Viene considerato oggi l’ultimo dittatore europeo, e viste le tensioni che sono esplose negli ultimi giorni in Bielorussia dopo le elezioni che hanno confermato la guida di Alexander Lukashenko, i suoi giorni rischiano di essere prossimi alla fine.
Su Rt.com leggiamo a proposito della situazione in Bielorussia che il presidente Alexander Lukashenko può anche essere considerato un dittatore, ma di fatto gli si deve riconoscere il merito di aver preservato l’indipendenza del Paese dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
Dal 1994 ad oggi la Bielorussia è stata come una sorta di Corea del Nord in Europa, e nel momento in cui il governo di Lukashenko dovesse cadere, l’indipendenza del Paese cesserà con esso. Tutt’altro che disposto a lasciare il suo posto, il presidente della Bielorussia sembra fermamente intenzionato ad affrontare il suo destino.
La sua ultima speranza è legata all’appoggio che gli viene assicurato da Mosca, che potrebbe supportare il suo governo con la forza militare e con il denaro. Proprio in questo fine settimana infatti Lukashenko ha avuto due conversazioni telefoniche con Vladimir Putin, nel corso delle quali il capo del Cremlino gli avrebbe vagamente promesso “l’assistenza necessaria”.
Non si sa esattamente cosa abbia in mente Putin, e sebbene non lo si possa affermare con certezza, si tenderebbe ad escludere la possibilità che Mosca decida di intervenire direttamente in Bielorussia per salvare Lukashenko.
Spostare truppe russe nel territorio della Bielorussia sarebbe un grosso rischio per Mosca in quanto andrebbe certamente incontro a delle sanzioni, e non solo. Tra le conseguenze di una simile decisione bisogna mettere in conto la possibilità di una insurrezione in chiave anti-russa in Bielorussia, e un contraccolpo nella stessa Russia.
Al tempo stesso, se Putin non agisce subito, la fine del governo di Lukashenko è pressoché certa nonché imminente. E in questo particolare scenario bisogna considerare che l’euforia per la caduta della dittatura rischia di essere ampiamente bilanciata dalla altamente probabile fine dell’indipendenza politica di Minsk.
Dopo il disastro sovietico Lukashenko riuscì a costruire uno Stato forte e sovrano, in grado di preservare il Paese dalle infauste sorti toccate ad altre porzioni dell’ex URSS, come l’Ucraina, la Georgia e la Moldavia, che sono state spogliate di porzioni del proprio territorio e hanno affrontato lunghi periodi di caos e guerra.
L’Europa annuncia sanzioni contro la Bielorussia di Lukashenko
Non intende cedere il potere, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, nonostante la manifestazione di domenica 16 agosto alla quale avrebbero partecipato circa 200 mila persone che hanno chiesto la sua deposizione come leader del Paese.
L’Europa dal canto suo ha preso una posizione netta, minacciando Minsk di agire con delle sanzioni contro la potenza repressiva del suo regime. Intanto però il presidente ha organizzato una manifestazione alla quale hanno preso parte migliaia di cittadini che lo sostengono, che si sono riversati nella piazza davanti al Palazzo del Governo di Minsk.
Una occasione importante per ribadire una posizione ferma, e per avvertire gli Stati vicini, l’Europa e la Nato. “La leadership della Nato ci chiede di tenere nuove elezioni. Se seguiamo il loro esempio, moriremo come Stato. Il Paese non deve diventare latrina dell’Europa” ha dichiarato il presidente Lukashenko.
Arriva poi una accusa diretta alle potenze occidentali, che sarebbero responsabili di radunare unità militari lungo i confini del Paese, rivolgendosi in questo caso specialmente a Lettonia, Polonia e Lituania. “Carri armati e aerei sono a 15 minuti dai nostri confini” ha fatto sapere Lukashenko.
Il presidente bielorusso ha ricordato il rischio che questa situazione giochi a favore delle mire espansionistiche di altri Paesi limitrofi a cominciare proprio dalla Polonia. Da Lukashenko è quindi arrivato un invito alla resistenza, riecheggiando le gesta dei soldati bielorussi durante l’invasione nazista. “Diventeremo tutti la fortezza di Brest. Non rinunceremo al Paese” ha dichiarato Lukashenko.
La Bielorussia rappresenta una minaccia per l’Europa?
La Nato ha smentito le accuse mosse da Lukashenko in merito ad una presenza militare di truppe vicino ai confini del Paese. La Nato ha parlato invece di una costante azione di monitoraggio della situazione, ma nulla di più.
In realtà anche l’intervento militare della Russia sembra tutt’altro che imminente, nonostante l’ottimo rapporto tra Minsk e Mosca. È stato infatti Vladimir Putin il primo a congratularsi col presidente bielorusso per la sua rielezione con l’80% dei voti nei giorni scorsi.
Esiste il rischio che la situazione degeneri in un conflitto armato? La Nato ha dichiarato che “la presenza multinazionale della Nato nella parte orientale dell’Alleanza non è una minaccia per nessun Paese. È rigorosamente difensiva, proporzionata e progettata per prevenire i conflitti e preservare la pace”.
Tra le righe si legge che le truppe evidentemente non sono lì ‘solo per monitoraggio’ e se non rappresentano una minaccia per nessun Paese, sono però pronte a rispondere ad eventuali scenari di conflitto per ‘difendere la pace’ qualora dovesse essere necessario.
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