Dopo lo screzio con Twitter, il presidente Usa è passato dalle parole ai fatti, e ha firmato un ordine esecutivo per ritoccare le norme sull’immunità di cui attualmente i social media beneficiano, e grazie alle quali si proteggono da eventuali cause legali per le loro scelte.
Sarebbe in questa direzione che il presidente degli Stati Uniti ha deciso di muoversi per mettere le grandi compagnie tech al loro posto dopo la presa di posizione di Twitter che ha corretto i tweet di Donald Trump invitandolo a verificare i fatti in merito alle affermazioni ivi riportate.
Twitter infatti aveva recentemente introdotto uno strumento di verifica delle informazioni diffuse sulla propria piattaforma, ed è proprio attraverso questo strumento che i tweet del presidente sono stati etichettati come “potenzialmente fuorvianti”. In quei tweet Trump parlava di possibili brogli nel caso in cui le elezioni presidenziali 2020 si fossero tenute per posta, misura che servirebbe in teoria a ridurre il rischio contagio nell’ambito dell’emergenza coronavirus.
President @realDonaldTrump just took executive action to fight online censorship by tech corporations, including social media platforms. pic.twitter.com/W4r7vLw958
— The White House (@WhiteHouse) May 28, 2020
L’obiettivo dell’ordine esecutivo firmato dal presidente USA è l’immunità di cui gode la società attraverso la Sezione 230 del Communications Decency Act. L’ordine esecutivo però ha dei limiti attuativi senza l’appoggio di una azione del Congresso, quindi resta da vedere quali saranno gli effetti che potrà realmente produrre.
“Siamo qui oggi per difendere la libertà di parola da uno dei maggiori pericoli” ha dichiarato il presidente nel corso di una breve cerimonia di firma presso l’Ufficio Ovale della Casa Bianca.
Zuckerberg prende le distanze sia dalla posizione di Twitter che da quella di Trump
“Credo fortemente che Facebook non debba essere l’arbitro della verità di tutto ciò che la gente dice online” afferma Mark Zuckerberg in una intervista rilasciata a Fox “le società private, specialmente queste piattaforme, probabilmente non dovrebbero essere nella posizione di farlo”.
Nella stretta contro la libertà di censura da parte dei social media rientrerebbero anche altri colossi tech, come Facebook appunto, così pure Google e Youtube. Ma per il CEO di Fb non è condivisibile nemmeno la decisione presa dal presidente Trump. “In generale penso che la scelta di un Governo di censurare una piattaforma perché è preoccupato della sua censura non sia la giusta reazione”.
Bisogna capire però in che modo esattamente l’ordine esecutivo firmato da Donald Trump va ad intervenire sullo scudo penale concesso fino ad ora alle piattaforme social. Sembra che attraverso il decreto emanato dal presidente non vi sia alcuna censura delle piattaforme social, che non verranno affatto “chiuse” come aveva minacciato lo stesso Trump in un primo momento.
Trump: “questo sarà un grande giorno per i social media e l’imparzialità”
Quello che succederà a quanto pare è che sarà più facile per le Authority, come la Federal Trade Commission, intervenire per accertare che compagnie come Facebook, Google, Youtube, e naturalmente Twitter, non sopprimano la libertà di opinione nel momento in cui decidono di segnalare un post, o cancellarlo, oppure bannare un utente.
“Questo sarà un grande giorno per i social media e l’imparzialità” ha dichiarato il presidente USA, Donald Trump. Intanto la portavoce della Casa Bianca, Kayleigh McEnany ha anticipato nel corso del briefing coi giornalisti che l’ordine esecutivo firmato dal presidente va ad intervenire proprio sulle protezioni legali di cui godono i social e ha confermato l’accusa di censura ai danni del partito conservatore.
Jack Dorsey, CEO di Twitter aveva annunciato con un tweet: “continueremo a segnalare informazioni errate o contestate sulle elezioni a livello globale” e poi è tornato sull’argomento delle elezioni presidenziali USA 2020, quindi sui tweet ‘incriminati’ di Donald Trump, che “potrebbero indurre le persone a pensare erroneamente che non è necessario registrarsi per ottenere una scheda elettorale”.
Quanto alla posizione in merito alla decisione di Trump di firmare un ordine esecutivo che rappresenti una stretta sui social, il CEO di Twitter si è espresso con parole molto simili a quelle del patron di Facebook, affermando che segnalare le informazioni errate “non ci rende un arbitro della verità”. Tuttavia il concetto di fondo sembra differire, mostrando due posizioni in realtà piuttosto distanti.
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