Il tempo che l’Unione Europea aveva concesso a Boris Johnson per ritirare il progetto di legge che rivedeva l’accordo siglato tra Londra e Bruxelles a gennaio 2020 è scaduto ieri, 30 settembre 2020, ed ora è la stessa presidente della Commissione europea ad inviare una comunicazione ufficiale al premier britannico per avvertirlo di quali sono le azioni che l’esecutivo comunitario sta intraprendendo nei confronti del Regno Unito.
Si sta aprendo dunque un autunno rovente per quel che riguarda le relazioni diplomatiche tra Londra e Bruxelles, visto che dalle parole si sta passando ai fatti, e dal momento che Boris Johnson non sembra avere alcuna intenzione di tornare sui suoi passi, dall’Ue fanno sapere che si provvede ad avviare una procedura d’infrazione per violazione degli accordi di recesso.
E la procedura d’infrazione non sarà l’unica risposta dell’Ue, che prevede di ricorrere al blocco per le aziende finanziarie britanniche, alle quali sarà impedito di operare nel territorio dell’Unione europea.
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha fatto sapere oggi al premier britannico che quello dell’apertura della procedura d’infrazione ai danni del Regno Unito è solo il primo passo mosso su un percorso che prevede altri provvedimenti che si collocano nell’ambito di una battaglia legale a tutti gli effetti tra EU e UK.
L’accusa da Bruxelles è quella di aver varato un progetto di legge che viola una parte dell’accordo che era stato raggiunto a gennaio 2020, siglato anche dallo stesso Boris Johnson.
“Questa mattina la Commissione ha deciso di inviare una lettera di costituzione in mora al governo britannico” ha dichiarato Ursula von der Leyen “questa è la prima fase di una procedura di infrazione”.
Con queste parole la presidente della Commissione Ue ha ufficializzato i provvedimenti presi da Bruxelles, e ha poi sottolineato che l’Ue aveva concesso tempo al governo britannico per ritirare il progetto di legge (Internal Market Bill) che non rispetta gli accordi sul confine tra Repubblica d’Irlanda (Ue) e Irlanda del Nord (Regno Unito).
A partire da oggi quindi il governo di Londra avrà un mese per rispondere nel merito, ma visto che il premier Johnson ha in più occasioni dimostrato di essere fermo sulle sue posizioni, Bruxelles si prepara ad ogni scenario possibile per quel che riguarda la Brexit, e non esclude di ricorrere ad un provvedimento per impedire al settore finanziario britannico di operare nel mercato comune.
A lavorare a questo documento, secondo quanto riportato da Reuters, sarebbe Mairead McGuinnes, irlandese, commissaria europea ai Servizi Finanziari. La McGuinness ha spiegato che “con la crescita delle tensioni nelle trattative tra Ue e Regno Unito, continuiamo a prepararci per tutti i possibili scenari”.
Tra questi scenari c’è anche quello della fine del “sistema di equivalenza”, ossia quel regime transitorio che è entrato in vigore dal 1° gennaio grazie al quale le società britanniche possono continuare ad operare nel territorio dell’Ue. Una possibilità per beneficiare della quale, fanno sapere da Bruxelles, la Gran Bretagna dovrà rispettare gli accordi presi in precedenza circa le modalità di uscita dall’Ue.
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