Non servivano i dati che arrivano in questi giorni dalla Commissione Europea per capire che l’economia dell’intero continente ha subito un colpo senza precedenti, e che occorrerà del tempo prima che ci sia una vera ripresa.

Ad ogni modo i dati mostrano il quadro disastroso in maniera oltremodo chiara. Secondo Paolo Gentiloni, commissario all’Economia della Commissione Ue, l’Europa è “entrata nella più profonda recessione economica della sua storia” che tradotto in numeri vuol dire per tutta l’Eurozona un calo del PIL del 7,7% per il 2020, per tutti i Paesi dell’Unione complessivamente il calo sarà invece del 7,4%.

Il Paese più colpito sarà la Grecia, dove il PIL quest’anno potrebbe subire un calo del 9,7% circa, ma subito dopo viene l’Italia, il cui PIL scenderà del 9,5%, il che significa una flessione ben peggiore delle aspettative. Secondo le stime fatte dall’esecutivo guidato da Giuseppe Conte riportate nel Def, il calo si sarebbe attestato intorno all’8%.

Le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue mettono in evidenza una situazione drammatica. Restando sull’Italia, il Def stimava un debito pubblico al 155%, ma anche in questo caso le attese risulterebbero fin troppo ottimistiche, infatti secondo Bruxelles il debito italiano “raggiungerà il 158,9% nel 2020”.

Inevitabile che la pandemia produca anche degli effetti disastrosi anche sul mercato del lavoro, e la Commissione Ue lo conferma, stimando un aumento della disoccupazione del 9% in Europa, e dell’11,8% in Italia. Ma con il 2021 potrebbe iniziare la ripresa, con un rimbalzo importante del PIL che dovrebbe aggirarsi intorno al 6,3% nell’eurozona, e intorno al 6,1% nell’intera Ue.

Ed eccoci in quella che Gentiloni ha appunto definito “la recessione economica più profonda nella storia dell’Ue”. Secondo il commissario all’Economia “sia la recessione che la ripresa saranno disomogenee” e spiega che “i dati aggregati a livello europeo nascondono considerevoli differenze tra Paesi”.

Poi le previsioni per il prossimo anno, che lasciano uno spiraglio di speranza: “nel 2021 prevediamo un rimbalzo, non abbastanza da compensare completamente la perdita di quest’anno. In altre parole alla fine del 2021 una grande maggioranza degli Stati membri presenterà un livello inferiore di attività economica rispetto a prima dell’eruzione di questa crisi”.

Alcuni Paesi se la caveranno meglio “entro la fine del 2021 solo Germania, Croazia, Austria e Slovacchia torneranno ai livelli di fine 2019” spiega Gentiloni. La situazione invece sarà completamente diversa in altri, come Italia, Spagna e Paesi Bassi, dove il livello di output resterà, secondo le previsioni “al di sotto del livello di fine 2019 di più del 2%”.

“Sappiamo tutti che l’Italia è stata colpita molto duramente da questa epidemia. È stata la prima a decidere misure difficili e il lockdown è cominciato prima che in altri Stati. Allo stesso tempo, come si vede dalle previsioni, vediamo un rimbalzo piuttosto forte nel 2021. Credo che le misure del Governo stiano aiutando ad andare in questa direzione” spiega Gentiloni.

La Germania invece “subirà una contrazione meno ripida della maggior parte degli Stati membri e si riprenderà più rapidamente ai livelli di produzione pre-pandemici. Tuttavia, il Paese subirà la sua recessione più profonda dal Dopoguerra”.

Le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue

“I dati in tempo reale indicano che l’attività economica in Europa è crollata a una velocità inedita nelle ultime settimane e le misure di contenimento messe in campo dai Paesi membri a metà marzo per rispondere alla crisi hanno messo l’economia in uno stato di ibernazione” si legge nel rapporto della Commissione Ue.

