Il premier del Regno Unito, Boris Johnson, si prepara ad affrontare lo scenario del Brexit No Deal, nel quale Londra si separa dall’Ue senza un accordo commerciale.
Le trattative con Bruxelles, come emerso nei giorni scorsi, sono in stallo, ed il premier britannico non sembra intenzionato a lasciare che il tira e molla si protragga ancora oltre. Ed eccoci con una deadline chiara fissata dallo stesso leader Tory alla data del 15 ottobre, entro la quale deve necessariamente essere stata raggiunta un’intesa con l’Europa altrimenti sarà No Deal.
Si avvicina nei prossimi giorni un ciclo di incontri di importanza cruciale per il raggiungimento di un eventuale accordo commerciale tra Londra e Bruxelles, e proprio in vista di questa serie di colloqui il premier britannico ha annunciato senza giri di parole che una ipotetica uscita del Regno Unito dall’Ue senza accordi sarebbe un “buon risultato per il Regno Unito”.
Il raggiungimento di un accordo sembra sempre meno probabile, visto che i colloqui sono a un punto morto ormai da settimane. È stato ancora Boris Johnson a tal proposito a evidenziare che un’intesa con Bruxelles sarebbe possibile solo se i negoziatori dell’Ue fossero disposti a “ripensare le loro attuali posizioni”.
Un braccio di ferro che dura da tempo e che Boris Johnson non sembra disposto a perdere, così pure l’Ue, da cui la situazione di totale stallo. Dall’Europa accusano infatti il Regno Unito di non essere in grado di condurre i negoziati seriamente, e il rischio di un’uscita senza accordo commerciale diventa sempre più tangibile.
La strada della Brexit fu scelta con un referendum dal popolo britannico stesso, e dopo 3 anni e mezzo, il 27 gennaio 2020, il percorso ha condotto al divorzio dall’Ue. Da quella data è scattato il conto alla rovescia per giungere ad un accordo commerciale tra Londra e Bruxelles, e si è entrati nel periodo di transizione che terminerà il 31 dicembre 2020.
Allo scadere del periodo di transizione, se non sarà stato raggiunto alcun accordo tra Regno Unito e Unione Europea, Londra lascerà anche il mercato unico e l’unione doganale dell’Ue.
È questo lo scenario che potrebbe profilarsi se i colloqui non portano i frutti sperati, soprattutto dall’Ue. Si aprirà quindi un 2021 in cui tra Gran Bretagna e Ue potrebbero esserci delle barriere doganali, tariffe commerciali e altre barriere economiche.
A tal proposito il premier Boris Johnson ha affermato che il Regno Unito si “dovrà sforzare molto” anche se si dovesse alla fine raggiungere “un accordo commerciale con l’Ue come quello dell’Australia”.
I due negoziatori, David Frost per il Regno Unito e Michel Barnier per l’Ue daranno il via ad una nuova serie di incontro nella giornata di domani, martedì 8 settembre.
Si tratta dell’ottavo round di negoziati, che per l’Ue dovrebbe produrre un accordo prima di novembre affinché si possa avere il tempo tecnico per l’iter parlamentare di approvazione e per l’esame legale prima della scadenza del periodo di transizione. Per Johnson questo checkpoint è fissato troppo lontano, ed è per questo che l’ha anticipato al 15 ottobre.
Il Regno Unito annuncia il superamento unilaterale del Withdrawal Agreement
Una delle ultime fasi del negoziato tra il Regno Unito e l’Unione Europea avrà inizio nella giornata di domani, 8 settembre 2020, e i tempi per il raggiungimento di un accordo sono più che mai agli sgoccioli, con la incombente data del 15 ottobre fissata dal premier britannico.
Negoziati difficilissimi, quelli tra i due capi negoziatori di Uk e Ue, resi ancor più difficili dalla situazione di eccezionale emergenza dovuta alla pandemia di coronavirus. Un compromesso che secondo osservatori ed esperti si fa sempre più lontano con posizioni sempre meno flessibili da un lato e dall’altro.
