Il responsabile dell’organismo russo che sta sovraintentendo lo sviluppo del vaccino contro il Covid-19 (il centro di ricerca nazionale Gamaleya per l’epidemiologia e la microbiologia) ha dichiarato che diversi istituti di ricerca occidentali stanno cercando di “attirare” i propri scienziati. Per Alexander Gintsburg, però, i tentativi di reclutare gli scienziati russi per farli lavorare in Europa e negli Stati Uniti non hanno funzionato.
Naturalmente, Gintsburg non ha condiviso alcuna prova documentale che possa supportare tale evidenza, né ha menzionato alcuna istituzione specifica. Si è invece limitato ad accennare al fatto che al Gamaleya lavorano da dieci anni talmente tanti scienziati di alto profilo che “qualsiasi università americana o europea può solo sognare di avere”.
Ricordiamo che la Russia è stato il primo Paese al mondo a registrare il suo vaccino contro il coronavirus, lo scorso 11 agosto. Il vaccino è stato sottoposto a studi clinici di fase 1 e 2 che hanno coinvolto un numero limitato di partecipanti, con la Russia che ha affermato che gli studi di Fase 3 su un campione più ampio di persone sarebbero iniziati ad agosto.
I funzionari sanitari occidentali hanno reagito con scetticismo all’annuncio del vaccino da parte della Russia, non celando una dose di preoccupazione, e mettendo in dubbio l’efficacia e la sicurezza del farmaco, considerato che non sono stati pubblicati dati sui risultati degli studi clinici. La Russia ha respinto questa critica, e ha dichiarato che diversi media americani ed europei starebbero portando avanti una guerra di disinformazione contro il vaccino, dettata dalla “reazione negativa” che le aziende occidentali avrebbero avuto dinanzi alla produzione di un vaccino russo che probabilmente non si aspettavano.
La Russia ha poi negato di far parte di una nuova “corsa agli armamenti” per sviluppare un vaccino, dicendo di voler collaborare con altre nazioni. Ma l’urgenza del Paese di registrare un vaccino, e le sue affermazioni che ne inizierà la produzione di massa a settembre, fanno pensare a un atteggiamento molto competitivo, confortato peraltro dal fatto che anche il nome dello stesso vaccino, ribattezzato “Sputnik V“, fa cenno al primo satellite al mondo lanciato dalla Russia nel 1957 durante la corsa allo spazio della Guerra Fredda.
Negli ultimi mesi sono poi riemerse tensioni tra la Russia e l’Occidente, con il Regno Unito, il Canada e gli Stati Uniti che accusano la Russia di aver cercato di “rubare” informazioni sulla ricerca del vaccino contro il coronavirus. Un’accusa che Mosca ha prontamente respinto.
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