Nessun intoppo stavolta, quando al Senato è stata votata la fiducia al Governo giallo-rosso sul decreto legge elezioni, che è stato così approvato con 158 voti favorevoli, mentre i presenti in Aula erano solo 162, vista l’assenza delle opposizioni.
Il primo tentativo, quello di ieri, era andato decisamente male, visto che le operazioni di voto sono state annullate dopo il loro svolgimento perché ci si è accorti solo in seguito che non era stato raggiunto il numero legale per procedere.
La strategia del numero legale era stata adottata dalle opposizioni per mettere in difficoltà l’esecutivo, ed allo stesso modo è stata adottata anche in occasione di questo secondo tentativo svoltosi oggi. Questa volta però non ha funzionato, ed il voto di fiducia è passato, con l’approvazione del dl Elezioni con 158 voti favorevoli.
Sarà quindi il dl Elezioni, ora divenuto legge, a disciplinare le prossime consultazioni elettorali, vale a dire le suppletive in Sardegna, le reginali, le comunali ed il referendum costituzionale che riguarda il taglio del numero dei parlamentari fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle.
L’incidente al Senato, si vota ma poi si scopre che manca il numero legale
Nella giornata di ieri il Senato si è riunito per votare la fiducia al governo sul dl Elezioni, ma dopo le operazioni di voto, grazie a successivi controlli, ci si è resi conto che i 149 presenti, sommati a congedi e missioni, non erano sufficienti al raggiungimento del numero legale.
A quel punto molti senatori della maggioranza, che erano già partiti per lasciare la capitale e tornare a casa, sono stati richiamati per rientrare subito a Roma. Il pericolo è stato scampato per un soffio, ed è stato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte a dichiarare poi: “quando ieri sera sono stato avvertito che in Senato sareste stati richiamati a votare alle 9.30, ho pensato ‘mission impossible’. Invece chapeau, se ci siete tutti, siete stati davvero bravi”.
Il ‘trucchetto’ l’opposizione ha provato a usarlo anche oggi, disertando nuovamente il voto, però questa volta la strategia ha funzionato solo in parte. Il governo Conte al Senato è decisamente debole, e viste le numerose assenze tra i banchi della maggioranza, i partiti di opposizione hanno tentato il colpaccio.
Inizialmente i numeri erano sembrati sufficienti per validare la seduta, solo in un secondo momento ci si è accorti dell’errore tecnico, imputato alla fine ad un problema informatico. Un errore simile si era verificato solo un’altra volta nella storia della Repubblica, ma si va indietro di 30 anni, perché era il 1989.
Ad ogni modo la votazione di ieri è stata annullata e si è tornati a votare stamattina, con l’approvazione con 158 voti favorevoli del dl Elezioni, che fissa l’Election Day al 20-21 settembre.
Casellati: “mi dispiace che il sistema elettronico non abbia funzionato”
La presidente del Senato, Elisabetta Casellati ha aperto la seduta facendo una premessa riguardante le operazioni di voto che si sono svolte nella giornata di ieri. A proposito dell’intoppo verificatosi, la Casellati ha dichiarato in Aula: “non accetto lezioni da nessuno quanto alla conduzione di quest’Aula e alla rappresentazione per tutti di una possibilità di parlare e di esercitare democraticamente il voto e di dire tutto quello che devono dire”.
“Sulla conduzione di ieri non ho nulla da rimproverare, ma voglio chiedere scusa, perché mi dispiace che il sistema elettronico non abbia funzionato, ma non posso accettare che qualcuno dica che questo Parlamento o questo Senato abbia responsabilità su un disguido informatico grave, ripeto grave” ha detto la Casellati, ricordando che “è la prima volta in 30 anni che succede. Anche se devo dire che ieri non c’ero io, ma la presidente Taverna“.
Come per dire che nonostante si sia trattato di un errore tecnico, se ci fosse stata lei e non Paola Taverna (M5s), tutto ciò non sarebbe accaduto. Messaggio che non è infatti piaciuto alla diretta interessata, che intervenendo dopo ha dato vita a un accesissimo botta e risposta con la seconda carica dello Stato.
“io ieri presiedevo la seduta in sostituzione del senatore La Russa che mi aveva chiesto il cambio sapendo cosa sarebbe successo, ossia la volontà di far mancare il numero legale da parte delle opposizioni, e quindi di minare l’istituzione stessa” ha replicato la senatrice pentastellata alle parole della Casellati.
“E voglio anche denunciare il comportamento vergognoso del senatore Gasparri” ha aggiunto la Taverna “che ieri in televisione andava a raccontare che la presidenza del Senato, nella figura della vicepresidente, aveva mistificato il risultato. Io ero alla presidenza per far rispettare quest’Aula e sostituivo un collega proprio per difendere l’onore del Senato“.
Non poteva che arrivare quindi la replica anzitutto del senatore La Russa, che ha chiesto da parte di Paola Taverna “pubbliche scuse” spiegando: “quando ho chiesto la sostituzione nessuno sapeva che saremmo usciti dall’aula”.
La senatrice del M5s ha subito porto le sue scuse, ma nel frattempo è arrivata anche la reazione di Maurizio Gasparri che, per ragioni non meglio chiarite, chiedeva le dimissioni di Paola Taverna. Persino la stessa Casellati ha invece ribadito che “non è colpa di Taverna se il conteggio dei voti si è rivelato sbagliato“.
Il clima tuttavia resta incandescente, con l’accusa che arriva dal capogruppo del Andrea Marcucci: “la destra di Salvini e Meloni organizza agguati, ma poi opta per il week end lungo” una tattica che è di fatto “una scommessa sulla pelle del Paese, che umilia ancora una volta il Senato” secondo l’esponente del Pd.
Ma dalla Lega non esitano a toccare il nocciolo del problema, con Massimiliano Romeo che osserva: “non hanno più i numeri, la maggioranza è allo sbando. Nemmeno con la chiamata alle armi di oggi, compresi i senatori a vita, arrivano alla maggioranza assoluta di 161. Conte smetta i panni del regnante, esca dai palazzi in cui si è trincerato e prenda atto che la sua esperienza di governo è finita”.
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