel traffico e dagli stessi partecipanti all’iniziativa, si vedono convogli di auto e camion con le bandiere Trump 2020 intenti a sorpassare porzioni delle due autostrade più traffcate nella Tristate Area.

Disagi analoghi hanno interessato anche tre corsie della Garden State Parkway vicino a Old Bridge, nel New Jersey centrale, con la formazione di code lunghe almeno 5 miglia. Qualcosa di simile è accaduto anche a New York, dove una carovana di sostenitori di Trump ha bloccato il traffico fermandosi sul Whitestone Bridge.

Momenti di tensione anche in Texas, dove secondo quanto riportato dai media d’oltre-Oceano un gruppo di auto che sventolavano bandiere a favore di Donald Trump avrebbe ostacolato la circolazione di un autobus della campagna di Biden, rischiando di mandarlo fuori strada. Sull’episodio l’Fbi ha poi aperto un’indagine secondo quanto riferito dalla CNN.

Trump liquida Anthony Fauci “ha infranto tutte le norme coi suoi commenti”

Mentre i sostenitori dei due schieramenti continuano a confrontarsi anche fuori dalle urne, il presidente Usa Donald Trump ha deciso di liquidare l’esperto della Casa Bianca Anthony Fauci.

La decisione di allontanare Anthony Fauci arriva dopo che in un’intervista rilasciata al Washington Post, il noto virologo ha ribadito per l’ennesima volta un concetto che continua a ripetere da giorni come un mantra. “Il coronavirus con l’inverno e con il freddo porterà ancora tanto dolore negli Stati Uniti”, ha dichiarato Fauci.

Pronta condanna da parte della Casa Bianca. “Fauci ha infranto tutte le norme con i suoi commenti. È inaccettabile” scrive in una nota Judd Deer, uno dei portavoce del governo “come componente della task force contro il coronavirus, ha l’obbligo di esprimere le proprie preoccupazioni nelle sedi appropriate ma non lo ha fatto, preferendo criticare il presidente Trump con i media”.

Ed è sempre Anthony Fauci ad avvertire che il vaccino non arriverà così presto come molti sperano. L’anziano virologo ha infatti spiegato che non sarà disponibile prima di gennaio, e coglie l’occasione per ribadire l’importanza di usare la mascherine cosa a suo dire molto importante al fine di evitare scenari apocalittici con una terza ondata che secondo Fauci sarebbe già partita.

La rimonta di Donald Trump

Non dorme certo sonni tranquilli, il candidato democratico Joe Biden, che se fino ad oggi veniva dato per favorito e con un ampio margine, adesso si ritrova a fare i conti con una realtà che sono quegli stessi sondaggisti a dipingere con tinte un po’ meno vivaci di quanto non fossero inizialmente.

Sondaggi dei quali Biden non può che tener conto e che insieme a quelli che già da tempo davano come tutt’altro che scontata una vittoria dei Democratici, preoccupano l’ex vice presidente di Barak Obama.

“Siamo stanchi dei tweet, della paura e dell’odio” dice Biden durante un comizio in Pannsylvania nel corso del quale promette un piano per gestire la pandemia di Coronavirus non appena avrà messo piede nella Casa Bianca, e a tal proposito annuncia: “è il momento per Trump di fare le valigie”.

Si è lasciato andare anche con altre dichiarazioni altrettanto emozionali, il candidato presidente Joe Biden, che ha dichiarato poi: “Affronteremo il sistemico razzismo di questo Paese e ricostruiremo l’economia e la renderemo migliore” e ancora “la fede nel nostro Paese è stata messa a dura prova” riferendosi all’esperienza dei cittadini con l’amministrazione Trump.

Molti osservatori politici ritengono con il voto anticipato favorisca il candidato democratico, che al momento risulterebbe in testa nei sondaggi nazionali. Il presidente uscente però è dato in rimonta in diversi dei cosiddetti swing States.

Intanto in un comunicato con cui il comitato elettorale di Biden chiede fondi per sostenere la campagna elettorale i repubblicani vengono mostrati in vantaggio in Florida, in Arizona e nel Michigan.

In un sondaggio del New York Times/Siena College, Biden sarebbe in vantaggio su Trump in 4 Stati chiave, Arizona (+6), Florida (+3), Pennsylvania (+6) e Wisconsin (+11). Tutti Stati che nel 2016 furono conquistati da Trump. Secondo un sondaggio di Wp/Abc invece in Florida sarebbe in corso un testa a testa con un lieve ventaggio di Donald Trump peraltro, dato al 50% contro il 48% di Biden.

