Per il ministro degli Interni, Luciana Lamorgese, la norma contenuta nel decreto Rilancio con la quale si provvede a regolarizzare gli immigrati irregolari impiegati come braccianti, o come colf e badanti, serve a dare dignità alle persone.

“L’emersione del lavoro nero riporterebbe a una condizione di legalità una realtà di lavoratori impiegati come braccianti e, nelle nostre case, come colf e badanti” dice Lamorgese “l’intenzione del Governo è garantire la dignità delle persone, la tutela della legalità e le esigenze del mercato del lavoro”.

Fatto sta che sulla validità della proposta della ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova (Italia Viva), sono stati sollevati non pochi dubbi, ma alla fine è stato trovato un compromesso, e la norma è passata.

Anche il ministro dem per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha commentato l’approvazione della misura, affermando: “l’accordo sulle regolarizzazioni dei lavoratori è stato raggiunto anche per colf e badanti. E anche per gli Italiani. Non per le braccia ma per le persone. Non era questione di bandierine, ma di dare risposte a chi aspettava da tempo legalità e diritti”.

Certo l’idea di far emergere il lavoro nero e di regolarizzare i lavoratori è sicuramente valida, ma la maggior parte degli Italiani che lavorano a nero non sono impiegati come colf, come badanti o come braccianti agricoli, bensì, specie al sud, in molti altri settori.

Insomma così com’è questa norma sembra rivolta soprattutto agli immigrati, a quelli irregolari in particolare, gli stessi immigrati insomma per i quali una legge del 1998, la Turco-Napolitano, prevede il rimpatrio.

Però dal Pd rassicurano che con la norma sulla regolarizzazione degli immigrati clandestini in Italia, grazie ad alcune modifiche al testo originale, si “esplicitano meglio” i meccanismi di regolarizzazione e le esclusioni per chi sia stato condannato per reati come il caporalato o lo sfruttamento della prostituzione o dell’immigrazione clandestina.

Possiamo stare tranquilli anche secondo il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, che garantisce: “nessun favore ai criminali e permessi temporanei solo a chi ha già avuto un contratto di lavoro nel 2019, dunque una platea circoscritta e nessuna sanatoria“.

Certo la proposta originale della ministra Bellanova doveva fare acqua da tutte le parti stando a quanto illustrato da Sibilia. “La discussione ha portato a significative migliorie rispetto al testo di domenica” spiega il sottosegretario del M5s “abbiamo prima di tutto scongiurato lo scudo penale inizialmente previsto per i reati di favoreggiamento dell’immigrazione, sfruttamento e caporalato“, che la dice lunga sulla lungimiranza del provvedimento originale.

E ancora, spiega Sibilia “chiunque voglia ottenere un permesso per ricerca di lavoro deve presentare un regolare contratto di lavoro stipulato nel 2019. Per cui niente sanatoria ma solo buon senso” che conclude augurandosi “che queste modifiche aiutino in qualche modo l’esigenza di mano d’opera in alcuni settori”. La manodopera ci sarebbe naturalmente, se solo venisse adeguatamente compensata, ma questa sembra una strada non percorribile, meglio regolarizzare gli immigrati clandestini.

Eppure ascoltando le parole di Matteo Mauri, viceministro dell’Interno del Partito Democratico, si tratta di una misura che hanno “voluto fortemente nonostante le polemiche strumentali. Nell’interesse di tutti, italiani e stranieri”.

Le lacrime di Bellanova e le critiche del centro-destra

Non è proprio riuscita a trattenere le lacrime, la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, nell’annunciare in conferenza stampa dopo l’approvazione del testo definitivo del dl Rilancio da parte del Cdm, la misura con la quale si provvederà a regolarizzare poco meno di 600 mila immigrati irregolari.

Lacrime che però non hanno commosso alcuni esponenti dell’opposizione, e che probabilmente non hanno commosso la maggior parte degli Italiani che in queste settimane affrontano la più grave crisi economica dal dopoguerra. Soprattutto non hanno commosso tutti quegli Italiani che avevano un lavoro a nero, ma purtroppo non come badanti o come braccianti agricoli, e che ora si devono accontentare del reddito di emergenza.

Tra i leader politici che non hanno gradito il teatrino offerto agli Italiani dalla ministra Bellanova, Matteo Salvini. “Ho visto ieri sera il ministro dell’Agricoltura piangere per i diritti e i problemi dei poveri immigrati da regolarizzare, con tutto l’affetto del mondo e con tutti gli Italiani in difficoltà. Da un ministro uno si aspetta impegno e sofferenza per i cittadini italiani in difficoltà” ha dichiarato il leader della Lega.

Salvini ha poi espresso dei dubbi nel merito della misura introdotta con il decreto Rilancio. “Ho letto oggi l’intervista di un ministro al ‘Corriere della Sera’ e ho appreso che la sanatoria non è rivolta solo a quelli che avevano un lavoro ma anche ai richiedenti asilo ai quali era stata bocciata la domanda” ha osservato Salvini nel corso dell’intervista rilasciata a Telelombardia “ditemi voi cosa c’entrano con l’agricoltura o con i problemi delle famiglie italiane, sanare migliaia di immigrati irregolari”.

“Poi ovviamente uno si ricorda le lacrime della signora Fornero che piangeva mentre fregava milioni di pensionati italiani. Allora, una volta piangi mentre freghi le pensioni, un’altra mentre regolarizzi decine di migliaia di immigrati” ha fatto notare Matteo Salvini.

Non stupisce, ma più che altro è ben comprensibile, che le lacrime della Bellanova non siano state gradite nemmeno da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che con un post su Facebook ha criticato l’emotività della ministra. “Centinaia, forse migliaia di Italiani in queste settimane hanno pianto, magari di notte, di nascosto dai loro figli, schiacciati dalla disperazione per aver perso tutto, o dal timore di perdere tutto. Aspettando un aiuto che non è arrivato mai. Stasera il ministro Bellanova si è commossa. Ma per la regolarizzazione degli immigrati. Io sinceramente sono basita”.

Perplesso circa la validità del provvedimento fortemente voluto dal ministro Bellanova, anche il direttore de IlFattoQuotidiano, Marco Travaglio, che nel corso della trasmissione Otto e Mezzo, così commenta la misura: “non ho ancora capito che tipo di compromesso abbiamo trovato. Spero non siano arrivati a dare uno scudo penale agli schiavisti”.

“Noi abbiamo una legge” spiega il giornalista “che non è la Bossi-Fini ma dai tempi della Turco-Napolitano, che dice che gli immigrati irregolari vanno rimpatriati ed è identica a tutte quelle degli altri Paesi europei. Io sono favorevole al fatto che chi lavora in schiavitù debba essere fatto riemergere, ma non può diventare un trabocchetto o una scorciatoia per derogare a una regola che altrimenti riempirebbe l’Italia, e solo l’Italia, di irregolari”.

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