È netta la posizione dell’Unione Europea sulla situazione in Bielorussia, con il disconoscimento del risultato del voto del 9 agosto che ha visto la riconferma del presidente Alexander Lukashenko alla guida del Paese.

La dichiarazione rilasciata dal presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, dopo la fine del vertice straordinario tra i Paesi membri è stata molto chiara: l’Ue non riconoscerà il voto delle elezioni del 9 agosto in Bielorussia.

Il sei volte presidente della Bielorussia, alla guida del Paese dal 1994, non sarebbe espressione del volere popolare secondo il parere dell’Ue. È per questa ragione che Bruxelles imporrà sanzioni nei confronti di coloro che si sono resi responsabili di brogli elettorali e violenze nei confronti di manifestanti scesi in piazza per protestare contro la rielezione di Lukashenko.

Ma se da una parte arriva la disapprovazione dell’Ue, dall’altra Lukashenko incassa l’appoggio della Cina, che dopo la Russia si schiera al fianco dell’attuale governo di Minsk. Pechino “non vuole vedere il caos in Bielorussia” ha dichiarato il portavoce del ministro degli Esteri, Zhao Lijian, e pertanto “si oppone” alle forze esterne “che creano divisione e instabilità nel Paese”.

Lukashenko incassa l’appoggio di Russia e Cina

Non è poco per il presidente Lukashenko poter contare in questa difficile situazione, sull’appoggio delle due superpotenze. Le parole di sostegno che arrivano da Pechino si allineano con quelle che sono state pronunciate nei giorni scorsi anche dal Capo del Cremlino, Vladimir Putin, dando coraggio al presidente bielorusso.

Ed è proprio Lukashenko infatti a contrattaccare rivolgendosi ai “Paesi occidentali” che “direttamente, senza nasconderlo, annunciano apertamente la raccolta di fondi e il loro reindirizzamento verso la Bielorussia” ha dichiarato durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. 

La cosa è evidente, secondo il presidente bielorusso, ma “naturalmente non possiamo rintracciare tutti i finanziamenti che vengono inviati qui perché molti sono in contanti. Ma noi lo sappiamo e ci concentreremo su questo problema” ha precisato.

Grazie alla conferma di poter contare sull’appoggio della Russia ed ora della Cina, Lukashenko ha ribadito di essere tranquillo sulla tenuta del governo. “Voglio ribadire che se pensano che le autorità qui si sono incrinate e ora stanno traballando, si sbagliano. Voglio sottolineare che abbiamo qualcuno su cui appoggiarci. Pertanto non vacilleremo. Percorreremo la nostra strada, come dovremmo fare” ha dichiarato.

Truppe straniere in Bielorussia a sostegno del regime? Fake news per Lukashenko

Quanto alle voci riguardante l’arrivo di “truppe straniere” in Bielorussia con lo scopo di sostenere la tenuta del regime, Lukashenko ha parlato di “fake news”. Le indiscrezioni secondo cui Mosca in particolare avrebbe inviato truppe nel Paese sarebbero false e prive di fondamento quindi.

“Non c’è un solo miltare di un altro Paese in Bielorussia” ha poi aggiunto Lukashenko “bugie palesi su internet, truppe straniere in Bielorussia, materiale militare della Federazione russa in Bielorussia. Probabilmente avete già visto: mostrano un convoglio militare, ma non è chiaro dove stia andando e quando e chi lo abbia mandato, ma dicono che il convoglio va a Orsha dal confine russo”.

Lukashenko ha quindi spiegato che si tratta solo di filmati che sono stati mostrati “senza capire che si tratta di mezzi bielorussi”.

E da Mosca arriva nel frattempo la conferma di quanto sostiene il presidente Bielorusso. La troviamo nelle parole del portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, che ha dichiarato che al momento, nel quadro del trattato sullo Stato dell’Unione e del Trattato di Sicurezza collettiva, il “sostegno russo” non è necessario.

La situazione però deve rimanere all’interno “dell’alveo legale” ha aggiunto Peskov, ricordando l’importanza di costruire “il dialogo”. E per fugare ogni dubbio il portavoce di Mosca ha anche ribadito: “i mezzi militari russi si trovano nel territorio della Federazione Russa”.

L’Ue sulle elezioni in Bielorussia: “non riconosciamo il voto”

Lukashenko è stato confermato alla guida del Paese con oltre l’80% dei voti, ma l’Ue ritiene che le elezioni si siano svolte con pesanti irregolarità e non ne riconosce l’esito.

