È durato circa 6 ore il negoziato alla fine del quale è stata definita finalmente la contesa sulla concessione di Autostrade per l’Italia con Atlantia, società di proprietà della famiglia Benetton. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo aver ribadito in innumerevoli occasioni che ci sarebbe stata senz’altro la revoca della concessione, ha ammorbidito la sua linea per poi alla fine cedere.

Niente revoca quindi, ma una totale revisione della concessione. Inoltre l’accordo raggiunto prevede che Cassa Depositi e Prestiti acquisisca il 51% di Aspi, mentre viene dato mandato di avviare entro la data del 27 luglio, quell’iter che dovrebbe portare alla progressiva uscita della famiglia Benetton. La loro quota azionaria dovrebbe infatti scendere in un primo momento intorno al 10-12% per poi ridursi “in coincidenza con la quotazione in borsa di Aspi”.

Queste sono se non altro le parole riportate da IlFattoQuotidiano in merito alla conclusione delle trattative, e nello specifico riguardo la quota di Aspi che resterà di fatto ancora in mano ai Benetton.

Si chiude la trattativa sulla concessione di Autostrade per l’Italia

Nell’accordo raggiunto nottetempo sono contenuti tutti i punti che riguardano il processo di transazione che interesserà nel prossimo futuro Autostrade per l’Italia, naturalmente anche dal punto di vista del suo assetto societario.

Nel comunicato emesso al termine del Consiglio dei Ministri si legge che “durante la runione sono state trasmesse da parte di Aspi due nuove proposte transattive, riguardanti, rispettivamente, un nuovo assetto societario di ASPI e nuovi contenuti per la definizione transattiva della controversia”.

“Considerato il loro contenuto, il Consiglio dei ministri ha ritenuto di avviare l’iter previsto dalla legge per la formale definizione della transazione, fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo” si legge ancora nel comunicato emesso dal Cdm “la proposta prevede specifici punti qualificanti riguardo alla transazione e al futuro assetto societario del concessionario”.

Cosa prevede l’accordo raggiunto coi Benetton?

Ma cosa prevede esattamente l’accordo che è stato finalmente raggiunto? Di seguito i punti così come vengono riportati da IlFattoQuotidiano, che riguardano nello specifico la transazione.

  • Misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per un importo complessivo di 3,4 miliardi di euro
  • Riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge Milleproroghe
  • Rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario
  • Aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario
  • Rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti (ART) e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge Milleproroghe
  • Accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’ART con una significativa ammodernazione della dinamica tariffaria.

Di seguito invece elenchiamo quelli che sono i punti relativi all’assetto societario che Autostrade per l’Italia assumerà all’indomani dell’accordo.

Si parte dal presupposto che dovrà essere messo in atto un serio piano di investimenti per il miglioramento della rete autostradale, ed in tale prospettiva Atlantia Spa e Aspi si impegnano a garantire il passaggio immediato del controllo di Autostrade per l’Italia a un soggetto a partecipazione statale, individuato in Cassa depositi e prestiti (Cdp) tramite:

  • La sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp
  • L’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali
  • La cessione diretta di azioni ASPI a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione dei dividendi
  • La scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di Aspi dal perimetro di Atlantia e la contestuale quotazione di ASPI in Borsa.

Saranno poi gli azionisti di Atlantia a valutare se provvedere alla smobilizzazione delle quote di ASPI, con conseguente aumento del flottante. In alternativa, Atlantia ha dato disponibilità in merito alla cessione dell’intera partecipazione in Autostrade per l’Italia, pari all’88%, a favore di Cassa depositi e prestiti e di investitori istituzionali di suo gradimento.

Un Consiglio dei ministri durato tutta la notte

Non era contrario alla linea espressa da Conte, quella della revoca della concessione di Autostrade per l’Italia, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, ma era comunque dell’idea che si sarebbe potuta trovare una soluzione migliore.

È stato Gualtieri poi a portare in Cdm la proposta finale avanzata da Atlantia, insieme con Paola De Micheli, ed è a questi due ministri che è stato dato poi incarico di definire tutti gli altri aspetti dell’accordo con la società dei Benetton.

La maggioranza non si è presentata esattamente coesa, con Italia Viva fortemente contraria alla revoca della concessione, mentre il Movimento 5 Stelle, almeno a parole, sosteneva la linea dura. I Pentastellati vengono descritti, su IlFattoQuotidiano come “un vulcano pronto a ribollire” eppure nonostante rappresentino la principale forza di maggioranza, la loro posizione continua a valere poco e niente.