Il calo più marcato lo subisce la Grecia con un -9,7% sul PIL, seguono l’Italia (-9,5%), la Spagna (-9,4%), quindi la Francia (-8,2%). Per la Germania il calo del PIL sarà solo del 6,5% ma sarà la Polonia ad accusare meglio il colpo, con un calo previsto del 4,3%.

Insomma la situazione dell’Italia è pessima, con conseguenze economiche di pandemia e lockdown che produrranno una “profonda recessione”, per la quale è previsto un “rimbalzo tecnico nella seconda metà del 2020” spinto dalle misure varate dal Governo, per poi arrivare ad una “parziale ripresa” nel 2021.

La contrazione del PIL dell’Italia si dovrebbe attestare intorno al 9,5% nel 2020 e intorno al 6,5% nel 2021. “Il lockdown ha messo un brusco freno ai consumi privati” spiega il commissario Gentiloni che però avverte che è previsto un altrettanto “brusco rimbalzo”.

“Misure di sostegno al reddito e bassa inflazione dovrebbero sostenere le spese delle famiglie, tuttavia solo parzialmente a causa del graduale allentamento delle misure di contenimento”. Ma non è tutto “in pieno crollo di domanda, drenaggio dei flussi di cassa ed elevata incertezza, le imprese probabilmente ridurranno la spesa per investimenti, mentre misure come il sostegno alla liquidità dovrebbero limitare il numero di fallimenti”.

Il deficit però intanto avrà raggiunto livelli critici. Basti pensare che nel 2019 era stato segnato “uno storico livello basso” con il deficit all’1,6%, ma nel 2020 “il coronavirus lo spingerà all’11%” per poi calare al 5,5% nel 2021, sempre stando alle previsioni.

Il debito pubblico che fino al 2019 era al 134,8% (il debito più alto d’Europa) raggiungerà il livello record del 159% nel 2020, per poi scendere al 153,5% nel 2021 “principalmente per dinamiche del Pil” spiegano dalla Commissione Ue, ma abbondano dubbi e perplessità. L’avanzo primario poi sarà “negativo per la seconda volta dall’adozione dell’euro, pesando fortemente sul debito nel 2020″.

Nelle previsioni della Commissione Ue anche la situazione del lavoro stagionale in Italia. “La copertura estesa e l’allentamento dei criteri per gli schemi di sostegno agli stipendi (Cassa Integrazione guadagni) dovrebbero sostenere i redditi da lavoro e ridurre il rischio di licenziamenti e disoccupazione. Ciononostante chi cerca lavoro, gli stagionali e i contrattisti potrebbero non avere sostegno emergenziale e alcuni potrebbero temporaneamente ritirarsi”.

Queste sono, in estrema sintesi, le previsioni di primavera della Commissione Ue, ma forse è il caso di sottolineare che quello finora descritto è lo scenario più ottimistico. In queste previsioni infatti si presume “che le misure di contenimento verranno gradualmente tolte” e che a quel punto “la pandemia rimanga sotto controllo” il che non può certo essere dato per scontato.

Non solo, si suppone anche che “le misure fiscali e monetarie senza precedenti messe in campo dagli Stati membri e dall’Ue abbiano effetto nell’attenuare l’impatto economico immediato della crisi, nonché limitare i danni permanenti al tessuto economico”.

Questo quanto si legge nel documento della Commissione, che quindi mette in evidenza le molte incognite cui quelle previsioni solo legate. In particolare, per quel che riguarda il mercato del lavoro, si legge che alcuni Paesi sono “particolarmente vulnerabili”, in particolare quelli “con un’alta proporzione di contratti a breve termine e in cui una grande fetta della forza lavoro dipende dal turismo“. In pratica il ritratto dell’Italia.

Complessivamente si prevede che nell’Eurozona la disoccupazione cresca dal 7,5% del 2019 al 9,6% nel 2020, mentre nel 2021 dovrebbe scendere all’8,6%. Nell’intera Ue dovrebbe registrarsi una crescita della disoccupazione dal 6,7% del 2019 al 9% nel 2020, per poi approdare nel 2021 al 7,9%.

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