Nella serata di ieri, il governo presieduto dal leader Tory, Boris Johnson, ha fatto sapere che sosterrà una riforma del mercato interno che violerà alcuni principi contenuti nel Withdrawal Agreement, vale a dire quell’accordo che fu siglato con l’Ue nell’autunno del 2019 sulle basi del quale si fonda l’uscita ordinata dall’Ue da parte di Londra.
Un annuncio, quello del governo britannico riguardo al superamento unilaterale del Withdrawal Agreement, che è stato accolto con un certo stupore dagli esperti di politica europea.
Brigid Laffan, politologa che insegna presso l’Istituto universitario europeo, ha affermato a tal proposito che “violando un trattato che ha firmato l’anno scorso, il Regno Unito si inserisce nella categoria degli Stati canaglia”.
Anche il Financial Times sostiene che la mossa di Boris Johnson abbia colto di sorpresa molti osservatori ma anche alcuni funzionari del governo, i quali temono che la Gran Bretagna possa “perdere l’autorevolezza morale per criticare le violazioni dei trattati internazionali compiute da altri Paesi” come riportato da Il Post.
Con il no deal più vicino cala il valore della sterlina
Con l’annuncio da parte del premier britannico, Boris Johnson, di fissare al 15 ottobre la deadline dei negoziati con Bruxelles per il raggiungimento di un accordo commerciale per la Brexit, le probabilità di una Brexit No Deal aumentano ulteriormente.
Il leader Brexit infatti ha detto chiaramente di non aver intenzione di scendere a compromessi con l’Ue su quelli che ritiene principi fondamentali dell’uscita del Regno Unito dall’Ue. Una presa di posizione che ha sostenuto le perdite della sterlina inglese registrate oggi.
Boris Johnson ha dichiarato infatti: “se non avremo trovato un accordo per quella data (15 ottobre, ndr) non vedo come sarà possibile raggiungere un’intesa di libero scambio tra di noi. Dovremmo entrambi accettarlo e andare avanti”.
Secondo alcune indiscrezioni il governo britannico avrebbe già iniziato a mettere nero su bianco una nuova legislazione che dovrebbe avere lo scopo di diluire la forza legale dell’accordo di divorzio firmato con l’Ue, nel caso in cui non si fosse in grado di giungere ad una intesa su questioni chiave come ad esempio quella del backstop irlandese.
La nuova legge si chiamerà: Internal Market Bill, ma la sua presentazione ufficiale sarebbe prevista per la giornata del 9 settembre. La sua funzione dovrebbe essere quella di garantire un commercio regolare nei confini della Gran Bretagna, evitando l’imposizione di dazi tra Irlanda del Nord e terraferma nel caso in cui si arrivasse ad una Brexit No Deal.
Il progetto di legge dovrebbe quindi entrare in gioco solo in caso di mancata intesa tra le due parti, eppure alcuni osservatori ritengono che la sua sola stesura sia sufficiente ad allontanare ulteriormente il raggiungimento di un accordo con l’UE minando la fiducia tra Londra e Bruxelles.
I negoziati comunque, come accennato, riprenderanno domani con l’ottavo round di incontri, e mentre il rischio di una Brexit No Deal sembra sempre più vicino, la sterlina inglese sta registrando un ribasso dello 0,8% contro il dollaro Usa.
Questo contenuto non deve essere considerato un consiglio di investimento.
Non offriamo alcun tipo di consulenza finanziaria. L’articolo ha uno scopo soltanto informativo e alcuni contenuti sono Comunicati Stampa
scritti direttamente dai nostri Clienti.
I lettori sono tenuti pertanto a effettuare le proprie ricerche per verificare l’aggiornamento dei dati.
Questo sito NON è responsabile, direttamente o indirettamente, per qualsivoglia danno o perdita, reale o presunta,
causata dall'utilizzo di qualunque contenuto o servizio menzionato sul sito https://www.borsainside.com.