Fatto sta che la prima proposta portata sul tavolo del Cdm dal ministro Gualtieri viene respinta, e su quella base viene avviata la trattativa con la società, che nel corso della nottata invia ben 4 diverse lettere al governo per modificare la proposta iniziale rendendola accettabile.

La parte dell’assetto societario non piace né al premier né al Movimento 5 Stelle. L’obiezione riguarda il fatto che l’uscita graduale dei Benetton richiederebbe dei tempi di negoziazione troppo lunghi. Secondo il Pd però non c’è nessuna divisione all’interno della maggioranza, eppure le posizioni diverse si contano anche all’interno delle forze politiche stesse.

Una riunione dei capi delegazione che era stata fissata prima del consiglio dei ministri viene annullata. Secondo fonti del governo Dario Franceschini aveva chiesto di confrontarsi direttamente in Cdm. La riunione peraltro viene sospesa poco dopo il suo avvio avvenuto alle ore 23, cosa che Teresa Bellanova non gradisce, tirando in ballo questioni di metodo.

Intanto Conte e Gualtieri valutano in che modo impostare la trattativa, ed in quel frangente la capo delegazione di Italia Viva ricorda che il suo partito è apertamente contrario alla revoca della concessione, poco importa insomma se non manuteneva la rete autostradale, limitandosi invece a raccogliere gli utili, lasciando cadere ponti e gallerie.

Il Movimento 5 Stelle invece continua a recitare la solita parte, facendo temere persino “lo scenario di un ribaltone estivo” secondo IlFattoQuotidiano. Eppure alla fine non arriva nessuna revoca della concessione di Autostrade per l’Italia né il temuto ribaltone estivo.

Conte: “o Aspi accetta le condizioni che il governo le ha già sottoposto o ci sarà la revoca”

Non sembra affatto disposto ad accettare condizioni diverse da quelle che il Governo ha ampiamente esposto, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che prima del Consiglio dei Ministri dichiara: “o Aspi accetta le condizioni che il governo le ha già sottoposto, o ci sarà la revoca”.

Viene definito “l’ultimo avvertimento” ma alla fine la trattativa prosegue per approdare alla fine su una soluzione che non è né quella dell’accettazione delle condizioni fissate nella richiesta dell’esecutivo, né tantomeno la revoca della concessione per ASPI.

I punti sui quali il premier non è disposto a cedere sono anzitutto il taglio delle tariffe autostradali, niente modifica dell’articolo 35 del decreto Milleproroghe con il quale si riduce l’indennizzo in caso di revoca da 23 a 7 miliardi di euro, sulla manleva per sollevare lo Stato dalle richieste risarcitorie legate al crollo del ponte Morandi e sul diritto di recesso.

La svolta arriva nel momento in cui i Benetton danno la disponibilità allo scorporo di Autostrade rispetto ad Atlantia, all’ingresso di Cassa depositi e prestiti in Aspi e alla successiva quotazione in Borsa.

Si tratta però di un processo non esattamente brevissimo, visto che richiederebbe dai 6 ai 12 mesi, e si dividerebbe in due fase. Nella prima la Cassa depositi e Prestiti entra con il suo 51% in Aspi, mentre la famiglia Benetton resterebbe con il 10-12%, una soglia al di sotto della quale non si entra nel Consiglio di Amministrazione.

Nella seconda fase, come spiegato da IlFattoQuotidiano “ci sarebbe la quotazione che dovrebbe portare a una società con un azionariato diffuso alto, fino al 50%, in cui potrebbero entrare nuovi soci” attraverso una operazione di mercato che ridurrebbe ulteriormente la quota dei Benetton in Aspi.

Il Movimento 5 Stelle continua a dirsi insoddisfatto dell’accordo raggiunto, che di certo non comporta la revoca della concessione, ma se non altro mostra un modo di fare politica completamente diverso da quello di chi ha stipulato il contratto per la concessionde della rete autostradale, di fatto regalata ai Benetton.

Per i 5 Stelle però si tratta di “un tempo troppo lungo” per arrivare all’estromissione dei Benetton, e quando arriva l’ultima lettera da parte della società, con la quale Atlantia “accoglie tutte le richieste del governo”, come riportato da un ministro, i pentastellati chiedono la garanzia che Benetton alla fine esca effettivamente dall’azienda.

Alcuni aspetti tecnici del negoziato continuano ad essere in fase di definizione, ma quanto alla revoca della concessione, anche se in teoria risulta ancora una opzione, all’atto pratico è chiaro che ormai è fuori discussione.

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