Molto importante sarà l’esito della Pennsylvania, determinante per la conquista dei 270 grandi elettori necessari per avere la maggioranza e arrivare alla Casa Bianca. Qui nel 2016 vinse Trump ma di misura (+0,6% sulla Clinton) mentre adesso sempre secondo i sondaggi sarebbe Biden ad essere favorito.

Joe Biden sarebbe quindi in vantaggio sia nel Wisconsin che nel Michigan, mentre nell’Iowa Trump viene dato 7 punti avanti al suo sfidante, 48% delle preferenze per il tycoon contro il 41% del candidato democratico. Qui Trump ha realizzato una rimonta eclatante, visto che poco più di un mese fa la situazione era di sostanziale parità.

Non tutti i sondaggisti poi danno Joe Biden in vantaggio in Arizona, dove secondo la Cnn siamo davanti a un testa a testa, così pure una situazione di parità sarebbe in corso nel North Carolina.

Rimonta di Trump anche in Florida, uno degli Stati che fino ad oggi erano in bilico con un vantaggio semmai dello sfidante Joe Biden. Stando alla media nei sondaggi tracciata da RealClearPolitics, Donald Trump ha superato Biden per la prima volta in Florida, dove però a separare i due candidati sarebbe ancora una manciata di voti: 48,2% di Trump contro il 47,8% di Biden. Il tycoon risulta infatti in vantaggio in 4 sondaggi, mentre in altri 2 risulta indietro, ma nella media ora è in testa.

Il sondaggista che indovinò la vittoria di Trump nel 2016 conferma: “vincerà di nuovo Trump”

La media dei sondaggi indica che le elezioni presidenziali Usa 2020 saranno vinte dai democratici con Joe Biden che viene dato in vantaggio di 7-8 punti percentuale su Donald Trump nonostante in più Stati si stia assistendo ad un ribaltamento della situazione, con un evidente recupero del tycoon.

Le previsioni dei sondaggisti però sarebbero sbagliate secondo Robert Cahaly, capo di Trafalgar Group, che indica un risultato completamente diverso “vincerà di nuovo Trump” spiega infatti l’esperto.

Cahaly in realtà non è neppure l’unico esperto a dare per certa la vittoria di Donald Trump, anche Helmuth Norpoth, con il suo Primary Model, aveva già parlato di questo scenario, ed anche lui nel 2016 aveva previsto la vittoria di Trump andando controcorrente rispetto alla stragrande maggioranza dei sondaggi di allora.

Secondo Cahaly le persone mentono nei sondaggi, così le risposte date nelle interviste non corrispondono alla scelta che faranno al momento del voto, e questo per evitare di essere giudicate. Anche questa volta, secondo l’esperto, “l’istinto dirà Trump”.

Ne ha parlato nel corso di una intervista rilasciata alla Fox e poi ripresa dal Wall Street Journal, ma senza spiegare su quale metodologia si sia basato per giungere a questa conclusione. Eppure anche nel 2016, contro ogni previsione aveva previsto la vittoria di Donald Trump su Hillary Clinton.

Il metodo di ricerca adottato dalle società di sondaggi, secondo il capo di Trafalgar Group è semplicemente sbagliato. “Le persone al telefono non diranno a una persona sconosciuta per chi voteranno, specialmente se poi temono che quell’informazione possa finire su un sito web o su Facebook” afferma Cahaly.

E non funzionerebbe nemmeno a suo dire il sistema del lungo elenco di domande attraverso le quali si dovrebbe essere in grado di evincere l’orientamento politico. Infatti secondo l’intervistato molti non hanno nessuna voglia di rispondere a tutte quelle domande. “Chi risponderà a 45 domande un martedì sera? Le persone che seguono la politica lo faranno, ma le altre no. E la maggior parte è così” spiega il sondaggista.

Un metodo, quello adottato dal capo di Trafalgar Group, che però non è infallibile. Infatti nel 2018 in occasione del voto per il rinnovo del governo della Georgia, aveva dato un vantaggio di 12 punti al repubblicano Brian Kemp, che effettivamente vinse, ma con un margine di 1,5 punti soltanto.

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