Nella giornata di venerdì, nonostante le dichiarazioni forti riguardanti soprattutto la situazione politica della provincia autonoma di Hong Kong, il presidente Usa non ha annunciato nessuna misura concreta contro Pechino.
Il quadro della situazione viene così illustrato da Link Securities: “mentre il presidente americano ha annunciato, come ci si aspettava, che il suo Paese ritirasse lo status speciale di Hong Kong in seguito all’approvazione da parte del legislatore cinese di una nuova legge sulla sicurezza che avrebbe restituito l’indipendenza all’isola, nel suo discorso, Trump non ha fatto alcun riferimento all’accordo commerciale approvato a dicembre, che è stato accolto molto bene dagli investitori”.
Infatti il tycoon aveva rilasciato dichiarazioni abbastanza forti. “Ha promesso sanzioni contro i funzionari cinesi e di Hong Kong coinvolti nell’erosione dell’autonomia della città, ma senza identificare i singoli individui” osservano gli esperti di Banca March, facendo notare come gli attacchi di Trump fossero intenzionalmente privi di un chiaro bersaglio.
Dichiarazioni che, evidentemente, non sono seguite da fatti concreti. “Era chiaro che si mordeva la lingua” osserva infatti Josè Luis Càrapatos, CEO di Serenity Markets, che ipotizza poi che lo abbia fatto “forse per motivi elettorali in quanto diversi sondaggi lo danno sotto di 10 punti rispetto a Biden, ma il fatto è” sottolinea ancora il CEO “che non voleva aprire la guerra commerciale”.
Ed è lo stesso esperto di Serenity Markets a ribadire che erano “parole molto dure, ma solo parole” alle quali appunto non segue alcuna “misura che possa spaventare il mercato”. “Ciò che i trader hanno capito” spiega ancora Càrapatos “è che si trova in una situazione di debolezza e che non c’è pericolo di altri problemi”.
Cosa ci si può aspettare allora? Secondo il CEO di Serenity Markets, solo “interventi verbali e misure minori. Finché non ci saranno misure forti, dopo questi eventi si presterà molta meno attenzione a tutto ciò che riguarda la guerra commerciale”.
Eppure un rischio c’è, ed è quello che la Cina possa comunque agire per ritorsione contro il presidente Trump, che ha minacciato di ritirare lo status speciale di Hong Kong, e potrebbe quindi decidere di interrompere l’acquisto di prodotti agricoli dagli Stati Uniti.
L’agenzia Bloomberg infatti ha riportato in questi giorni la notizia che alcuni funzionari del governo cinese avrebbero già provveduto a dare istruzioni ben precise per una riduzione dell’acquisto di alcuni prodotti agricoli provenienti dagli USA, tra i quali i semi di soia. Intanto la Cina starebbe prendendo in considerazione ulteriori provvedimenti riguardanti Hong Kong, che inasprirebbero ulteriormente i rapporti con la Casa Bianca.
Da Link Securities sottolineano che “l’ultima cosa che Trump vuole è che il mercato azionario statunitense si corregga di nuovo con la forza, quindi alla fine le misure annunciate sono state meno aggressive del previsto. In ogni caso, la risposta del governo cinese è attesa con una certa preoccupazione, anche se, per le stesse ragioni di Trump, non ci aspettiamo che sia molto radicale”.
Gli esperti di Renta 4 ritengono poi che il presidente Usa sia del tutto consapevole del fatto che “le tensioni razziali che hanno portato a violente proteste potrebbero ostacolare la ripresa economica (più contagio e ritardi nella riduzione della disoccupazione), in una popolazione che potrebbe vedere il tasso di disoccupazione aumentare questa settimana del 20%”.
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