Si è chiuso anche questo ultimo appuntamento elettorale, con un sostanziale pareggio tra le forze di centro-destra e quelle di centro-sinistra, ed una profonda sconfitta invece di quello che ormai è una specie di terzo incomodo: il Movimento 5 Stelle.
Scalzato prima dalla vetta della classifica ad opera della Lega durante il governo giallo-verde, per poi finire in terza posizione durante il governo giallo-rosso, superato questa volta dal Pd. Secondo gli ultimi sondaggi politici il partito di Giorgia Meloni lo ha ormai raggiunto come numero di consensi, ed il sorpasso potrebbe non essere così lontano.
Un vero e proprio tracollo ultra-rapido quello che il Movimento 5 Stelle è riuscito ad ottenere in meno di due anni e mezzo di governo, e che si tocca con mano oggi, all’indomani dell’ennesima sconfitta registrata in occasione di un’altra consultazione elettorale.
La più grave sconfitta della storia del Movimento 5 Stelle
Insieme al voto per le elezioni regionali in Liguria, Veneto, Toscana, Campania, Marche e Puglia, e alle comunali in oltre 1.000 Comuni d’Italia tra cui anche Venezia, il 20 e 21 settembre gli Italiani erano chiamati ad esprimersi anche sul Referendum costituzionale per il taglio dei Parlamentari.
Ed è proprio questa l’unica vittoria, se così si può dire, conseguita dal Movimento 5 Stelle. Quantomeno è su questo che la maggior parte dei rappresentanti dei 5 Stelle cercano di dirottare l’attenzione, sperando che possa passare inosservata una realtà fin troppo ingombrante: il Movimento 5 Stelle ha quasi del tutto cessato di esistere.
L’esito delle elezioni regionali lo ha dimostrato, facendo vedere a chi ancora non se ne fosse accorto, che il calo dei consensi è rapido ed inesorabile. E per chi non avesse ancora capito come mai da primo partito è diventato il terzo in tempi record, e per quale ragione in alcune regioni ora non c’è nemmeno un consigliere dove prima ce n’erano 4 o 5, ecco la spiegazione di Alessandro Di Battista, uno dei leader storici del 5 Stelle.
“Un eccesso di esultanza penso che sia fuorviante” spiega Di Battista in un video che ha pubblicato sul suo profilo Facebook, spiegando che la vittoria conseguita con il 70% di voti a favore del taglio dei parlamentari, riforma su cui il M5s ha messo la bandierina fin dall’inizio, non può essere ritenuta una vittoria solo dal M5s.
C’è poco da stare allegri insomma, e Di Battista non ha problemi ad ammetterlo, anzi ci tiene evidentemente. In Italia però non funziona così, si sa, e quando si perde si deve dire comunque di avere, in qualche modo, vinto. Una lezione che evidentemente la maggior parte dei 5 Stelle ha appreso e messo subito in pratica anche perché le occasioni, come vediamo, di certo non mancano.
Diego Fusaro ha in più occasioni ribadito che “il Movimento 5 Stelle è diventato ciò contro cui combatteva” e a giudicare dal drastico calo di consensi evidentemente non è l’unico a pensarla così. In ogni caso, se anche il M5s non fosse diventato a tutti gli effetti come i partiti della vecchia politica, quelli che avrebbe dovuto scalzare o ancor meglio spodestare, si comporta come loro davanti alla sconfitta.
A parlare però sono i numeri, ed è lo stesso Di Battista a citarli, dopo aver espresso a chiare lettere il suo pensiero: “credo sia stata la più grande sconfitta della storia del Movimento 5 Stelle”.
Ma vediamo quali sono i numeri citati da Di Battista. “In Campania passiamo dal 17% al 10%, in Campania due anni fa il Movimento sfiorò il 50% alle elezioni politiche. In Campania abbiamo eletto decine di parlamentari, è campano il ministro degli Esteri, è campano il presidente della Camera, e campano il ministro dell’Ambiente, è campano il ministro dello Sport”.