“Le elezioni svoltesi il 9 agosto scorso non solo non sono state libere, corrette e rispondenti ai criteri internazionali, ma anche falsificate” ha dichiarato il presidente del Consiglio Ue, che ha poi aggiunto: “il futuro della Bielorussia deve essere deciso dal popolo in Bielorussia, non a Mosca o Bruxelles”.

“Dobbiamo avviare tutti gli sforzi per rendere possibile il dialogo nazionale” ha detto ancora Charles Michel “dobbiamo sostenere tutti gli sforzi per una soluzione positiva e per garantire un processo democratico. Per noi è chiaro che il popolo bielorusso ha il diritto fondamentale di eleggere liberamente la propria leadership”.

La decisione dell’Ue è stata quindi quella di agire nei confronti dei responsabili delle violenze e delle violazioni dei diritti civili con l’imposizione di sanzioni.

Per Angela Merkel impossibile mediare

Sulla questione in Bielorussia si è pronunciata anche la cancelliera tedesca, secondo cui l’Unione Europea “vuole sostenere la società civile, ma per noi è chiaro che la Bielorussia deve trovare da sola la sua strada”.

Angela Merkel ha anche precisato che non devono esserci interventi “dall’esterno”. D’altra parte se quella in atto in Bielorussia è effettivamente un’altra ‘rivoluzione colorata’, come alcuni ipotizzano, l’esito darebbe senza dubbio ragione agli oppositori del regime di Lukashenko e quindi sarebbe a favore dell’Ue.

La Cancelliera tedesca ha anche fatto sapere di aver provato a contattare telefonicamente il presidente bielorusso “ma purtroppo la telefonata non c’è stata” ha spiegato, e questo escluderebbe la possibilità per la Merkel di svolgere il ruolo di mediatrice nello scontro in atto nel Paese. “Per mediare serve la disponibilità delle due parti” ha dichiarato, sottolineando che Lukashenko non ha accettato il colloquio.

Una posizione, quella dell’Ue rispetto alle tensioni in Bielorussia, che è stata ribadita anche dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la quale ha affermato che Bruxelles “è pronta ad accompagnare la transizione di potere pacifica e democratica in Bielorussia. Noi siamo al fianco del popolo bielorusso che vuole libertà fondamentali e democrazia”.

Per la Bielorussia fondi dall’Ue anche per l’emergenza coronavirus

Dall’Ue arriveranno infatti 53 milioni di euro che dovrebbero servire per sostenere il popolo della Bielorussia, 3 milioni dei quali saranno destinati alle vittime della repressione e a sostegno della società civile, mentre tutta la restante parte sarà destinata alla gestione dell’emergenza coronavirus.

È stata la stessa presidente von der Leyen ad annunciarlo, anche se, va ricordato a proposito dell’emergenza coronavirus, che al presidente Lukashenko erano stati già offerti 940 milioni di dollari dal Fondo Monetario Internazionale stando a quanto lui stesso ha dichiarato, e in cambio il governo avrebbe dovuto imporre misure restrittive sullo stampo di quelle imposte nel lockdown in Italia.

Offerta che Lukashenko ha però rifiutato. In Bielorussia intanto, stando ai dati ufficiali, il numero delle vittime di coronavirus ad oggi è di 622 su una popolazione di quasi 9 milioni e mezzo di abitanti. La media di decessi per milione di abitanti è di 66 (quella italiana è di 586). Ad oggi ci sono in tutto 1.532 casi di contagio nessuno dei quali risulta essere in condizioni gravi. In Bielorussia non è stato imposto nessun lockdown.

David Sassoli: “migliaia di persone in strada contro la brutalità del regime”

In apertura del vertice straordinario tra i Paesi membri ha preso la parola David Sassoli, presidente del Parlamento europeo. “Migliaia di persone sono in strada da ormai dieci giorni per protestare non solo contro elezioni truccate, come certificato da tutti gli osservatori internazionali, ma soprattutto contro la brutalità e la violenza del regime” ha dichiarato Sassoli.

“Le scene che vediamo e le storie che ci vengono raccontate, quelle di torture e violenze contro pacifici manifestanti, sono orribili e hanno provocato emozione nelle nostre opinioni pubbliche. I timori di una escalation di attività repressive e militari sono molto forti e a quanti credono di poterci dividere voglio dire subito che non vi sono europei tranquilli” ha poi aggiunto il presidente del Parlamento Ue come riportato da Ilfattoquotidiano.

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