Ricorrere al Mes oppure no? L’eterno dilemma continua a porsi nella maggioranza, con una parte contraria, almeno sulla carta, ed una storicamente favorevole. Parliamo naturalmente del Movimento 5 Stelle e del Partito Democratico, al quale si vanno ad aggiungere in realtà i pareri favorevoli anche di LeU e di Italia Viva.

Un nodo che sarà difficile da sciogliere, quello riguardante l’ipotesi di usare il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) senza condizioni e solo per interventi che riguardano la sanità all’indomani della crisi legata all’emergenza coronavirus.

Sulla questione è tornato in questi giorni il segretario del Pd, che nel pieno della campagna elettorale per le elezioni regionali ha ribadito il suo parere favorevole rispetto all’uso del Mes.

Nicola Zingaretti, intervenuto dal palco della festa dell’Unità di Modena, ha infatti parlato in modo molto chiaro confermando l’intenzione del Partito Democratico di far sì che l’Italia ricorra al Mes.

Il paradosso costituito dal fatto che i tagli alla sanità in Italia sono stati fatti proprio per rispettare i rigidi paletti imposti dall’austerity, ed ora ci troveremmo a prendere in prestito il denaro del Mes proprio per spenderlo in sanità, non sembra nemmeno sfiorare il leader dem.

Ad ogni modo il tema può far breccia in campagna elettorale, perché passa il messaggio che il PD vuole più soldi per la sanità, e così il segretario Zingaretti non ci ha pensato due volte prima di tornare a parlare dell’uso del Mes.

Zingaretti: “il Pd non è subalterno al M5s”

Il Pd attinge consensi dall’alleanza come da un porcellino salvadanaio, esattamente come ha fatto la Lega durante il primo governo Conte. Il trucco è vecchio ma funziona, e Zingaretti lo sa, così al suo elettorato racconta la storia di un Pd pronto a combattere per fare le cose, mentre il Movimento 5 Stelle è, in sostanza, il partito del ‘no’.

Per evitare l’effetto deja-vu le parole usate sono diverse, ma il concetto è esattamente lo stesso, e se ha funzionato per la Lega perché non dovrebbe funzionare per il Pd?

Il Pd, dice Zingaretti dal palco della festa dell’Unità “non è subalterno” al M5s, e continuerà a lottare per il Mes, ma l’alleanza con i grillini deve essere rafforzata, soprattutto in vista delle elezioni, visto che per salvare la faccia all’esecutivo in qualche regione si deve pur vincere, e i voti dei grillini farebbero comodo.

“Altro che subalternità. Dovremo ancora combattere perché siamo forze diverse” dice Zingaretti “sapevamo che il cammino era accidentato ma abbiamo combattuto. Non abbiamo paura di combattere. Lo faremo sulla sanità pubblica”.

Non dimentica le paroline magiche da dire nel suo discorso, il segretario dem, che poi non perde l’occasione per puntare il dito contro i “no” dell’alleato col quale, a quanto diceva lui stesso, si deve rafforzare la partnership.

Zingaretti: “basta con l’ipocrisia di essere alleati, e in televisione avversari”

E se non nella sostanza, visto che le posizioni sembrano nettamente contrapposte quantomeno per quel che riguarda il Mes, almeno nella forma. “Basta con l’ipocrisia di essere alleati, ma in televisione fare la parte degli avversari, perché questo logora l’immagine di un’alleanza che deve essere unita da una missione, da un’identità” dice Zingaretti.

Siamo uniti non per occupare poltrone ma per realizzare un programma di rinascita dell’Italia” sottolinea ancora il segretario dem, che non disdegna una spruzzatina di populismo nella sua kermesse.

Un governo che “sentiamo nostro” e al quale “chiederemo rigore assoluto” dice Zingaretti, che poi scandisce: “ora dovremo dire basta ai troppi se, alle attese e ai ritardi“. Un lessico già usato da Salvini appunto, che deve far passare gli alleati di governo per quelli che dicono sempre di no, titubanti, incerti, inesperti.

Un’immagine che diventa ancora più facile trasmettere quando la forza politica in oggetto si è privata dei suoi tratti distintivi, amalgamandosi in modo estremamente maldestro con i partiti della vecchia politica e con la loro tabella di marcia.

Solo che i programmi liberisti del Pd e la sua politica di sudditanza nei confronti dell’Ue non piacciono all’elettore del M5s, e quindi non è facile per la creatura di Grillo conciliare l’esigenza di salvare i rimasugli del suo elettorato con quella di attuare l’agenda del partito che domani offrirà ai pochi 5 Stelle che entreranno in Parlamento una seppur remota possibilità di far parte del prossimo esecutivo.

L’appello all’unità di Zingaretti in vista delle elezioni regionali

Dopo aver chiesto agli alleati di non enfatizzare in Tv le poche differenze rimaste tra le due principali forze politiche che compongono la maggioranza di governo, il segretario Zingaretti chiede unità in vista delle elezioni regionali.

La tornata elettorale rischia di presentare un’amara sconfitta al Pd, e Zingaretti ne è al corrente, ma si cerca di salvare il salvabile. “Di fronte a sistemi elettorali a turno unico, cosa deve accadere ora per non far scattare la bellezza, il valore della parola unità, per vincere e fermare queste destre in tutto il Paese? È possibile fermarle se ci uniamo intorno alle candidature più competitive”.

Viene riesumato quindi il vecchio slogan che da anni tiene unito alla bell’e meglio le forze di centro-sinistra, la coalizione contro il centro-destra. Una specie di guerra santa per non lasciare che il Paese venga governato dagli altri, ma senza prendersi il disturbo di provare quantomeno, a spiegare per quale motivo sarebbe così importante.

Fatto sta che a pochi giorni dal voto serve “unità” per battere le destre. “Mobilitiamoci tutti, non buttando nessun voto. Noi combatteremo fino alla fine” dice Zingaretti.

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