Sono ripresi i negoziati tra il Regno Unito e l’Unione Europea, e ora il Governo guidato da Boris Johnson sembra aprire ad una maggiore flessibilità per quel che riguarda le merci provenienti dall’Ue.
Secondo quanto riportato dal Financial Times infatti, l’esecutivo di Johnson avrebbe ceduto alle pressioni esercitate dalle imprese, che chiedono di non proseguire nel progetto di una chiusura rigida dei confini.
Stando a quanto afferma la BBC inoltre, per via della crisi economica causata dalle misure restrittive adottate per contenere la pandemia di coronavirus, sarà necessario da parte dell’UK adottare un “approccio pragmatico e flessibile” per andare incontro alle particolari difficoltà che le imprese stanno affrontando in questa fase critica della ripartenza.
Il Financial Times ha reso noto che la Gran Bretagna adotterà quindi un “regime temporaneo leggero” ad esempio in porti come quello di Dover, indipendentemente dalla provenienza delle merci, che siano di Paesi dell’Ue o extra Ue. La regola verrà applicata solo per le merci in entrata, mentre per quel che riguarda le merci in uscita, sarà l’Ue a decidere quale regime adottare.
Gli osservatori di Banca March hanno spiegato che “il ministro del Gabinetto, Micheal Goove, ha ammesso che non ci si può aspettare che gli affari britannici affrontino contemporaneamente la pandemia e la Brexit, per cui il Governo introdurrà misure di controllo delle frontiere meno severe, una volta terminato il periodo di transizione post-Brexit, indipendentemente dal fatto che si raggiunga o meno un accordo”.
Stando alle dichiarazioni rilasciate da un funzionario del Governo di Londra, la questione delle frontiere verrà affrontata con un approccio flessibile, cercando di offrire sostegno alle imprese in quella delicata fase dell’uscita dal mercato unico e dall’unione doganale.
Da Banca March aggiungono inoltre che “dal Regno Unito sembrano aspettarsi che l’Unione reintroduca le misure di separazione senza accordo che la Commissione europea aveva inizialmente presentato”.
Anche Renta 4 si esprime sulla stessa linea affermando che “la proposta di un ‘confine morbido temporaneo’ nel corso del prossio anno mira ad assorbire l’impatto che l’uscita del Regno Unito dall’Ue avrà, pur ribadendo il rifiuto del governo britannico di chiedere una proroga del periodo di transizione oltre il 31 dicembre 2020“.
Nel frattempo le trattative tra Regno Unito e Unione Europea sono riprese, con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel che “dopo una telefonata con il premier britannico Boris Johnson ha deciso di convocare in videoconferenza la Conferenza ad alto livello nel pomeriggio di lunedì 15 giugno con la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ed il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli“.
E mentre le trattative stentano a dare risultati concreti, cresce il ‘pericolo’ di una uscita “hard” del Regno Unito dall’Ue. Questo sarebbe infatti lo scenario più temuto in molti ambienti, e al momento, come ha fatto notare qualche giorno fa Michel Barnier, Capo negoziatore Ue per la Brexit, non c’è stato “nessun progresso significativo”.
Da Renta 4 ricordano inoltre che “l’incontro tra Boris Johnson e Ursula von der Leyen punta a dare un impulso politico alle trattative bloccate e che riprenderanno il formato fisico dal 29 giugno e fino al 31 luglio su base settimanale una volta che le teleconferenze si saranno rivelate inutili. Ricordiamo che le differenze maggiori risiedono negli accordi di pesca e nel mantenimento di un quadro normativo equilibrato“.
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