Ricordiamo tutti le conferenze stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che si svolsero i primi di marzo, quando furono poi adottate le misure restrittive dell’ormai tristemente noto lockdown esteso a tutto il territorio nazionale.
È stato più volte sottolineato, dallo stesso premier, che le decisioni sarebbero state prese dall’esecutivo, come è giusto che sia, ma sulle basi di quanto suggerito dal comitato di esperti chiamati ad analizzare dal punto di vista tecnico e scientifico la situazione italiana in merito alla diffsione del coronavirus.
Ci siamo fatti quindi l’idea che il governo Conte si limitasse a modellare e rifinire le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico, senza però discostarsi da queste più che tanto. Quello che evinciamo però dando una rapida lettura al terzo dei cinque verbali del Cts che sono stati desecretati, è che il lockdown esteso a tutta Italia non era stato suggerito dagli esperti.
Si è trattato di una scelta che ha preso l’esecutivo, che in questo caso ha del tutto ignorato le indicazioni del Cts. Il Comitato di esperti non aveva infatti suggerito di estendere le misure restrittive previste per la Lombardia ed alcune province del nord a tutto il Paese.
La conferenza stampa di Conte dell’8 marzo
Ma cominciamo dall’inizio, cioè dalla conferenza stampa che il presidente del Consiglio ha tenuto in data 8 marzo 2020. In quella occasione Conte ha detto chiaramente che sulle basi delle indicazioni del comitato tecnico scientifico sarebbero state adottate delle misure di contenimento del contagio diverse tra diverse aree del Paese a seconda del grado di avanzamento del contagio.
Stando al verbale del Cts del 7 marzo 2020 infatti era proprio questo che gli esperti suggerivano. Le misure più stringenti sarebbero state applicate solo nella Regione Lombardia, e nelle province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena, Pesaro Urbino, Venezia, Padova e Treviso, Alessandria e Asti.
Le misure restrittive previste dal Cts
E sono esattamente queste le aree interessate dal provvedimento di cui parla il premier nel corso della conferenza stampa dell’8 marzo. In queste aree il Cts suggeriva di sospendere gli eventi e le competizioni sportive, sospendere le attività dei comprensori sciistici, le manifestazioni organizzate nonché gli eventi in luogo pubblico e privato.
Di permettere l’apertura dei luoghi di culto a condizione che venissero adottate misure organizzative idonee, di sospendere i servizi educativi per l’infanzia e chiudere le scuole di ogni ordine e grado. Chiusura dei musei, sospensione delle procedure concorsuali. Bar aperti ma con obbligo di far rispettare distanza di sicurezza. Si suggeriva di lasciare aperte anche le altre attività commerciali, ma facendo rispettare distanze di sicurezza ed evitando assembramenti.
Vi erano poi indicazioni riguardanti nel dettaglio la gestione in ambito sanitario e assistenziale dei pazienti, l’accesso dei parenti alle aree di degenza, la sospensione dei congedi ordinari del personale sanitario e tecnico.
Si spingeva sulle connessioni da remoto per meeting e riunioni, sulla chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, la sospensione delle attività di palestre, centri sportivi, piscine e così via.
Ma soprattutto, sempre limitatamente alla Lombardia e alle altre province del nord sopra menzionate, il Cts proponeva la “limitazione assoluta della mobilità in entrata e in uscita dalle zone sopra richiamate e anche all’interno delle stesse aree, salvo che ricorrano ragioni collegate ad indifferibili esigenze lavorative o situazioni di emergenza”.
Si specificava poi la necessità di confinare entro la propria abitazione tutti i soggetti sottoposti alla misura della quarantena, e di raccomandare ai soggetti con sintomatologia riconducibile al Covid-19 di rimanere presso il proprio domicilio.
In tutte le altre regioni e province d’Italia invece le misure da adottare per il contenimento del contagio, secondo il Cts, erano molto più blande. Si limitavano infatti al rispetto della distanza di sicurezza, alla sospensione di attività come scuole ballo, discoteche, sale giochi, sale scommesse e simili.
Si prevedeva anche la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, la sospensione delle attività svolte dai tribunali fatte salve quelle strettamente necessarie, e si condizionava l’apertura dei luoghi di culto al rispetto di distanze interpersonali ed evitando assembramenti.
Tutte queste misure, secondo il Cts, sarebbero dovute entrare in vigore all’indomani dell’emissione del verbale e fino al 3 aprile 2020. In linea di massima il presidente del Consiglio in conferenza stampa l’8 marzo ha confermato queste indicazioni del Cts annunciando la decisione del governo di procedere con apposito decreto.
La conferenza stampa di Conte del 9 marzo
Il 9 marzo cambia tutto. Le misure restrittive imposte solo per la Lombardia ed altre specifiche province del nord Italia vengono estese dal premier a tutto il territorio nazionale con il decreto “io resto a casa”.
“Da oggi varranno su tutto il territorio della Penisola queste misure che noi abbiamo già predisposto per la parte settentrionale come sapete, Lombardia più province” ha dichiarato in conferenza stampa il premier Conte, sospendendo poi il campionato di Calcio e tutte le attività sportive.
Ma cosa era cambiato dal giorno precedente? L’8 marzo le disposizioni del governo seguivano le indicazioni del Cts, il 9 marzo invece l’esecutivo faceva ‘di testa sua’.
All’inizio della conferenza stampa il presidente del Consiglio affermava: “i numeri di dicono che stiamo avendo una crescita importante dei contagi, delle persone ricoverate in terapia intensiva e sub-intensiva, ed anche ahimè delle persone decedute, in particolare ai loro cari va tutta la vicinanza nostra, del governo e di tutti gli Italiani. Le nostre abitudini quindi vanno cambiate, vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia”.
Non parla più del parere del Comitato tecnico scientifico, il premier Conte, che invece si assume la responsabilità, stando a queste affermazioni, della drastica decisione di mettere l’intero Paese sotto lockdown.
Nell’arco di 24 ore il governo ha deciso di ignorare le indicazioni del Cts e di imporre misure restrittive che avrebbero distrutto l’economia del Paese.
Questo è quanto si evince dai verbali del Cts desecretati, e disponibili per essere scaricati direttamente sul sito della Fondazione Einaudi, riascoltando le dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa dal presidente del Consiglio in quei drammatici giorni.
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