Era previsto inizialmente per la mattinata di oggi, il meeting del cda della holding Atlantia, la controllante di Autostrade per l’Italia. Il tema naturalmente è quello della revoca delle concessioni, ormai sempre più vicino da quando l’ultima proposta fatta dalla società al governo è stata ritenuta assolutamente insoddisfacente, e proprio in questa prospettiva è spuntata fuori l’ipotesi del commissariamento, che sarebbe il primo passo in quella direzione.

Nella serata di oggi, alle 22, è previsto il Consiglio dei Ministri, nel corso del quale il premier Conte illustrerà la situazione e alla fine si dovrebbe giungere finalmente ad una decisione nel merito.

Si parlerà chiaramente della proposta che è stata consegnata nella giornata di domenica all’esecutivo, proposta che però il premier Giuseppe Conte ha respinto, e a meno che non ne spunti fuori un’altra con condizioni accettabili, la vicenda potrebbe effettivamente chiudersi con la revoca della concessione.

La proposta di Atlantia respinta dal governo Conte

La lettera contenente la proposta di Atlantia è stata poi resa pubblica dalla società stessa, e riportata dai maggiori media italiani. Un comunicato della società spiega che “la lettera fa seguito all’incontro tenutosi il 9 luglio presso il Mit – volto alla definizione della procedura del presunto grave inadempimento in corso – e recepisce le indicazioni ricevute in tale sede dai rappresentanti istituzionali”.

Quali sono quindi le condizioni che emergono dalla proposta fatta da Atlantia? Nella lettera si legge quanto segue:

“Aspi ha aumentato da 2,9 miliardi a 3,4 miliardi l’importo totalmente a proprio carico da destinare a riduzioni tariffarie, a interventi aggiuntivi di manutenzione e a interventi per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera. Verrebbe inoltre recepito il regime tariffario regolato dalle delibere dell’ Art, sulla base delle risultanze concordate al tavolo tecnico svoltosi al Mef, con l’impegno ad aggiornare il Piano Economico Finanziario entro 7 giorni dall’accettazione della nuova proposta”.

“È stata formulata anche una proposta di ridefinizione dell’art. 9 della Concessione relativa alla regolamentazione dei casi di inadempimento e decadenza – previa verifica con esperti indipendenti con comprovata esperienza delle condizioni di bancabilità del piano degli investimenti previsti – ed è stata comunicata la volontà di rinunciare a tutti i ricorsi presentati nei confronti della parte pubblica”.

E c’è dell’altro, infatti la società, nonostante ciò non fosse stato richiesto esplicitamente dal governo, “ha dato disponibilità a valutare l’apertura del proprio capitale a investitori terzi pubblici e privati, a supporto del rilevantissimo piano degli investimenti previsto dal Piano di Trasformazione”.

In compenso ci sono richieste esplicite fatte dal Governo che Atlantia ha ritenuto di non dover soddisfare, da cui evidentemente la decisione di rifiutare l’offerta e di procedere sulla strada della revoca della concessione di Autostrade per l’Italia.

Leggiamo a tal proposito che “la società non ha aderito invece alla richiesta di manleva formulata al tavolo a favore della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Mit e del Mef a fronte dei danni civili che potrebbero essere richiesti da terzi a tali istituzioni per loro eventuali responsabilità come conseguenza del tragico crollo del Viadotto sul Polcevera. Con ciò nella prospettiva che ciascuno risponda delle proprie responsabilità, ove fossero accertate, nell’ambito della distinzione dei ruoli tra Concedente e Concessionario”.

Proposta respinta e titolo Atlantia va giù

La posizione assunta dalla società risulta quindi molto distante da quella del Governo, e con la revoca della concessione sempre più vicina, il titolo Atlantia non poteva che risentirne.

Su MilanoFinanza leggiamo che il titolo risulta “il peggiore in Borsa e al momento tratta a 11,5 euro, in calo del 14%”. Se si arrivasse effettivamente alla revoca le cose però andrebbero molto peggio, perché in quel caso a rischio ci sarebbero anche i 19 miliardi di bond, 9 miliardi dei quali emessi dalla holding, mentre gli altri 10 sono stati emessi dalla stessa Aspi.

Gli importi sono per buona parte detenuti da investitori istituzionali, sia italiani che europei, spiega il noto giornale di finanza. Inoltre ci sono 750 milioni di euro relativi ad un prestito obbligazionario retail Aspi, detenuti da 17 mila piccoli risparmiatori privati.

Il debito collocato dalle due società non sarebbe minacciato solo dalla questione della revoca della concessione in sé, ma anche dal fatto che l’articolo 35 del decreto Milleproroghe riduce da 23 a 7 i miliardi di rimborsi che verrebbero riconosciuti ad Aspi per il decadere del contrato in anticipo rispetto alla sua scadenza naturale che era prevista per il 2038.

Le conseguenze raggiungerebbero anche i 9 miliardi di debito di Atlantia, controllante di Aspi per l’88% del totale, garante per circa 5 miliardi di debito della controllata.

Nel Cdm di stasera si parlerà dell’ipotesi commissariamento

Nel Consiglio dei ministri di stasera sul tavolo ci dovrebbe essere non solo la questione della revoca della concessione di Autostrade per l’Italia, ma anche il nuovo Dpcm con il quale vengono introdotte le nuove misure restrittive per il contenimento del contagio da Covid-19 che il premier ha già anticipato nei giorni scorsi.

Ma restando sul tema della revoca della concessione ad Atlantia, si affaccia l’ipotesi del commissariamento, che il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Giancarlo Cancellieri (M5s), nel corso di una intervista rilasciata a Rai Radio 1, ha definito “l’unico modo per arrivare alla revoca”.

“Avviene attraverso la revoca di Aspi per cui non si perde neanche un posto di lavoro” spiega ancora il viceministro Cancellieri “la società continuerebbe a lavorare attraverso un commissario governativo. Dopodiché si mette al bando la concessione. Poi c’è il tema dei controlli di sicurezza. Noi come M5s stiamo proponendo che Anas subentri solo nella parte di controlli di sicurezza“.

Sull’Ansa leggiamo anche altre dichiarazioni rilasciate dal viceministro. “Io oggi credo che il consiglio dei Ministri sia chiamato a prendere una decisione politica. Gli atti conseguenziali arriveranno dopo. Non dico che ci sia la revoca se dovessero arrivare delle proposte all’ultimo minuto da parte di Aspi che vanno nella direzione che è stata più volte indicata dal premier Conte. Ma questo deve contemplare la fuoriuscita totale dall’azionariato da parte di Benetton” ha detto ancora Cancellieri.

Il presidente di Edizione, Gianni Minon, ha commentato dicendo: “quello che è accaduto, il crollo del ponte di Genova, le vittime e le sofferenze provocate, quello che è emerso dopo la tragedia, rende comprensibile la posizione del presidente del Consiglio. È tuttavia nostro dovere difendere le due aziende, Aspi ed Atlantia, ed i loro dipendenti, finanziatori ed azionisti. Mi auguro – ha concluso il presidente – che si possa trovare una soluzione equa nell’interesse di tutti: cittadini, lavoratori, risparmiatori ed investitori”.

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