Dire che c’è aria di sconfitta per le forze che compongono l’attuale maggioranza di governo è un eufemismo. Il confronto atteso per il 20-21 settembre nell’ambito delle elezioni regionali rischia di trasformarsi in una vera e propria Caporetto sia per il Partito Democratico che per il Movimento 5 Stelle.
Usando una metafora calcistica possiamo sicuramente dire che sarà una goleada, a favore delle forze di centro destra chiaramente. A settembre si vota in sette regioni: Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Valle d’Aosta (elezioni di secondo grado), e nella migliore delle ipotesi il centro sinistra può sperare in una sconfitta 5 a 2, più probabilmente 6 a 1, e se va male invece la partita si chiuderà 7 a 0.
Gli ultimi sondaggi dicono che il centro sinistra, e con esso la sua costola a 5 stelle, sono a un passo da subire una pesante batosta. Si tratterebbe dell’ennesima volta che gli elettori tentano di trasmettere un messaggio di sfiducia chiaro alle forze di maggioranza, la cui componente principale è un partito che da tempo ormai non rappresenta più elmeno una metà dei suoi elettori.
Le forze di governo si preparano alla sconfitta
Dal Pd hanno iniziato a recitare il solito mantra, quelle tre o quattro frasi che si usano in queste occasioni, vale a dire prima di una sconfitta annunciata in una consultazione elettorale diversa dalle elezioni politiche.
“Non vedo come si possa costruire un legame tra i risultati che vedono il centrodestra unito nelle Regioni al voto e l’alleanza di governo non unita. Il Pd, che ha tenuto unito il centrosinistra farà di tutto per vincere ovunque” dice per cominciare il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia (Pd) ad Agorà, su Rai 3.
La colpa di una eventuale sconfitta, secondo il ministro, sarebbe del M5s e di Italia Viva. “Il Movimento 5 Stelle e Italia Viva non hanno avuto fino in fondo il coraggio nelle Regioni che vanno al voto di allearsi con noi. Il governo non è rappresentato, in alcune Regioni siamo avversari politici” spiega Boccia, facendo un’analisi che non fa una grinza.
Il governo d’altra parte dovrebbe essere a trazione 5 Stelle, ma è a trazione Pd così come il precedente era a trazione leghista. I 5 Stelle hanno infatti ampiamente dimostrato di non avere alcuna identità politica, il programma con il quale si sono lastricati la strada verso la vittoria delle politiche 2018 è stato messo pressoché totalmente da parte, e se essere la terza strada lo aveva portato alla vittoria, ora non resta molto da salvare.
Regionali 2020, cosa dicono i sondaggi?
I sondaggi parlano chiaro: alle elezioni regionali 2020 il centro sinistra non ha alcuna speranza almeno in cinque regioni su sette, cioé in Liguria, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta.
In Campania il governatore uscente, Vincenzo De Luca, sembra ancora in grado di tener testa allo sfidante Stefano Caloro, sostenuto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Nessuna speranza invece per la candidata del M5s, Valeria Ciarambino. Il sondaggio Tecnè dà De Luca (Pd) tra il 45 ed il 49% contro Caldoro tra il 33 e il 37%.
L’altra regione in cui il Pd potrebbe ancora spuntarla è la Toscana, regione che le forze di centro sinistra non hanno mai avuto particolare difficoltà a difendere, e che invece rischia di rappresentare il simbolo di un crollo epocale dei consensi. In Toscana, stando al sondaggio Tecnè, Giani del centro-sinistra si trova intorno al 43-47% di consensi, mentre Ceccardi del centro-destra tra il 39 e il 43%.
Il resto è già scritto: il centrosinistra perderà in tutte e cinque le restanti regioni, dalla Puglia alla Valle d’Aosta, e nel Veneto sarà un vero e proprio massacro annunciato.
Cominciamo dalla Puglia, dove il presidente della Regione uscente, Michele Emiliano (Pd) potrebbe lasciare il posto allo sfidante ed ex presidente della Regione, Raffaele Fitto (FdI). L’esito del voto in Puglia, stando al sondaggio Tecnè, non è così scontato, ma il candidato del centrodestra viene dato tra il 39 ed il 43%, contro il 36-40% del governatore uscente.
In Liguria non ci sarà partita, con il governatore uscente, Giovanni Toti alleato con le forze di centro-destra, raggiungerebbe il 53-57% contro il 36-40% del candidato del centro-sinistra, Sansa.
Partita ancora più chiusa in Veneto, come accennato, dove il candidato del centro destra, il governatore uscente Luca Zaia (Lega), potrebbe raccogliere oltre il 70% delle preferenze.
Nelle Marche, storica regione rossa, il centrosinistra si appresta a subire un’altra sconfitta, anche se più di misura rispetto a quelle che lo attendono in Liguria e Veneto. Il candidato di Fratelli d’Italia, Acquaroli viene dato tra il 43 ed il 47% contro Mangialardi del centro-sinistra, che invece si attesterebbe tra il 35 ed il 39%.
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