Ne dà notizia via Twitter il presidente Donald Trump: la Fda userà il plasma iperimmune o plasma convalescente per curare i malati di Covid. Si tratta di un annuncio storico perché indica una svolta nel trattamento dei pazienti che hanno sviluppato la malattia Covid-19 nella forma più grave.
A poco più di due mesi ormai dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il presidente Trump gioca un’altra carta per recuperare terreno sul suo sfidante, il democratico Joe Biden. Ma indipendentemente da quali siano i giochi politici, quali le scelte che permettono di recuperare consensi e quali no, l’uso del plasma dei guariti per curare i malati rappresenta una svolta.
JUST IN: President Trump announces FDA’s authorization of COVID-19 plasma treatment https://t.co/unOyNteLA5 pic.twitter.com/hfqNH4pRnV
— The Hill (@thehill) August 23, 2020
“La Food and Drug Administration (Fda) ha dato l’autorizzazione urgente all’uso del plasma dei guariti per curare i malati colpiti dal virus cinese” ha annunciato il presidente Trump nel corso di una conferenza stampa che è stata poi pubblicata su Twitter.
“Si tratta di un annuncio storico” ha fatto sapere il tycoon “è la cura più urgente che possiamo usare in questo momento”. Il presidente Trump ha poi rivolto un appello ai cittadini americani, chiedendo a coloro che sono guariti dal Covid di “donare il plasma” per contribuire alla causa.
“Invitiamo tutti i guariti dal Covid-19 a donare il plasma per contribuire ad usarlo nelle cure” ha detto infatti Donald Trump, che ha poi definito “storica” la svolta di usare il plasma nel trattamento dei malati di coronavirus. In seguito a questa decisione della Fda sarà possibile aumentare “notevolmente l’accesso a questo trattamento” contro il Covid-19.
Ad oggi la cura con il plasma dei guariti è già stata utilizzata per trattare circa 70 mila cittadini americani che avevano sviluppato la malattia. “I test hanno dimostrato che il 35 per cento guarisce completamente con il plasma convalescente” ha anche spiegato il presidente usa. I dati poi sono stati confermati dagli esperti che erano presenti all’incontro con la stampa, guidati da Alex Azar, segretario alla Salute.
Le accuse rivolte a Trump sulla cura col plasma iperimmune
Mentre si cerca di accelerare in tutti i modi, anche abbreviando i tempi che la procedura impone per la messa a punto del vaccino per il coronavirus, Trump viene accusato di aver fatto pressioni sulla Fda per rendere disponibile la cura con il plasma dei guariti prima delle elezioni.
L’ennesima contraddizione in una questione, quella dell’emergenza sanitaria coronavirus, che ha diviso la comunità scientifica e l’opinione pubblica come mai prima d’ora.
Del trattamento con il plasma dei guariti, conosciuto sia come plasma iperimmune che come plasma convalescente, si è parlato anche in Italia, dove erano stati ottenuti eccellenti risultati già mesi addietro, in seguito alla sperimentazione portata avanti in particolare dal professor Giuseppe De Donno dell’ospedale Carlo Poma di Mantova.
Il presidente Trump ha risposto alle accuse spiegando che “si è trattato di una scelta coraggiosa che non c’entra con la politica ma è questione di vita o di morte”.
Una certa diffidenza da parte dello stesso presidente Usa nei confronti dell’Fda traspare però da alcune sue precedenti dichiarazioni, nelle quali la Food and Drug Administration veniva accusata di rendere “molto difficile per le aziende farmaceutiche convincere la gente a testare i vaccini e le terapie. Ovviamente sperano di ritardare la risposta fino a dopo il 3 novembre. Bisogna concentrarsi sulla velocità e salvare vite umane!”.
Trump accelera anche sul vaccino
Ma negli Usa si cerca di accelerare anche sulla ricerca del vaccino, infatti secondo il Financial Times, l’amministrazione Trump sta valutando la possibilità di bypassare gli standard normativi per accertare l’efficacia del vaccino sperimentale britannico contro il coronavirus, nell’intento di renderlo disponibile negli Stati Uniti prima delle elezioni presidenziali di novembre.
Secondo il noto quotidiano il presidente Usa mira ad ottenere l’assegnazione da parte della Fda, già a partire dal mese di ottobre, dell’autorizzazione “all’uso di emergenza” per il vaccino.
La formula però è ancora in fase di sviluppo nell’ambito di una partnership tra AstraZeneca e l’Università di Oxford, e si basa sui risultati di uno studio britannico non particolarmente esteso, che ha visto l’impiego di 10 mila volontari. Per la soglia di autorizzazione invece, stando ale norme imposte dalle agenzie scientifiche governative, occorre arrivare ad almeno 30 mila casi studiati.
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