Non è stata ancora presa una decisione circa la possibilità di ricorrere al Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) in Italia, e tra le forze di governo la questione è tutt’altro che chiusa, con il Partito Democratico che continua ad esercitare pressione sugli alleati del Movimento 5 Stelle affinché rivedano le loro posizioni anche su questo tema.
Il Mes, come spiegato in altre occasioni, potrà essere usato dai Paesi che decideranno di ricorrervi nell’ambito dello scenario post-lockdown, per investire nella sanità. Non ci saranno quindi delle condizioni particolari da soddisfare per poter accedere a quei fondi, e i tassi di interesse per la restituzione dei fondi saranno particolarmente vantaggiosi.
Sulla questione Mes è tornato a parlare anche il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, che in questi giorni ha sottolineato: “certamente l’Italia è tra i Paesi che possono avere un vantaggio maggiore rispetto ad altri, visti i tassi di interesse” che risultano essere molto più convenienti rispetto a quelli che verrebbero applicati per altri Stati.
Su AGI Agenzia Italiana leggiamo a tal proposito che i tassi di interesse sono “molto più convenienti per il nostro Paese rispetto ad altri Stati europei che si trovano a fare i conti (con la sola eccezione della Grecia) anche con debiti pubblici ben inferiori rispetto a quello italiano”.
La decisione però spetta ai singoli governi dei Paesi membri, come lo stesso Gentiloni ha sottolineato, mettendo poi in guardia l’esecutivo. “L’Italia ha bisogno di migliorare il proprio sistema sanitario, che ha dato ottima prova durante la crisi ma ha messo in luce necessità di miglioramenti” ha infatti ricordato Gentiloni.
Si accenna quindi al fatto che la ripresa dei contagi, nonostante il crollo del tasso di letalità del coronavirus, potrebbe indurre il governo ad accedere al fondo salva-Stati che in passato hanno dovuto accettarei i governi di Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna e Cipro.
I Paesi sopra citati infatti hanno fatto ricorso al Mes nell’ambito di quelli che lo stesso premier Conte definiva shock asimmetrici, quali la crisi del debito di dieci anni fa. L’Italia invece, se chiedesse di usare il Mes ora, si troverebbe nella condizione di dover solo dimostrare che i fondi vengono utilizzati per il recupero dei costi relativi all’assistenza sanitaria diretta e indiretta, alla cura e alla prevenzione nell’ambito della crisi legata al Covid-19.
In particolare poi all’Italia spetterebbero circa 36 miliardi di euro in quanto viene assegnata una somma pari al 2% del PIL del 2019.
Nel corso di una intervista rilasciata ad Affari e Finanza, il segretario generale del Mes, Nicola Giammarioli, ha spiegato: “dal momento che i fondi saranno a interessi negativi, vista la tripla A di cui gode il Mes, si determinerebbe un risparmio per le casse italiane valutato in circa 4-5 miliardi in dieci anni“.
Se si accetta di usare il Mes, seppur solo per rafforzare la sanità come previsto, l’Italia dovrà sottostare a quella che viene definita “sorveglianza rafforzata” che non poche preoccupazioni desta nell’opinione pubblica e in parte del mondo politico.
Secondo quanto riportato dall’AGI però “la cosiddetta ‘sorveglianza rafforzata’ che fa parte del nome tecnico del canale di credito, non servirà ad altro che a controllare che i fondi ricevuti dal Paese richiedente siano effettivamente spesi per la salute dei cittadini”.
Sempre su AGI si assicura che si tratta di “un impegno annunciato, ripetuto e messo per iscritto da tutte le istituzioni Ue coinvolte nella partita. Che rimangiandosi la parola data andrebbero se non altro incontro a una irreparabile perdita di fiducia agli occhi dei cittadini europei più colpiti dalla pandemia”.
Sarebbe però interessante sapere se e quali altre ripercussioni sono previste, oltre alla perdita di fiducia, nel caso in cui determinati impegni non dovessero alla fine risultare rispettati, ma la fonte si ferma qui, senza approfondire oltre.
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