Era stato appena raggiunto l’accordo sul Recovery Fund, quando il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è trovato a dover mettere subito le mani avanti sull’uso del Mes. “Il Mes non è il nostro obiettivo” ha tenuto a precisare il premier, cercando di tranquillizzare tutta quella ampia porzione dell’opinione pubblica, ed in particolare dell’elettorato 5 Stelle, che, a torto o a ragione, lo vede come una minaccia per il Paese.
Un tema che continua ad essere estremamente delicato e che bisogna affrontare con tutte le dovute cautele, se non si vuole rischiare che anche questo esecutivo finisca zampe all’aria in piena estate.
La vittoria di Conte sull’accordo per il Recovery Fund raggiunto nel corso dei quattro giorni di vertice gli permette di gestire con un minimo di tranquillità in più le varie contraddizioni all’interno delle forze di maggioranza.
Le divergenze sono molte, ma soprattutto sono evidenti nell’ambito della questione Mes, con il segretario del Pd che proprio in questi giorni ha ‘gettato benzina sul fuoco’ affermando nel corso della trasmissione In Onda che secondo lui è il caso di accettare gli aiuti previsti dal cosiddetto fondo salva-Stati.
Recovery Fund e Mes non sono poi così diversi
Non c’è poi tutta questa differenza tra il Recovery Fund per il quale il presidente del Consiglio è stato acclamato dall’intero mondo dell’informazione mainstream, ed il Mes, che vede così contraria quella parte del Movimento 5 Stelle che non ha ancora voltato le spalle al suo elettorato.
E non solo le differenze tra il Mes e il Recovery Fund non sono così tante, ma per certi versi il Mes conviene persino più del Recovery Fund, che all’Italia permette di ricevere 209 miliardi di euro, 127 dei quali in prestito e pertanto da restituire con gli stessi tassi di interesse previsti per i fondi del Mes.
Le condizioni di interessi infatti pare siano le stesse, come riportato da LiberoQuotidiano, ma a differenza dei soldi del Recovery Fund, che nella migliore delle ipotesi potrebbero arrivare per inizio 2021 (più probabilmente per la primavera), i fondi del Meccanismo Europeo di Stabilità potrebbero arrivare subito.
E non è tutto, perché ci sono delle condizioni da rispettare tanto per il Recovery Fund quanto per il Mes. Nel primo caso infatti l’erogazione dei fondi verso un Paese beneficiario può essere sospesa per iniziativa di un singolo Stato, ma con l’appoggio di altri Paesi membri che rappresentino almeno un terzo circa della popolazione europea.
Il Paese che riceve gli aiuti previsti dal Recovery Fund sarà infatti tenuto a dettagliare all’interno del Piano Nazionale di Riforme, in che modo userà i fondi. Il Pnr dovrà poi essere approvato e qualora si denoti in corso d’opera uno scostamento evidente dalla tabella di marcia approvata dall’Ue, i rubinetti si potrebbero chiudere. Ad ogni modo molte delle meccaniche riguardanti il nuovo strumento non sono ancora state chiarite.
Il voto sull’uso del Mes innescherebbe una crisi di governo
Difficilmente l’attuale esecutivo guidato da Giuseppe Conte potrebbe sopravvivere ad una votazione del Parlamento sull’uso del Mes, e il premier ne è ben consapevole.
Altrettanto consapevole ne è evidentemente il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, che in questi giorni è stato ospite del programma In Onda, nel corse del quale ha espresso una posizione sulla questione Mes, in evidente contrasto con quella espressa da Conte.
“Il Mes lo prenderei” ha detto Zingaretti “ho grande rispetto per il premier, che deve tener conto di una coalizione, ma mi rivolto ai cittadini: dopo il Covid dobbiamo scommettere sul nuovo sistema sanitario nazionale, voglio la migliore sanità del mondo. Perché rinunciare a tutto questo?”.
Una dichiarazione che oltre a mettere in evidenza quello che è già sotto gli occhi di tutti, vale a dire le differenze di vedute tra le due maggiori forze che compongono la maggioranza, rischia di innescare un dibattito molto delicato.
Difficile pensare che Zingaretti non ne sia consapevole, e allora per quale motivo evidenziare questa distanza rispetto alle posizioni dello stesso premier Conte sul Mes? Secondo LiberoQuotidiano “il sospetto è che fermo restando l’intenzione di mantenere il legame di alleanza con Conte” al segretario del Pd non dispiacerebbe provare a fare un bel rimpasto di governo, magari buttandoci dentro Forza Italia, ed avere così la possibilità di avere maggior voce in capitolo nella gestione del ricco “bottino” da 209 miliardi.
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