L’Italia si dirige verso un nuovo lockdown, che però in ogni caso, almeno stando alla situazione attuale, non sarà come quello imposto nei mesi di marzo e aprile. Si tratterà invece di una sorta di lockdown soft, con chiusure anticipate per i negozi, e forse il coprifuoco a partire già dalle 18, orario su cui vi sono ancora molti dubbi visto che potrebbe slittare alle 20 o anche alle 21.
In arrivo quindi un nuovo Dpcm con ulteriori restrizioni che potrebbero essere imposte su base nazionale quindi con gli stessi limiti per tutto il territorio nazionale, oppure lasciare alle Regioni l’onere di stabilire in che modo intervenire per ridurre la diffusione del contagio.
Un vero e proprio braccio di ferro tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e le Regioni, che evidentemente non muoiono dalla voglia di assumersi questa responsabilità. E nel frattempo arrivano le varie proposte, che giungono ad un tavolo aperto ormai da oltre 24 ore, e dal quale non è ancora emersa una linea precisa.
Il premier ha già evidenziato la volontà di diversificare le misure restrittive in considerazione del fatto che la diffusione del virus si mostra tutt’altro che uniforme nel Paese, ma nella sua squarda non tutti i ministri avallano questa linea, a cominciare dal ministro della Salute, Roberto Speranza.
Il confronto proseguirà anche nella giornata di oggi, lunedì 2 novembre, con l’ennesimo incontro governo-regioni e poi con quello cui parteciperanno i capidelegazione. L’esito di questi incontri sarà reso noto nella stessa mattinata di oggi, visto che il presidente del Consiglio ha già annunciato che alle 12 si recherà alla Camera per informare il Parlamento di quali saranno i provvedimenti che intendere inserire nel nuovo Dpcm.
Prima di giungere alla firma sull’ennesimo provvedimento amministrativo del presidente del Consiglio, ci sarebbe dovuto essere anche quel confronto costruttivo cui si auspicava partecipassero anche le forze di opposizione, ma niente da fare. I partiti di centro-destra hanno respinto l’invito lasciando l’incombenza interamente nelle mani delle forze di maggioranza.
“Non saremo noi a togliere le castagne del fuoco a Conte” dicono da Forza Italia per bocca della capogruppo Maria Stella Gelmini, che peraltro non è l’unica a ritenere che in questo momento il presidente Conte sia in evidente difficoltà anche perché il ministro Speranza continua a spingere per una rotta ben diversa, e il fatto che ben 14 presidenti di regione siano di centrodestra non aiuta a trovare collaborazione.
E proprio dalle regioni, da alcune di esse quantomeno, è arrivata tra le altre proposte quella di adottare misure restrittive mirate, che andrebbero ad interessare in modo specifico le persone con oltre 70 anni di età che effettivamente sono pressoché le uniche la cui vita potrebbe essere messa a rischio dal Covid-19. A indicare questa ipotesi sono le regioni Liguria, Lombardia e Piemonte.
Nel nuovo Dpcm comunque ci saranno misure probabilmente calibrate territorio per territorio, cosa che non piace affatto ai governatori, i quali si troveranno poi costretti ad assumersi le responsabilità di chiudere l’intera regione, o circoscrivere zone rosse a seconda dell’andamento del contagio sul territorio.
Il confronto è ripreso anche nel corso della nottata, quando si è parlato di procedere con la chiusura di singole zone in base all’indice Rt, vale a dire il valore che indica quante persone vengono mediamente in contatto con il virus per singolo soggetto risultato positivo.
Si terrebbe conto, nello stabilire la chiusura, anche della percentuale di positivi sui tamponi e della percentuale di occupazione dei posti letto, che non deve superare una certa soglia come si evince dal piano del Ministero che delinea quattro tipi di scenario.
Si va comunque verso un coprifuoco nazionale, che potrebbe partire alle 18 se a prevalere dovesse essere la linea proposta dal Comitato Tecnico Scientifico, oppure alle 20 o ancora alle 21, con chiusura di tutte le attività. Per uscire di casa in questo caso occorrerebbe eventualmente la solita autocertificazione che indichi le ragioni dello spostamento, ritenuto motivato solo per ragioni di assoluta necessità, di lavoro o di salute.
Il coprifuoco per tutti è anche la linea per la quale spinge Italia Viva, mentre Liberi e Uguali contesta la didattica a distanza per tutti i licei e le classi terze delle scuole medie. Intanto è lo stesso ministro della Cultura, Dario Franceschini, ad annunciare la “chiusura dei musei”, mentre a parlare del blocco degli spostamenti tra regioni è il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli.
Ma il nodo più importante da sciogliere è quello relativo al principio di fondo sul quale si dovranno basare le eventuali chiusure delle Regioni che potrebbero essere così definite in maniera automatica. Servono infatti criteri specifici che diano una linea chiara e rappresentino il punto di riferimento dei governatori.
Secondo quanto emerso dal report sull’andamento dei dati che è stato preso in esame dalla cabina di regia si leggeva che vi sono già 11 regioni che mostrano di essere già ad alto rischio. Il rapporto non tiene conto solo dell’indice Rt, che in Lombardia e Piemonte ha già superato il valore di 2, ma anche i posti letto occupati e la capacità di tener traccia dei positivi.
Una regione ad alto rischio però andrà incontro alla chiusura solo se le condizioni che la rendono tale sussistono per un periodo di tempo di tre settimane. Sarà questo ulteriore elemento a far scattare le chiusure regionali, ed in questo modo, seguendo linee guida chiare basate su numeri, sarà più facile per i governatori prendere tale decisione, e più difficile esmiersi dal farlo.
Per quelle regioni che hanno un indice di contagio Rt superiore a 2, quindi Lombardia, Piemonte, ma anche la provincia autonoma di Bolzano, la Valle d’Aosta e la Calabria, si provvederà in maniera automatica a chiudere negozi, bar e ristoranti per tutto il giorno, ricorrendo allo smart working per l’amministrazione pubblica.
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