Luigi Di Maio potrebbe non aver gradito il modo in cui la vicenda del rapimento e della liberazione di Silvia Romano, è stata gestita, quantomeno nelle sue fasi finali, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che stando alle ultime indiscrezioni avrebbe tenuto il titolare della Farnesina in disparte, comunicando in prima persona la notizia del ritorno a casa della 24enne cooperante milanese.
Conte tra l’altro si era fatto trovare all’aeroporto di Ciampino di sorpresa, si legge su Libero Quotidiano, mentre Di Maio non ne sapeva nulla. Queste circostanze avrebbero quindi alimentato la tensione tra i due, che dopo un successivo chiarimento sembrava essere stata allentata.
Forse però non è così. Stando a quanto riportato da Il Corriere della Sera infatti, il ministro degli Esteri avrebbe colto un’occasione d’oro per rifarsi proprio a spese del presidente del Consiglio. A Luigi Di Maio, nella qualità di ministro degli Esteri, era stato chiesto se per la liberazione di Silvia fosse stato pagato un riscatto oppure no, si parla di 4 milioni di euro ma ancora mancano le dovute conferme.
“A me non risultano riscatti, altrimenti dovrei dirvelo” risponde il titolare della Farnesina, che come sappiamo non era esattamente in prima linea nella gestione della vicenda. Lui insomma probabilmente non ne sa nulla, e proprio per questo lascia intendere che la domanda andrebbe posta a qualcun altro, e a chi se non al ministro che ha la delega ai servizi segreti?
Ed ecco che in qualche modo chiama in causa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che appunto ha tale delega. Ma cosa succederebbe se a rispondere alla domanda venisse chiamato appunto il Copasir? A quel punto una risposta chiara sarebbe d’obbligo, e all’interno della maggioranza, peraltro in evidente difficoltà ormai da tempo e ora quanto mai in bilico, quella risposta potrebbe produrre degli effetti tutt’altro che trascurabili.
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