Dati decisamente eloquenti, ma dei quali i 5 Stelle parlano poco volentieri, e di dati che evidenziano il tracollo ce ne sono ancora tanti altri. “In Puglia siamo passati dal 17% al 10%” spiega Di Battista “in Liguria siamo andati in coalizione con il Pd e siamo passati dal 22,3% al 7,8%. Nelle Marche al contrario andiamo da soli e passiamo dal 19% al 7%“.
Poi c’è il dato del Veneto, dove “c’è un’enorme debacle” spiega il leader pentastellato “il Veneto è la regione poi delle piccole e medie imprese che spesso e volentieri hanno sostenuto le proposte del movimento e si passa dal 10,4% al 2,7%, e passiamo da cinque consiglieri regionali a zero. Nei prossimi cinque anni il Movimento non potrà neanche fare opposizione all’interno del consiglio regionale perché non abbiamo consiglieri”.
Di Battista: “sbagliato parlare di alleanze il problema è la crisi identitaria del M5s”
Insomma il Movimento 5 Stelle ha preso l’ennesima batosta, ma qual è il motivo di una sconfitta così pesante? Per Di Battista “parlare di alleanze in questo momento è totalmente sbagliato” perché “non è il tema delle alleanze il tema dell’ordine del giorno e della crisi del Movimento 5 Stelle”.
Non è quello il problema quindi, infatti l’esito del voto è stato estremamente negativo ovunque, fa notare il leader 5 Stelle, sia dove le alleanze sono state fatte, sia dove ha corso da solo. Il “tema principale è la crisi identitaria del Movimento 5 Stelle, è innegabile. Non si tratta di fare i disfattisti, dobbiamo dire le cose come stanno” spiega Di Battista.
“Il sogno al quale hanno creduto tante persone di partecipazione e cambiamento oggi è in crisi, tantissime persone non ci credono più. Per questo poi non vengono i voti che sono una diretta conseguenza. Se manca la comunità manca l’identità, mancano le ragioni per votare il movimento, perché in questo momento tante persone non sanno perché votare il Movimento 5 Stelle evidentemente poi i voti non arrivano”.
Il fatto è che il governo potrà pure continuare ad andare avanti per due anni e mezzo, cioè fino alla fine della legislatura, ma nel frattempo il Movimento 5 Stelle si sarò indebolito sempre di più, ed alle prossime politiche che risultati potrà sperare di ottenere? Per questo, spiega Di Battista, occorre ricostruire l’identità del Movimento.
E “l’identità si ricostruisce solo attraverso degli Stati generali, un momento democratico partecipato, in cui possono esprimersi tutti i territori, gli attivisti anche quelli che se ne sono andati via, soprattutto loro, i consiglieri comunali” dice quindi Di Battista, che poi conclude: “tutti si devono esprimere per tirar fuori una nuova agenda per ‘uscire dal buio’ anche perché il mondo post Covid sarò diverso, e attraverso questa agenda ricostruire una comunità”.
Poi ha toccato il tema della ‘leadership forte’, che come lui stesso spiega, alcuni ritengono possa essere ritenuta una delle cause del crollo dei consensi per il Movimento 5 Stelle. In realtà però non è così, dice ‘Dibba’ “la leadership forte c’è stata e anche nel periodo della leadership forte il M5s ha dimezzato i voti prendendo una sconfitta epocale anche alle ultime elezioni europee”.
Non poteva essere più chiaro di così, Alessandro Di Battista, che ha ribadito: “abbiamo perso dovunque, per cui evidentemente esiste un problema di identità, di comunità, di proposte e di far capire ai cittadini quello che vogliamo fare” e ancora “non si possono nemmeno incolpare i cittadini che un tempo ci davano fiducia, il problema è perché non ci danno più fiducia, perché non partecipano più”.
“Perché non si inseriscono più in questo progetto? Perché non lo sentono più tale, non pensano più che il sogno del cambiamento possa concretizzarsi” spiega Di Battista, che probabilmente ha colto qual è il problema del Movimento 5 Stelle, ora però resta da vedere cosa verrà fatto per risolverlo.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.