Le difficoltà economiche che i Paesi più colpiti dall’emergenza coronavirus si trovano ad affrontare in questa fase di lenta ripartenza, non sono rappresentate unicamente dalla misura in cui il calo del PIL si è verificato, ma dipendono soprattutto dalla rapidità con cui saranno in grado di riprendersi.
La recessione violenta causata dalle misure restrittive imposte durante il lockdown, tanto in Italia quanto, seppur in misure più lieve, negli altri Paesi, è già stata metabolizzata dai mercati, ma ora ci si aspetta un rimbalzo altrettanto veloce.
Ciò che spaventa in questo contesto quindi, è proprio il rischio di una inversione di tendenza lenta, rappresentata non da una “V” bensì da una curva ad “U” che potrebbe produrre danni permanenti ed irreversibili alle economie.
Secondo Andrea Delitala, head of Euro Multi Asset di Pictet AM, la resilienza dei mercati è incoraggiata dalle massicce misure di politica monetaria e fiscale adottate sia dalle banche centrali che dai Governi dei vari Paesi su scala globale. Queste misure non solo riescono a ridurre l’impatto degli effetti del lockdown sulle economie, ma fungeranno anche da motore propulsore per spinvere la ripresa.
In queste settimane secondo gli osservatori economici, i mercati si sono dimostrati poco reattivi ai dati negativi registrati in Europa e negli Stati Uniti, dove nell’arco di un solo mese sono stati mandati letteralmente in fumo i posti di lavoro che erano il risultato della crescita economica di un decennio.
E arriviamo quindi alla proposta franco-tedesca di un Recovery Fund da 500 miliardi di euro, che secondo Delitala rappresenta una novità importante, grazie alla quale si potrà imprimere una svolta decisiva all’assetto europeo attraverso trasferimenti a fondo perduto a sostegno di quei settori che sono stati maggiormente penalizzati dalla crisi.
In questo ambito all’Italia dovrebbe spettare circa il 20% stando alle stime di Pictet AM, per un totale di circa 100 miliardi di euro di debito pubblico risparmiato nel periodo 2020-2021. Nella proposta così come è stata messa sul piatto da Macron e Merkel, il Fondo avrebbe come base il bilancio settennale dell’Ue, ed avrebbe lo schema di bassa condizionalità delle risorse tipico del bilancio comunitario.
I fondi così ricevuti, va da sé, dovranno essere poi restituiti dagli Stati, ma ciò avverrà con modalità che presentano un doppio vantaggio per l’Italia. In primis le tempistiche saranno relativamente lunghe, secondo Delitala, che prospetta un periodo di 15 anni, e in secondo luogo, nel momento in cui si dovrà determinare la somma da restituire, verrà applicata la proporzionalità di partecipazione al bilancio comunitario.
Questo significherebbe per l’Italia l’accesso a 100 miliardi di euro subito, e la possibilità di restituire non l’intera somma ma solo 60 miliardi in un periodo di tempo di 15 anni. Sarebbe quindi un primo passo verso una vera mutualizzazione del debito nell’Unione Europea.
All’indomani della proposta franco-tedesca, secondo l’esperto di Pictet AM, il Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità) perde almeno in parte di rilevanza, e questo nonostante sussista la possibilità di combinazione con l’OMT della Banca Centrale Europea, che lo rende di fatto uno strumento definito un “ottimo calmante per il mercato e un difensore di ultima istanza del BTP contro i dubbi sulla sostenibilità del debito” come riportato dal sito FinancialLounge.
Ora però bisogna vedere quale sarà la forma definitiva che assumerà la proposta del Recovery Fund franco-tedesca all’indomani della trattativa coi Paesi più favorevoli all’austerity, vale a dire Austria, Olanda, Danimarca e Svezia.
Se non perderà le caratteristiche essenziali prioritaria tra i vari pacchetti previsti nell’Eurozona e rappresenterebbe un grande passo avanti verso una maggiore integrazione e verso una svolta di solidarietà tra i Paesi dell’Unione. Si tratterebbe quindi, secondo l’esperto di Pictet AM, di un elemento chiave, ma per capire esattamente in quale misura inciderà sulla ripartenza si dovrà necessariamente attendere di conoscere la sua forma definitiva.
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